MotoGP | Ha ragione Espargarò? Può diventare un monologo (e un monomarca) Ducati? [TITOLI DI CORSA]

L’addio di Suzuki, la crisi Honda e le difficoltà Yamaha. E la Rossa vola…

MotoGP | Ha ragione Espargarò? Può diventare un monologo (e un monomarca) Ducati? [TITOLI DI CORSA]MotoGP | Ha ragione Espargarò? Può diventare un monologo (e un monomarca) Ducati? [TITOLI DI CORSA]

Come se non bastassero i numeri, con undici vittorie su diciotto gare complessive, un titolo costruttori conquistato con largo anticipo e quello piloti a portata di mano, al termine del Gp di Australia ci ha pensato Aleix Espargarò, protagonista tutt’altro che relativo di questo Mondiale 2022, a sintetizzare senza mezzi termini un pensiero equilibratamente diffuso all’interno del paddock: la Ducati è inarrivabile.

A dover di cronaca, lo spagnolo di Aprilia si è espresso in termini e modi ben più schietti e diretti, definendo ridicola e frustrante (per gli altri) la superiorità della Rossa. Va detto che il nono posto di Aleix a Phillip Island lo ha fatto scivolare a ventisette lunghezze di distanza da Pecco Bagnaia e la testa del campionato, con ancora due sole gare da disputare, e va anche aggiunto che in casa Aprilia, come abbiamo già e recentemente raccontato in queste stesse righe, la consapevolezza di aver gettato per strada in maniera clamorosa un quoziente di punti non proprio irrilevante è ferita tutt’atro che facile da rimarginare.

Premesse doverose per valutare, ma non necessariamente giustificare, la frustrazione di Espargarò nel dopo gara australiano. Fatto sta, il rendimento di Ducati inizia ad assumere la regolare costanza di un dominio, ed anche i risultati messi a referto dai team satelliti dimostrano quanto dalle parti di Borgo Panigale si sia arrivati al teorema giusto per chiudere un pacchetto tecnico pressoché vicino alla perfezione.

In tal senso, l’eventuale conquista di un titolo piloti che manca dal 2007 già da questo week end in Malesia, o al più tardi nell’ultima uscita di Valencia, sugellerebbe un percorso sportivo implacabile e che sommato a tutto quanto scritto nel righe precedenti consegnerebbe un’unica ed impenetrabile domanda: la MotoGP dei prossimi anni può diventare un monologo (e monomarca) Ducati?

I presupposti sembrano esserci tutti, così come le aggravanti riconducibili a coloro che questa eventualità dovrebbero provare a scongiurarla. Suzuki, sul gradino più altro del podio con Rins in Australia, ha già annunciato da tempo il suo addio alle competizioni, Honda, che proprio in virtù del risultato di Phillip Island resta l’unica squadra ancora secco di vittorie in questo 2022, è entrata in una spirale negativa dalla quale non riesce proprio a risalire, e né il ritorno di Marquez né l’ingaggio di Mir a partire dal prossimo anno sembrano essere, oggi, motivi di sollievo.

Meno drastica ma non per questo meno distante la situazione in Yamaha, ancora in lotta per il titolo iridato solo ed esclusivamente grazie ai numeri di Quartararo, equilibrista di rendimento e risultati da inizio stagione nel tentativo di limitare il gap tra la sua moto e quella degli altri. Se a tutto questo aggiungiamo, riprendendo le parole di Espargarò, che anche in Aprilia la consapevolezza di essere distanti dalle Desmo ducatiste è marcata, l’ipotesi di un futuro “in Rosso” per la MotoGP sembra davvero assumere i contorni della certezza.

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