MotoGP – Protezioni per la leva del freno: disquisizioni sul tema

MotoGP – Protezioni per la leva del freno: disquisizioni sul temaMotoGP – Protezioni per la leva del freno: disquisizioni sul tema

In due settimane di MotoGP tra Barcellona e Assen abbiamo registrato un cruento incidente a Barcellona, tre piloti malconci ma comunque in gara (Capirossi, Melandri, Rossi), due fermi per infortunio (Gibernau, Elias) e tanti, tanti interrogativi sul tema sicurezza. Chiaro: da Suzuka 2003 e la morte di Daijiro Kato i passi in avanti sono stati notevoli. Gli standard di sicurezza dei tracciati (Laguna Seca a parte) non sono mai stati così elevati, l’attenzione rivolta a questo tema ha raggiunto dei livelli assolutamente invidiabili per le altre categorie del motociclismo. Applausi per chi di dovere, ma come spesso accade nelle corse a due ruote, si può, si deve far di più. Il progresso non si ferma, e conseguentemente non si può dormire sugli allori in termini-sicurezza.

Dopo il tremendo crash al via di Barcellona si è discusso sulle eventuali protezioni alla leva del freno, per evitare un caso “Capirossi-Gibernau bis”. L’obiettivo è di evitare potenziali situazioni di pericolo tra piloti che provochino il capottamento delle moto in seguito al malaugurato blocco del freno causato dal contatto con parti esterne della motocicletta dell’avversario. L’idea, caldeggiata in diretta TV da Nico Cereghini e Loris Reggiani con valide motivazioni, è di proporre delle protezioni stile-Supermotard o Motocross, di materiale possibilmente plastico, forma arcuata che non crei troppi impedimenti al pilota e che assicuri in caso di caduta la non-rottura della leva del freno.

La Federazione e diverse aziende del settore ci hanno già pensato, ma alcuni dubbi perversano nella mente di molti. Piloti e l’illustre parere del Dottor Claudio Costa denunciano la possibilità che questa protezione sia deleteria in caso di scivolata: la mano del pilota potrebbe restare imprigionata creando danni ben peggiori. Opinabile anche l’idea di aumentare le dimensioni del cupolino per nascondere la leva del freno al proprio interno: in MotoGP si lavora per diminuire gli impatti dell’anteriore, sarebbe un controsenso incredibile. Oltretutto anche il fattore estetico proporrebbe delle moto in versione “dirigibile” e molte case sfrutterebbero questa situazione a proprio vantaggio lavorandoci giorno e notte in galleria del vento per migliorare il flusso aerodinamico.

Non ci siamo dunque. Cosa bisognerebbe fare, dunque? Poco, ben poco. Il contatto della leva del freno con parti della moto di un altro concorrente sono rari, rarissimi. Quindici anni fa in Superbike due riders italiani (del quale preferiamo non fare nomi e cognomi…) furono coinvolti in un episodio tragicomico. Festeggiando il successo, uno dei due intenzionalmente toccò la leva del freno della moto avversaria con l’obiettivo di far prendere un bello spavento al suo collega-amico, con il risultato di un dramma sfiorato ma niente più. Questione di fatalità, del caso. Questi contatti sono fuori dalla risoluzione umana: le moto sono sempre state così, non si possono cambiare. Non è un muretto da spostare, velocità massime da limitare, eccetera eccetera.

Le moto hanno la leva del freno, da che mondo e mondo, che possono portare questi rischi. Qualche anno addietro si discusse in Formula 1 di coperture alle ruote per evitare il volo di quest’ultime in seguito ad un incidente. Peccato che la Formula 1 è una serie a “Open Wheel”, e non è una vettura a ruote coperte. Stesso vale per la MotoGP: non stiamo parlando di Supermotard, nè tantomeno di Motocross…

Alessio Piana

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