MotoGP | Acosta: “Mio padre e mio nonno si sono messi in gioco per la mia carriera”
El Tiburón: "Nessuno si aspettava che qualcuno che era rimasto senza squadra, all'improvviso si presentasse in KTM e vincesse"
MotoGP GASGAS Tech3 – La carriera del due volte Campione del Mondo Pedro Acosta non è stata tutta rose e fiori, ci sono stati momenti difficili e sono stato fatti molti sacrifici.
Ad inizio carriera suo papà e suo nonno hanno ipotecato la loro azienda pur di far correre il piccolo Pedro, che li ha poi ripagati vincendo tre titoli, quello della Red Bull Rookie Cup nel 2020, quello della Moto3 nella sua stagione da rookie nel 2021 (primo Rookie a vincere un titolo del motomondiale dai tempi di Loris Capirossi nel 1990, ndr) e quello della Moto2 nel 2023.
Da piccolo veniva chiamato Kevin in onore di Kevin Schwantz e poi di suo padre che utilizzava il #34 sul circuito di Cartagena. Il soprannome di ‘Tiburón’ ha un’origine chiara. Acosta è nato in una famiglia del Porto di Mazarrón. Così suo nonno e suo padre si sono guadagnati da vivere. Il primo disegno del giovane Pedro? Uno squalo feroce, mentre i due grandi idoli di Acosta sono Casey Stoner e Kevin Schwantz. Acosta ha una curva in suo onore nel circuito di Cartagena, che presenta anche uno squalo che richiama l’attenzione.
Dichiarazioni Pedro Acosta Carriera Motomondiale
“Nessuno si aspettava che qualcuno che è rimasto senza una squadra, all’improvviso si presentasse in KTM e vincesse. Nemmeno loro stessi. Ma senza questo team non sarebbe stato possibile, perché, fin dal primo giorno, KTM ha dato tutto e di più di quello che aveva per far andare bene l’anno, realizzando anche pezzi diversi. Eravamo al momento giusto e nel posto giusto” – ha detto del suo recente trionfo in Moto2 in un’intervista a Europa Press
Dichiarazioni Pedro Acosta Sacrifici papà e nonno
“Vengo da una famiglia che non ha soldi da investire in un figlio, essere stato scelto è stato ciò che ha dato una spinta alla mia carriera, perché se quel giorno fosse andato male, ora sarei a casa a pescare con mio padre. Hanno significato molto di più per me che entrare nel Campionato del Mondo o firmare per KTM (si riferisce a quando ha avuto l’opportunità di correre nel campionato junior nel 2019 e nel 2020, rispettivamente chiusi con un secondo posto e un titolo, ndr). Mio nonno e mio papà hanno ipotecato un’azienda per avere un figlio che corresse, hanno davvero giocato d’azzardo ad occhi chiusi. È bello tornare a casa e vedere la vera persona che ti ha sostenuto, perché una persona non è venuta qui a dire che avrebbe pagato per la carriera del bambino, non è stato così. Mio padre aveva una Suzuki 1000, la K4 del 2004, e ricordo di essere andato con lui a Cartagena per vederlo correre con i suoi amici. C’era un parco con una scuola con molti bambini e avevo già una piccola moto da cross. Il fatto che ci fossero più figli, che non fossi solo, è stato ciò che mi ha fatto venire voglia di continuare. Alla fine, mi sono fatto degli amici e mi diverto ancora tanto quanto quei giorni. L’ho detto il primo giorno che sono entrato nel box della MotoGP, che non voglio vedere facce cattive, perché vengo qui per ridere, non vengo qui per ‘lavorare’.
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