Roberto Rolfo parla dell’incidente di Simoncelli, del suo infortunio e del suo futuro

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Recentemente intervistato dal Corriere di Chieri, Roby che è attualmente impegnato nella riabilitazione del ginocchio fratturato ad ottobre, durante un allenamento in bici, sta lavorando con il serio intento di tornare in sella ad una moto entro fine anno, ha espresso il suo punto di vista sul tragico accaduto di Sepang, ed ha accennato ai suoi progetti per la prossima stagione. A lui la parola:

“La pericolosità del nostro mestiere purtroppo è evidenziata in seguito ad incidenti così drammatici, dimenticando spesso che viaggiare a velocità elevate e a stretto contatto con gli altri piloti comporta dei rischi e pericoli che nessuna protezione potrà mai azzerare. Negli ultimi anni sono notevolmente aumentate le misure di sicurezza, in pista, con vie di fuga più ampie, e un maggior numero di postazioni di soccorso, sebbene spesso gli interventi non siano tempestivi ed adeguati come necessiterebbe un arresto cardiocircolatorio, situazione che si può verificare in seguito ad un violento trauma, nell’abbigliamento con l’introduzione di tute speciali provviste di un sistema di air bag che si gonfia a protezione del torace e della schiena in seguito alla rilevazione di brusche variazioni di velocità o di posizione, da parte di una centralina elettronica posizionata nella “gobba” aerodinamica della schiena. Purtroppo queste ultime, considerato il costo elevato, vengono indossate quasi esclusivamente solo da alcuni piloti.”

In merito a quanto accaduto in pista a Marco Simoncelli durante il Gran Premio di MotoGp della Malesia, circuito che tra l’altro Roby ama e dove lo scorso anno Roby era tornato alla vittoria nella classe Moto2, dichiara:

“L’incidente di cui è stato vittima Marco, che non conoscevo di persona, in quanto non abbiamo mai gareggiato contemporaneamente nelle stesse categorie, è frutto di un’incredibile serie di circostanze negative. Ritengo sia impossibile proteggere ulteriormente la parte del collo, tra casco e tuta, che rimane attualmente scoperta. Una soluzione tipo Formula 1 limiterebbe la mobilità e la torsione della testa, indispensabili per prendere visione di chi segue, considerando che gli specchietti sarebbero inutili, date le vibrazioni e i continui spostamenti del corpo.”

Sulla responsabilità e le critiche mosse all’elettronica e ai pneumatici, Roby è di altro avviso:
“Non credo la colpa sia imputabile unicamente all’aderenza delle gomme oppure all’elettronica, benché questa sia ormai esasperata, con aumento esponenziale dei costi e dell’importanza del messo a discapito a volte delle qualità del pilota.”
Il papà Angelo, “reo” di aver contagiato Roby fin da bambino con la sua grande passione per le moto, che lo aveva portato negli Anni ’70 a primeggiare nelle gare in salita, e la mamma Luciana, chiamati in causa, sono concordi nell’affermare che:
“Siamo consci dei rischi che riserva questo sport, sarebbe però assurdo alla luce di questo incidente cercare di persuadere Roberto a smettere di correre. Avremmo dovuto provare a farlo una quindicina di anni fa, quando iniziò a gareggiare…”

Parlando di se e dei suoi programmi, Roby ha poi dichiarato:
“E’ inutile nascondere che la stagione appena conclusa in SBK è stata deludente. Ero galvanizzato dal finale di stagione dello scorso anno, con la bellissima vittoria di Sepang, e con la nuova avventura in SBK nel team Pedercini avevo voglia di riscatto in quel campionato che non mi ha mai regalato molto, ma anche in SBK ormai se non sei ufficiale e non hai il supporto della factory sei destinato a fare da comparsa. Comunque guardo con ottimismo alla prossima stagione. Sto lavorando innanzi tutto per recuperare al meglio dalla frattura del ginocchio del mese scorso. Il progresso è ottimo, l’esito dell’ultimo riscontro medico è molto positivo, sono in anticipo di un paio di mesi rispetto ad un decorso di recupero normale, ogni giorno alterno fisioterapia ad allenamento specifico e conto di risalire su una moto prima della fine dell’anno. Per la prossima stagione, ho aperte delle prospettive che giudico molto interessanti e stimolanti. Potrei tornare a gareggiare in Moto2, una categoria nella quale avevo creduto fin da subito e che ritengo ad oggi possa offrire ottime possibilità per un pilota che come me ha ancora delle forti ambizioni, ma c’è anche l’opzione CRT o Moto1. Questa categoria rappresenta il futuro delle competizioni, comunque la si giudichi, così come lo è stata la Moto2… ed io sono pronto a sfruttare e a mettere a disposizione la mia esperienza, proprio come ho fatto con il progetto Suter. Staremo a vedere, a breve dovrei avere delle certezze in più. La cosa certa è che ho una gran voglia di dare GASSS!!!”

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