MotoGP – Chris Vermeulen, l’emozione della prima vittoria

MotoGP – Chris Vermeulen, l’emozione della prima vittoriaMotoGP – Chris Vermeulen, l’emozione della prima vittoria

Nessuno se lo aspettava. La principale particolarità del primo successo di Chris Vermeulen in MotoGP è proprio questa: nessuno, in una MotoGP standardizzata ai soliti nomi e solite moto, preannunciava una vittoria dell’australiano in questo 2007. Il ragazzo ha stoffa, per carità: bravo, veloce, talentuoso, ma non è il suo momento. Nelle ultime gare inoltre il suo compagno di squadra John Hopkins gli è stato perennemente davanti, senza dimenticarsi del fattore-sfortuna: a Istanbul poteva essere protagonista, il podio era, tempi cronometrici alla mano, ampiamente alla sua portata, ma ci ha pensato il crash del primo giro causato da Olivier Jacque a estrometterlo da ogni possibile ambiziosa aspirazione. Il ragazzo arriverà, ma non ora. Le Mans, fortunatamente, ci ha offerto un nuovo nome per questa nuova MotoGP: Chris Vermeulen ha vinto, convinto, cogliendo al volo la prima grande occasione nella top class. Storicamente veloce sull’acqua, Chris non ha sbagliato, ha tenuto a freno emozioni (da sempre è stato molto “freddo”) e saputo gestire una situazione difficilissima. Melandri, alle sue spalle, pressava, era arrivato a girare 1″ più veloce. Era la sua ombra, era pronto al sorpasso, ma Vermeulen ha pensato solo a se stesso: andare avanti per la propria strada, tirare senza rischiare, costringere l’avversario all’errore. “Ero arrivato vicinissimo a Vermeulen”, ha commentato Marco Melandri, “quando ero pronto a passarlo ho commesso diversi errori e ho rischiato di volare a terra. Lì ho capito che era la sua giornata e ho pensato “Dai Chris, oggi tocca a te”. Così è andata sul tracciato della Sarthè: Vermeulen sul gradino più alto del podio, la Suzuki che ritorna al successo dopo un’eternità, l’underdog riesce nell’impresa.

“Quando sono arrivato in MotoGP sapevo che prima o poi sarei stato protagonista ed in grado di lottare per la vittoria”, ha detto Chris Vermeulen nel post-gara. “Quest’inverno mi sono subito trovato bene con la nuova moto e ho subito pensato “Posso davvero vincere quest’anno”. La vittoria è arrivata, è bellissimo per me, ma soprattutto per la squadra che ha lavorato duramente questi anni nonostante non ottenevamo un granchè come risultati. Devo dire un grazie a loro, e personalmente anche alla mia famiglia: hanno puntato tutto su di me senza garanzie di successo. Poteva essere un fallimento la mia carriera, ma chi mi è stato vicino ha sempre creduto in me. Devo dir grazie, se sono qui lo devo a loro”. Già, perchè Chris Vermeulen è uno dei talenti di questa nuova generazione di fenomeni australiani. Inizia subito da piccolissimo: il padre gli regala una moto da cross, si diverte e capisce cosa vuol fare da grande. Debutta nelle gare, vince e passa al dirt track: miete successi nei campionati regionali e decide, per forza di cose, il passaggio alla velocità. 250, Supersport e Superbike nazionali: non è il più veloce, ma anche è vero che non ha le stesse possibilità di tanti piloti supportati direttamente dalle case costruttrici. Qui arriva il colpo di fortuna, o forse la prima vera possibilità della carriera. Barry Sheene lo segue, intravede qualche potenzialità in lui e gli consiglia di volare in Europa. Lo aiuta, tramite “agganci giusti” nell’ambiente, a correre in Gran Bretagna, consentendogli di non metter mano al portafoglio e di rischiare non solo la propria carriera, ma anche di non compromettere le finanze della famiglia.

“I primi periodi in Europa sono stati difficilissimi”, ricorda Chris. “Per me era come vivere in un altro mondo, ma sapevo che se volevo correre ad altissimi livelli dovevo per forza lanciarmi verso questa avventura”. Vermeulen corre nel Regno Unito in Superstock e Supersport, partecipa anche al Mondiale a Brands Hatch in qualità di wild card, lotta con i migliori con mezzi tecnici deficitari rispetto alla concorrenza. Passa sopra queste problematiche, dà sempre il massimo guadagnandosi la seconda grande opportunità: lo Junior Team della Honda gli offre l’opportunità di correre il Mondiale Supersport nel 2001. Accetta, ovviamente, nonostante la pesante casacca Castrol, la più desiderata all’epoca in Superbike. Divide il box con il Campione del Mondo della SBK Colin Edwards, e nella 600 mostra sì grandi cose (eccezionale il suo quinto posto a Misano Adriatico), ma allo stesso tempo sbaglia spesso e ha un rendimento incostante. Ancora troppo giovane, ancora troppo inesperto: la Honda per il 2002 decide di spostarlo al team Van Zon, squadra satellite Ten Kate, struttura di riferimento nella categoria. Inizia bene, finisce ancor meglio, con le ultime gare vissute in crescendo: a Imola è terzo, secondo podio in carriera dopo la splendida seconda piazza di Monza.

