Non solo ombrelline #5 – L’emozione di Jerez
Cinquantasette minuti. Sono i minuti che mancano all’inizio della 125.
Cinquantasette minuti non sono praticamente nulla rispetto al lungo inverno di attesa. Mesi ad aspettare il Motomondiale come ad aspettare l’amato che è partito per un viaggio e non ritornerà prima di qualche mese. E nel frattempo puoi assaggiarlo poco a poco: alcune lettere, delle telefonate, quando va bene addirittura una foto o qualche immagine via webcam. Solo che questa volta durante l’attesa si consumano i test invernali e al posto delle lettere ci sono gli articoli di giornale e le foto sono sostituite dalla trasmissione dei test Irta. Test Irta che si esauriscono in maniera fulminea, troppo brevi rispetto al tempo trascorso lento, quasi come le lancette dell’orologio non volessero girare.
Ma ora è giunto il momento di riabbracciare l’amato, anzi di accendere il televisore pronti alla partenza della prima gara o di assistervi dal vivo. Il semaforo rosso si spegnerà ed avrà inizio un’altra stagione di passione, da vivere in religioso silenzio per non disturbare quella dolce melodia che è il rumore di una moto.
Ci siamo… 27 giri… Finita. La prima giornata di gare è terminata.
La bandiera a scacchi è stata riposta, lo spumante della gara consegnato ai meccanici e i microfoni della sala conferenze spenti. E soprattutto le moto, le protagoniste assieme ai loro piloti che le coccolano quando i motori si sono spenti, sono state riposte nei box, pronte a ritornare in pista alla prossima occasione buona, che sia test o prove libere. Sono trascorse quattro ore in cui mi sono lasciata andare alla mia passione, gesticolando, esultando, imprecando.
Momenti in cui siamo esistiti solamente io e il Motomondiale.
Abbiamo dato vita ad uno scambio reciproco dove io ho dato il mio tempo e in cambio ho ricevuto emozioni e sensazioni stupende. Attimi fatti di sguardi felici alle regine della pista e di sorrisi spontanei. Esultanza nel vedere Dovizioso vincitore della lotta per il 3° posto e Capirossi sul primo gradino del podio. Dispiacere per coloro che sono caduti o non hanno concluso la gara.
Perché anche se i piloti non sono tutti uguali, ed ogni tifoso ha antipatie o simpatie, non è mai bello guardare gli occhi tristi o delusi di chi non ha visto la bandiera a scacchi. È come una storia d’amore che dà momenti di sconforto ma che sa regalare sorrisi e batticuori. Un affetto che a volte è difficile esprimere a parole e facile, invece, dimostrare con un bacio o una carezza alla carena.
Questo però fa parte di quel mondo che circonda le moto ed è bello pensare che in Qatar saranno tutti nuovamente schierati in griglia di partenza, pronti a passare un’altra domenica in sella alla loro amata e a regalare nuovi attimi, belli e meno belli agli spettatori di quella meraviglia chiamata Motomondiale.
Giulia
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