MotoGP: Intervista esclusiva a Franco Uncini, FIM Safety Officer

Il campione del mondo 1982 della classe 500 ci ha spiegato i progressi fatti sul fronte sicurezza

Ci sono però fattori imponderabili e difficilmente migliorabili, come quelli costati la vita domenica scorsa a Mosca nella gara della Supersport ad Andrea Antonelli e precedentemente a Marco Simoncelli e Shoya Tomizawa
MotoGP: Intervista esclusiva a Franco Uncini, FIM Safety OfficerMotoGP: Intervista esclusiva a Franco Uncini, FIM Safety Officer

Siamo con Franco Uncini (nella foto insieme a Loris Capirossi), Fim Safety Officer (responsabile della sicurezza dei GP), campione del mondo nel 1982 nella classe 500 e l’anno successivo protagonista di un bruttissimo incidente sul circuito di Assen. Scivolato senza conseguenze, era stato poi colpito sul casco (che volà via di netto) da Wayne Gardner, nel tentativo di allontanarsi dalla pista. Entrò in coma, ma poi si riprese e oggi (sin dal 1993) come scritto sopra è responsabile della sicurezza per i Grand Prix.

Franco, cosa puoi dirci a proposito di quanto accaduto domenica a Mosca, dove nella gara della Supersport ha perso la vita il nostro Andrea Antonelli?

“Non posso dire molto, perchè non ero presente. Non ho avuto quindi la possibilità di visionare i filmati interni al circuito, quelli in HD, ma solo qualche video trovato su internet. Ci sono un paio di video, ma vedendoli entrambi ad uno dai un giudizio e all’altro quello opposto. Per cui non sono in grado di fare nessun commento rispetto a questo fatto.”

Parlando invece di sicurezza in generale come siamo messi?

“In generale credo che ormai la maggioranza dei circuiti abbia raggiunto uno standard di sicurezza elevatissimo. C’è ovviamente ancora del lavoro da fare; la sicurezza è un fattore difficile da elaborare e migliorare, perchè quando pensi di aver raggiunto il massimo c’è sempre un altro step da fare. Fortunatamente siamo arrivati ai dettagli. Ovviamente ci sono dei fattori che non si possono ponderare, impossibili da contrastare.

Per quanto riguarda un incidente tipo quello di Mosca occorso ad Andrea Antonelli o come quelli successi a Marco Simoncelli o Shoya Tomizawa, parliamo di un energia tale che non si riesce a contrastare. Hanno parlato di 38 tonnellate, io con certezza posso darti un numero, che è quello che noi utilizziamo per i crash test. In pochi lo sanno, ma tutte le protezioni che ci sono nei circuiti da diversi anni a questa parte, direi una quindicina, sono tutte protezioni omologate.

Significa che vengono testate in un laboratorio. Uno standard comune è quello di avere un peso di 80kg lanciato a 100 km/h. Questo significa avere un energia di 3,2 tonnellate! Quindi immaginate cosa vuol dire avere un corpo con tuta e casco che a 100 km/h cade e che crea questa energia. Ci sono delle forze in gioco che non si possono contrastare.”

Si era parlato della possibilità di proteggere il collo, ma con questi dati che ci hai fornito capiamo che è una mission impossible

“Certamente se il corpo viaggiasse a 15 km/h invece di 100 potremmo fare di più. Ma vi voglio dare un altro dato interessante. Sapete che un corpo lanciato a 60 km/h, un velocità che ai più sembrerà ragionevole, contro un ostacolo fisso, con una decelerazione di 0,2 decimi di secondo provoca morte certa? Ecco, questo fa capire contro cosa lottiamo. Con le protezioni che i piloti hanno, soprattutto il casco si allunga questo tempo di decelerazione, ma la soluzione migliore è avere ampi spazi di fuga.

Sugli questi abbiamo raggiunto la perfezione in quasi tutti i circuiti, ma la cosa  difficilmente migliorabile è quella appena descritta, quando un pilota viene colpito da un mezzo, sprigionando la forza di cui parlavamo sopra.”

Da quest’anno la Superbike è controllata dalla stessa organizzazione (Dorna), ci saranno dei cambiamenti?

“Ci sono già stati dei cambiamenti, la Dorna sta già lavorando, ma non ha la bacchetta magica. Hanno bisogno di tempo, di muoversi con cautela, ci sono dei contratti in essere, ci sono tante cose da fare che richiedono del tempo.”

In MotoGP abbiamo il fornitore unico di pneumatici, dal punto di vista della sicurezza è un vantaggio, uno svantaggio oppure non cambia le cose?

“Questo è un argomento a cui è difficile dare una risposta precisa. Io ad esempio fuori da questo contesto preferisco la competizione, però averlo significa avere un fattore che non influenza la performance delle moto come potrebbe essere con due fornitori. Poi ovviamente c’è la moto che si adatta meglio a quel tipo di pneumatico. Ci sono dei pro e dei contro, come in tutte le cose, per adesso abbiamo questa situazione e dobbiamo accettarla e continuare a lavorare su questa strada.”

Un ultima domanda su Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa, che hanno corso a Laguna Seca in condizioni fisiche difficili; il primo reduce da una doppia operazione alla clavicola, il secondo, si è scoperto oggi ,con la quasi totale frattura della clavicola

“Guarda, per loro parlano i risultati. In MotoGP non si fa il quinto e sesto posto se non si sta bene fisicamente. Ovviamente non saranno stati al 100%, ma correre a Laguna Seca con una MotoGP, con tutte quelle frenate e portare a casa questi risultati sta a significare che potevano correre. Basti pensare al “cavatappi”, che mette in difficoltà anche quelli “sani” per capire che erano perfettamente in grado di guidare.”

Ringraziamo Franco Uncini per l’intervista concessa e gli facciamo un in bocca al lupo per quello che è uno dei “mestieri” più difficili e delicati che ci sono nel MotorSport.

Foto: Alex Farinelli

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