Il suo momento è arrivato, l’anno successivo corre con Ten Kate e, nonostante i favori del pronostico fossero tutti per il proprio team-mate Karl Muggeridge, sale sul tetto del mondo, conquista il titolo e una chance in Superbike nel 2004. Una stagione difficile: la Honda si era disimpegnata dalla categoria, erano i tempi del monomarca Ducati e delle CBR “Kit” da mettere a punto. Nei test invernali fatica, arriva a Valencia con una moto a corto di preparazione che paga dazio anche alle Ducati private. A Phillip Island, però, succede qualcosa: due manche capolavoro per due secondi posti impronosticabili. Vermeulen diventa una certezza anche in Superbike, e dopo altri podi e qualche momento difficile riesce a vincere la prima gara a Silverstone. Chris si sblocca e nessuno sembra fermarlo: arriva a Laguna Seca, pista sconosciuta, realizza una storica doppietta. Incredibilmente Vermeulen, al suo primo anno in Superbike, in pieno monomarca Ducati, è in lotta per il campionato. Il sogno, però, si interrompe a Imola: secondo posto in gara 2, nella seconda manche vola a terra durante il giro di ricognizione. Giovanni Bussei lo riporta ai box, riparte, arpiona un sesto posto che lo tiene ancora in gioco per l’ultimo appuntamento di Magny Cours. In Francia le Ducati volano, Chris sbaglia e chiude quarto in campionato.

Il 2004 resta per lui una stagione da incorniciare, tanto che la Honda lo tiene sotto osservazione e nel 2005 gli offre tutto il possibile per ben figurare. Diventa d’attualità anche per la MotoGP: in Superbike si scontra con la forza del binomio Corser-Suzuki, vince qualche gara, ma non è mai realmente in lizza per il campionato. Chiude secondo, prende parte alla 8 ore di Suzuka con la Honda ufficiale e strappa una mezza promessa dai vertici HRC: in MotoGP nel 2007, ma la stagione successiva difenderai ancora per un anno i colori Honda in Superbike. Accetta le condizioni e come premio si guadagna la possibilità di correre nella classe regina a Phillip Island e Istanbul, in sostituzione dell’infortunato Troy Bayliss con la Honda RC211V del team di Sito Pons. Vermeulen stupisce con un veloce adattamento alla moto e alla categoria, avvicina le performance del suo compagno di squadra Alex Barros e conosce il mondo della MotoGP. “Quando ho corso le prime gare in GP avevo subito capito che questa era la mia categoria”, parla Chris. “Volevo correrci già dal 2006: la Honda mi aveva proposto un altro anno in Superbike ed un passaggio la stagione successiva, ma non volevo aspettare. La Suzuki mi contattò e al volo presi quest’occasione”.

Già, perchè dopo Istanbul Chris Vermeulen firma per la Suzuki. La Honda non gli ha consentito il passaggio immediato in MotoGP? Poco male: per il 2006 l’importante è esserci, poi si vedrà. Una scelta che ha fatto molto discutere, specie per i molti “contro” e i pochi “pro” di questa decisione. Chris non se ne preoccupa, vive un inverno difficile (quasi impossibile), ma alla terza gara è già in pole position. Piove a Istanbul, conosce la pista, sfrutta meglio degli altri le condizioni ancora accettabili del tracciato e conquista la prima posizione nelle qualifiche. Prima di due pole position nella sua stagione di debutto: a Laguna Seca un’altra perla, un primato in qualifica davanti all’idolo locale Nicky Hayden. Anche la gara sembra mettersi per il meglio, ma nelle fasi finali la sua Suzuki lo lascia a piedi mandando letteralmente in… fumo un potenziale secondo posto. Chris si riprenderà il maltolto a Phillip Island sfruttando la pioggia e un’azzeccata strategia di gara nel “flag-to-flag”. Nel campionato è indietro, la Suzuki non è la miglior moto dello schieramento, ma pone le basi verso un 2007 con tutt’altre ambizioni. Il resto è storia recente, Chris Vermeulen vince a Le Mans ed entra di diritto tra i protagonisti della MotoGP, nonchè nel gruppo elitario di 12 piloti capaci di vincere almeno una gara in GP e Superbike: insieme a lui Doohan, Biaggi, Bayliss, Chili, Laconi, McCoy, Barros, Magee, Kocinski, Tamada e Lucchinelli. Quando sarà la prossima vittoria?

Le immagini più importanti della carriera di Chris Vermeulen

2003: vince il Mondiale Supersport, Honda Ten Kate

2004: debutto nel Mondiale Superbike. 4 vittorie in sella alla CBR Ten Kate

2005: secondo in Superbike, 6 vittorie e 3 pole position, Honda Ten Kate

2005: partecipa alla 8 ore di Suzuka con la Honda CBR 1000RRW ufficiale

2005: debutta in MotoGP a Phillip Island e Istanbul, Honda del team Camel Pons

2005: il primo test con la Suzuki MotoGP a Valencia

2006: primo anno in MotoGP con la Suzuki, un podio e due pole position

2007: prima vittoria in MotoGP a Le Mans

Alessio Piana

Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in MotoGP

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment Login

Articoli correlati

MotoGP | GP Misano 2, Bastianini: “Penso positivo”MotoGP | GP Misano 2, Bastianini: “Penso positivo”
MotoGP

MotoGP | GP Misano 2, Bastianini: “Penso positivo”

Il #23 della Ducati: " Nel test post-gara siamo riusciti a trovare una soluzione che mi ha permesso di essere veloce anche con la gomma media posteriore"
MotoGP GP Misano Ducati – Enea Bastianini correrà per l’ultima volta la gara di casa in sella alla Ducati, visto