Superbike – Il Biaggi Maximo
Il “Corsaro” delle due ruote ha scritto un’altra memorabile pagina della storia del motociclismo. Elencare i record che il numero tre per antonomasia ha colto nella sua lunga carriera, credo sia superfluo, perché chiunque provi amore per il motociclismo, ha bene in mente cosa ha fatto Max Biaggi. Quello però di domenica credo sia il risultato più bello che il romano abbia ottenuto, perché essere il primo italiano ad imporsi nel massimo campionato delle derivate di serie, per giunta in sella ad una moto italiana con sponsor tricolore, è pura poesia sportiva. Max è tornato al vertice proprio con la marca che gli regalò la prima stella iridata nel 1994. Nel 2007, quando Biaggi approdò nella Sbk, tanto fu lo scetticismo degli addetti ai lavori sulla possibilità del romano d’essere competitivo.
Ricordo tra le tanti frasi dette, quella seconda la quale Max non avrebbe retto alle “sportellate” di avversari abituati a lottare con il coltello tra i denti. Ricordo anche che quell’anno vinse alla gara d’esordio e concluse terzo in classifica. La stagione, poi, alla guida di una Ducati privata è stata avara di risultati, ma a mio avviso è quella in cui è stato gettato il seme che ha portato ai frutti di oggi. Nel 2008 a Borgo Panigale scaricarono letteralmente Biaggi, per puntare su Noriyuki Haga e Michel Fabrizio. L’Aprilia capì che il polso destro di Max era ancora capace di regalare grandi emozioni, e soprattutto di sviluppare un progetto nato per essere vincente. L’amore tra i due sbocciò di nuovo, e come due buoni amanti, la fiducia reciproca non è mai venuta meno, anche quando la pista non era foriera di soddisfazioni. Così dopo un anno di semina, di cure amorose, è nata una moto ad immagine e somiglianza del genio maximo. Nove vittorie, due secondi e due terzi posti sono il bottino ad una gara dalla fine. In tutto il mondo si riconosce il giusto merito all’impresa, ma nel nostro paese c’è chi ancora nutre dubbi sull’entità della riuscita tutta italiana, ma si sa “nemo propheta in patria”….
Qualcuno ha etichettato Biaggi come un piccolo contabile, che ha amministrato un vantaggio nato esclusivamente dalla competitività della Rsv4R. Addirittura c’è chi ha mormorato sulle pagine dei giornali sul fatto che la moto di Noale sia da squalificare, perché non è una derivata di serie. Credo che costoro siano come Fantozzi, il ragioniere per eccellenza degli sfigati. Come si fa a dire baggianate simili? Al di là del dato numerico, basti vedere chi ha indirizzato le evoluzioni del materiale tecnico, per capire che il titolo corsaro nasce dalla miscela del miglior pilota con la migliore squadra. La Rsv4R fila forte come un missile? Bene, vuol dire che in Italia sappiamo realizzare creazioni che tutto il mondo ci invidia. Non voglio alimentare polemiche sterili, né creare astio tra gli appassionati, tutt’altro. Mi piacerebbe che, almeno per una volta, rossisti e biaggisti, ducatisti e harleysti, crossisti ed enduristi, insomma tutti noi amanti del motociclismo, ammirassimo con orgoglio la nuova stella tricolor-maxista che luccica nel firmamento chiamato moto. Per la sua nascita ci sono voluti tredici anni; però quanto è bella!
Alfredo Di Costanzo
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Grande Biaggi un mito!