MotoGP: Dovizioso, “Il vero rimpianto? Simoncelli”

"Desmodovi" ha parlato anche della scorsa stagione, che lo ha visto grande protagonista

MotoGP: Dovizioso, “Il vero rimpianto? Simoncelli”MotoGP: Dovizioso, “Il vero rimpianto? Simoncelli”

MotoGP Andrea Dovizioso Ducati – Andrea Dovizioso è un pilota amato da tutti nel paddock, mai fuori le “righe”, sempre disponibile, in poche parole un “animale” raro da paddock. Nel 2017 con l’arrivo di Jorge Lorenzo in Ducati, il suo ruolo doveva essere quello di gregario, invece “DesmoDovi” ha vinto ben sei gare contro zero dello spagnolo ed è stato in lizza per il titolo fino all’ultima gara disputata a Valencia. In un’intervista rilasciata a “Ilgiornale.it” ha parlato sia della sua stagione che del rapporto che c’era con il compianto Marco Simoncelli, pilota venuto a mancare nel 2011 nella “maledetta” Sepang.

“Le vittorie aiutano sempre. Si diventa interessanti. Però i riflettori si spengono velocemente. Il mio vero exploit non è aver vinto sulla Ducati che, per inciso, è cosa diversa rispetto a qualsiasi altra moto; non è averlo fatto per sei volte quest’ anno; e non è aver lottato per il titolo fino all’ ultima gara. L’exploit è esserci riuscito emozionando alla mia maniera: cioè rimanendo me stesso, senza compromessi, tranquillo, riservato, mai showman. Credo sia piaciuto questo mio non voler essere al centro dell’ attenzione, questa mia voglia di normalità ha unito persone diverse e generazioni diverse. Probabilmente la gente si riconosce più facilmente in una persona che nonostante faccia cose non normali, nonostante guadagni cifre ben diverse dalle persone comuni, vive e ragiona e si comporta esattamente come loro. Senza eccessi. E questo mi dà una soddisfazione che non ha prezzo.”

A valencia mentre rientrava ai box è stato applaudito da tutto il paddock.

“C’è applauso e applauso: quello era sincero. Team avversari, piloti avversari, persone che fino a quest’ anno mi avevano sempre ignorato hanno preso a sostenermi. Ecco. Se riesci a creare tutto questo è perché trasmetti qualcosa e piaci. E se piaccio io, vuol dire che piace la normalità. Altrimenti neppure mi vedi.”

Un pensiero poi sul suo rapporto con Marco Simoncelli.

“Io e Marco eravamo rivali da quando avevamo 7 anni. Una rivalità scomoda. Eravamo cane e gatto, lui quello aggressivo che sportellava, io quello buono e tranquillo. Due modi di vivere diversi, lui giocherellone e scanzonato, io serio e preciso. Non abbiamo mai legato. Però c’ è stato sempre rispetto sportivo perché sapevamo entrambi quanto eravamo forti. Quando Marco morì mi accadde qualcosa di strano. Tieni presente che non riuscivamo ad essere amici, che neppure ci parlavamo… e invece scoppiai a piangere. Io che non piangevo mai mi ritrovai in lacrime. Per questo, prima del funerale, decisi di andare a casa sua, da sua mamma, da suo papà Paolo. Già, il papà. Con cui fin lì avevo avuto un rapporto addirittura peggiore che con Marco. Ricordo quel giorno, eravamo uno di fronte all’ altro e ci guardavamo e capivamo. Per la prima volta comprendevamo che per anni ci eravamo visti in modo distorto per via della competizione e della rivalità. Per la prima volta eravamo due persone reali. E da lì è nato un bel rapporto. È incredibile come la vita ti spinga a incaponirti su convinzioni sbagliate… E io, ora, ripensando a tutto ciò che era successo prima, vedo Marco completamente diverso da come l’ avevo vissuto. Solo che è troppo tardi.”

I “sogni” per il 2018

“Vorrei poter dire che spaccheremo il mondo e vinceremo, ma non posso. Certo, possiamo far bene, ma ci sono aspetti tecnici che vanno migliorati adesso, perché poi sarà troppo tardi. Per questo sono preoccupato.”

Foto: Alex Farinelli

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