MotoGP – Presentazione Yamaha: il nuovo acquisto, Jorge Lorenzo

MotoGP – Presentazione Yamaha: il nuovo acquisto, Jorge LorenzoMotoGP – Presentazione Yamaha: il nuovo acquisto, Jorge Lorenzo

Non è un caso che si chiami Jorge Lorenzo Guerrero. Guerrero, proprio così: di nome e di fatto. Classe 1987, la grinta per una fame di vittorie mostrata negli ultimi anni con atteggiamenti da lottatore, dentro e fuori la pista. Lorenzo è un pilota progettato per vincere, per una carriera disegnata col compasso: seguito sin dal principio da un manager importante (Daniel Amatriain), una predisposizione all’attacco, allo scontro fuori dalle righe in un qualsiasi duello per una vittoria, un posto sul podio, un qualsiasi piazzamento. Jorge Lorenzo è il prototipo perfetto del pilota in grado di farti divertire, in pista, nel giro d’onore, sul podio, per siparietti che celebrano una vittoria come una conquista, il tormentone del 2007. “Giorgio”, il nome italiano da lui preferito (portato sul casco sin dalle prime gare in minimoto), ha saputo evolversi in questi anni: alla grinta, alla sicurezza dei propri mezzi ha combinato quella maturità che l’ha portato alla conquista di record e due campionati in due-e-mezzo. Facile, verrebbe da dire, pensando all’apporto della propria squadra, dell’Aprilia e di una RSW di assoluto livello: difficile ricordando con chi si è scontrato in questi ultimi tre anni, da Pedrosa e Stoner prima a Dovizioso e De Angelis poi. Una carriera basata inizialmente sui successi trasformata ben presto in un processo di apprendimento e conseguimento del risultato, commettendo pochi errori con l’unica pecca, spesso, di non saper reggere la pressione, quando si è in lotta per un risultato importante (vedi delle gare opache quando era prossimo alla conquista del campionato). Oggi Jorge Lorenzo debutta con la casacca ufficiale Yamaha in MotoGP, al fianco del pluri-iridato Valentino Rossi per uno scontro generazionale atteso da diversi anni a questa parte. Un duello preparato nel minimo dettaglio, il capolinea di una carriera lunghissima a dispetto dei suoi 20 anni. Tutto ha inizio nel 1990: Jorge ha 3 anni, il papà gli prepara una motocicletta, un cinquantino denominato “Puch”. Come spesso accade, è un regalo per consentire al proprio figliolo di divertirsi, di passare del tempo apprendendo l’unicità delle due ruote con i suoi pregi e i difetti. Ben presto però Giorgio trasforma il passatempo in un’esigenza quotidiana: lui non bvuole scendere dalla sella della propria minibike, vuole andar forte, sempre più forte, correre. Arriva quindi il momento di passare dal divertimento all’atto pratico, la competizione. Lorenzo debutta in diverse specialità, dal minicross alle minimoto, propendendo in seguito per la pista.

Gli inizi di Jorge Lorenzo

Passa a moto più grandi, inizia a vincere qualche gara nel Campionato delle Baleari e, successivamente, il campionato. I tempi sono maturi per correre ad un livello nazionale: a 9 anni debutta nella “Copa Aprilia 50”. Vince, ovviamente. Passa alle RS125 del trofeo Aprilia-Caja Madrid: vittoria, anche qui, certo. Il ragazzo ha stoffa, il ragazzo ha talento. Daniel Amatriain, ex-pilota passato al ruolo di team manager e scopritore di talenti, nota qualcosa nel volto corrucciato del buon Lorenzo. Si accorda con il padre diventandone il suo “agente” personale. Lo fa correre in Spagna nel CEV 125 e nel Campionato Europeo, all’epoca una solida categoria dove si affrontano i migliori prospetti del vecchio continente. In quelle gare Jorge si scontra con i futuri rivali del Motomondiale, tra questi Hector Barbera e Andrea Dovizioso, iniziando una lunga rivalità che ha caratterizzato le ultime stagioni della quarto di litro. Parlando dei risultati in pista, Lorenzo con una Honda vince qualche gara, abbastanza per esser riportato nei taccuini di numerose squadre del mondiale e di alcune aziende del settore ed extra-settore. Il maiorchino corre, appena passata la soglia dei 10 anni, sponsorizzato Repsol, Caja Madrid, Chupa Chups. Ecco, proprio l’accordo con quest’ultima realtà del settore dolciario fa diventare Jorge un “personaggio”: il casco mostra il marchio e, appena sceso dalla moto, prende un “lecca lecca”. Inizia così un rituale diventato una piacevole attualità in questi anni di Motomondiale. Oltre a questo, Jorge diventa qualcuno in pista, vincendo gare, lottando per i campionati, dimostrando di avere stoffa, talento e una grande capacità di apprendere in tempi rapidissimi. Una dote unica e indispensabile per ben figurare nel motociclismo negli anni Duemila, dove le moto cambiano di gara in gara e l’aspetto tecnico vive in un equilibrio mai ben definito. Il pilota si deve adattare, Jorge lo capisce e segue qualsiasi insegnamento. Non senza qualche problema, il carattere resta sempre difficile (come per tutti i ragazzini diventati ormai “teenagers”) e soltanto il tempo smusserà gli angoli.

