MotoGP – Una caduta che cambia l’inverno

MotoGP – Una caduta che cambia l’invernoMotoGP – Una caduta che cambia l’inverno

Una caduta viene in un lasso di tempo infinitesimale. Pochi secondi, forse pochi decimi. Tutto racchiuso in un tempo incalcolabile, che non riesce a sintetizzare l’estrema sintesi di una tragedia, di un volo che comporta un’occasione mancata, un’opportunità di volare nelle prime pagine dei magazine motociclistici di tutto il mondo al posto dei soliti volti noti. Quel che è accaduto domenica ai test IRTA di Barcellona, durante la “Qualifica”, resterà nella storia dei “Sei e dei Ma del Motociclismo”. Un bel capitolo di quel che poteva essere e non è stato, tutto per colpa della pioggia, o forse dell’irruenza di alcuni piloti.

Non vogliam parlare di Valentino Rossi e del suo tonfo, anche se in questo quadretto ci ha messo la sua firma e alcune pennellate d’artista. No, non di lui, ci ha rotto troppo i cosiddetti. Vogliam parlare di un tris di illusi, delusi, piloti con una storia particolare che potevano vivere (o rivivere) al Montmelò una gioia senza precedenti: Hopkins, Checa, Roberts.

Partiamo dal pilota di Ramona, sotto contratto Suzuki dal 2003, in MotoGP dal 2002 quandò debuttò per volontà Red Bull con una Yamaha YZR 500 del WCM (quanto tempo è passato, eppure sono solo 5 anni). Hopkins sopraggiunge alla curva Campsa, ha fatto segnare tempi record nel primo e secondo intermedio, è velocissimo, la BMW è sua. 1, 2, 3, Suzuki #21, come evidenzia la foto, a terra. Un rigagnolo d’acqua, una frenata troppo decisa, chissà. La BMW se ne va, un debutto vittorioso della Suzuki con i nuovi colori Rizla accantonato, rinviato a d.d.d. (sì ma…quando?).

Sarebbe stata forse più significativa una conquista della BMW da parte di Carlos Checa. Lui, abbandonato dalla Ducati, rimasto a piedi dopo il fallimento del team Pons, senza lavoro fino ad un mese fa, ritornato in MotoGP con una Yamaha M1 del Tech 3 con gomme Dunlop ritenute meno competitive rispetto alle Michelin del 1962. Qui ci sarebbero stati titoloni incredibili, per una prestazione sul giro singolo mai messa in dubbio. Mai, fino alla curva Campsa, che mieta così un’altra vittima. Gesto di stizza, ma tant’è, nulla di fatto.

E cosa sarebbe successo con Kenny Roberts Jr “poleman” al Montmelò? Non si riesce nemmeno ad immaginarlo a fianco della BMW, lui che da due anni abbinava weekend di gara a pause forzate sotto il sole della California. Lasciato dalla Suzuki per Vermeulen, Roberts è stato “recuperato” dal Babbo, che lo aveva portato nel Motomondiale prima in 250, poi in 500 con la sua squadra e con Yamaha, Modenas e Proton, riprendendolo per quella che sarà probabilmente la sua ultima stagione. Roberts poteva realizzare questa impresa: nessuno poteva togliergli questa soddisfazione, una gioia immensa di una moto privata davanti a Yamaha, Honda, Ducati, Kawasaki e, soprattutto, Suzuki. Nessuno, se non sè stesso, ed una caduta sempre alla Campsa. Ciao sogni di gloria, ciao moto nera davanti alle multicolore della concorrenza. Nulla di fatto, peccato.

Basta una caduta per cambiare l’inverno. Per Rossi, non cambierà niente, ma per i signori Hopkins, Checa, Roberts, cambia i test invernali, e forse anche una stagione…

Alessio Piana

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