Una gara sfortunata nella Copa Aprilia Caja Madrid

Jorge viene così catapultato nel Motomondiale a 14 anni, con la Derbi ufficiale: un’età insufficiente per poter correre, deve aspettare il raggiungimento del quindicesimo anno di età. Jorge prova tutto l’inverno, ma le prime due gare è costretto a seguirle ai box. Venerdì a Jerez compie 15 anni e finalmente, l’indomani, potrà scendere in pista. L’inizio non è dei migliori: 33° in griglia, 22° in gara. A Le Mans e al Mugello si mantiene su questi livello, sino al Gran Premio di Barcellona, dove conquista i suoi primi due punticini con il 14° posto. A fine stagione saranno 21, con due belle gare tra Rio e Motegi chiuse rispettivamente in 7° e 9° posizione. Mandata in archivio la stagione d’esordio, per Lorenzo inizia il 2003 con bel altre ambizioni ed un obiettivo: realizzare il salto di qualità. Jorge arriva carico al via della stagione, forse troppo. Al box spesso risponde per le rime ai suoi meccanici, che d’accordo con Giampiero Sacchi (boss attività sportive Derbi e, oggi, del Gruppo Piaggio-Aprilia) decidono di dare una lezione al giovane maiorchino: una sessione di prove a braccia conserte di modo che Lorenzo impari a comportarsi. Sarà un’esperienza che gli servirà molto, e nel 2004 riuscirà a diventare una realtà del Motomondiale. L’inizio è difficile, la Derbi non è la moto più competitiva del mondo, ma Jorge non si dispera: è terzo in griglia a Le Mans, ma in gara è fuori al primo giro. Seguiranno altre gare da comprimario fino al Gran Premio del Brasile, Rio de Janeiro. La gara della svolta, la gara che darà il via al Jorge Lorenzo versione “Porfuera”. E’ quinto nelle qualifiche, parte male, rimonta, arriva a ridosso dei primi. I loro nomi sono nientemeno che Daniel Pedrosa e Casey Stoner: “Giorgio” non ci pensa due volte, sorpasso all’esterno, ecco il nostro “Porfuera”. Conquisterà, inaspettatamente, la prima vittoria nel Mondiale, a cui darà seguito con un terzo posto a Sepang ed il 12° in campionato. Si giunge così al 2004: inizio come sempre difficile, ma l’estate sarà la stagione dell’assalto. Sette podi, tre vittorie: Assen (splendida la lotta con Stoner, Dovizioso, Barbera e Locatelli), Brno, Losail. Quarto in un mondiale vinto da Andrea Dovizioso. Ormai i tempi sono maturi, la costituzione fisica non gli consente più di restare tra le piccole 125, e per Jorge Lorenzo si prospetta un 2005 in sella alla Honda RS250RW del team Fortuna del proprio manager, Daniel Amatriain.

Lorenzo protagonista in 125cc con la Derbi: quattro vittorie

Al contrario delle sue precedenti esperienze con le ottavo di litro, il maiorchino inizia piuttosto bene con la due-e-mezzo. Sesto a Jerez, nono a Shanghai, quinto a Le Mans. Non male per un esordiente in una stagione dominata da Pedrosa, caratterizzata da Casey Stoner con inserimento al top di De Puniet, De Angelis e Dovizioso, quest’ultimo addirittura leader in campionato dopo tre gare. Lorenzo dal canto suo segue la politica del “step-by-step”, va avanti passo dopo passo iniziando a carburare al Mugello. In gara è secondo, medesima posizione in griglia nel successivo Gran Premio di Barcellona: Lorenzo vola, sembra pronto per la prima vittoria in 250 dopo sole 6 gare, ma rovina tutto con una caduta al 10° passaggio. “E’ stata la delusione più grande della mia carriera”, ricorda ancora oggi Lorenzo, il quale non si è perso d’animo e sempre nella stagione estiva raccoglie risultati di primissimo piano. Terzo ad Assen, secondo a Brno, Losail e nella gara conclusiva di Valencia: è ormai pronto per puntare al titolo nel 2006, complici anche le partenze di Pedrosa e Stoner verso la MotoGP. Lorenzo resta, naturalmente, in 250, ma passa (lui insieme a squadra e sponsor) da Honda ad Aprilia: due giorni dopo l’ultima corsa Lorenzo ed il suo team-mate Barbera salgono in sella alla due-e-mezzo di Noale. “Mi son trovato benissimo”, dirà Jorge al primo test. “Sono convinto che con questa moto punterò al titolo iridato”. Il favorito per gli addetti ai lavori, tuttavia, resta Andrea Dovizioso, pronto a dare il massimo con la Honda campione del mondo orfana di Pedrosa. La variabile tecnica però presto volgerà al favore di Lorenzo, che si trova tra le mani una vera e propria “arma” per conquistare vittorie e campionato. Domina i test invernali, domina la prima gara a Jerez, vince anche a Losail, poi inizia una sequenza di tre round da dimenticare. A Istanbul è centrato al via da Shuhei Aoyama, a Shanghai vince il team-mate Barbera e lui è solo quarto. A Le Mans arriva tesissimo, è in difficili rapporti con la famiglia (con il padre soprattutto), si ritrova ottavo in griglia e vola via dopo pochi giri. Qui però inizia la svolta del campionato.

Il primo titolo in 250cc con la Aprilia

Vincerà, dal Mugello a Phillip Island, sei delle otto gare in calendario, acquisendo quel vantaggio in classifica che gli consentirà di correre sulla difensiva negli ultimi appuntamenti di Motegi, Estoril e Valencia. Al Ricardo Tormo gli basterà un quarto posto per laurearsi Campione del Mondo della 250cc, riportando sul trono l’Aprilia dopo un biennio di dominio Honda. E’ il tripudio per il maiorchino, è l’inizio del Lorenzo versione campionissimo, il miglior prospetto del motociclismo a livello mondiale. Molti della MotoGP bussano alla porta di Amatriain per trovare un possibile accordo per la stagione successiva: Daniel però ha già deciso, il suo pupillo resterà in 250cc anche nel 2007, poi si passerà in MotoGP. Con Yamaha, la casa che si è mossa con anticipo rispetto alla concorrenza e vuole dar svolta alla propria filosofia: non più “Rossi-dipendente”, porte aperte ai piloti che rappresentano il futuro della specialità, il campione della 250 (Lorenzo appunto) e della Superbike (James Toseland). Parlando della stagione 2007, per Jorge si è trattato di un vero e proprio dominio: nove vittorie, 9 pole position, 12 podi su 17 gare, 312 punti. Realizza alcuni record storici per la quarto di litro conquistando il secondo mondiale consecutivo. Si concede il lusso di regalare spettacolo nel post-gara, con l’ormai celebre bandiera del “Lorenzo’s Land” piantata dopo ogni affermazione che diventa, di conseguenza, una “conquista”. Si concede anche l’opportunità di provare la Yamaha MotoGP con largo anticipo, per una quarantina di giri ad Almeria in piena estate.

2007: secondo titolo in 250cc, pronto allo sbarco in MotoGP

Ormai per Jorge Lorenzo è tempo di confrontarsi con i grandi del motociclismo, con storici rivali del recente passato (Stoner, Pedrosa, Dovizioso) e prospettando inediti duelli con Rossi, Hayden, Capirossi, Hopkins. Non sarà una stagione di debutto particolare per il maiorchino: il confronto, seppur con gomme diverse, è con il campionissimo Valentino Rossi, sette titoli iridati, l’uomo che ha riportato la Yamaha al successo. Jorge, dal canto suo, è uno che ha sempre vinto dove ha corso. Sempre.

Alessio Piana

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