Moto3 Silverstone: Intervista esclusiva a Virginio Ferrari

Il Team Manager del San Carlo Team Italia ha affrontato vari argomenti, tutti molto interessanti

Moto3 Silverstone: Intervista esclusiva a Virginio FerrariMoto3 Silverstone: Intervista esclusiva a Virginio Ferrari

Abbiamo intervistato a Silverstone (teatro del Gran Premio di Gran Bretagna, dodicesima tappa del motomondiale 2014) Virginio Ferrari, Team Manager del San Carlo Team Italia, squadra che schiera nella classe Moto3 Matteo Ferrari e Andrea Locatelli. Con lui abbiamo affrontato svariati argomenti, di seguito l’intervista.

Virginio, è di oggi la notizia che dal prossimo anno la Mahindra si concentrerà sullo sviluppo della moto e fornirà moto ai soli clienti, un po’ come fanno Honda e KTM, cosa pensi di questa scelta, voi che utilizzate una loro moto?

“Potrebbe essere un indicazione nello spirito della Moto3, potrebbe aiutare i team clienti e anche la mentalità della categoria.”

Spiega agli appassionati come si interviene sulla moto, cosa il pilota comunica ai propri tecnici al fine di migliorarla.

“Adesso parlo non tanto da pilota, ma da motociclista comune che si appresta ad entrare in pista. La prima cosa da cercare è la linea, un filo invisibile da seguire, che non è la traiettoria, la definisco linea perchè ti porta ad interpretare al meglio la velocità e lo spazio che hai a disposizione per disegnare poi la traiettoria. Se si riesce ad avere questa sensazione vuol dire che c’è qualcosa di positivo, se invece hai un qualcosa che ti porta fuori da questa linea, come può essere il sovrasterzo, il sottosterzo o altri fattori, il pilota immediatamente entra in una posizione di “stallo”. Non hai più il controllo della moto, perchè la moto non fa più quello che il pilota desidera. Si interviene allora sulla ripartizione dei pesi, che possa portare ad un bilanciamento e ad una soluzione.”

Com’è cambiato l’approccio con i motori a 4 tempi, una volta si lavorava sulla carburazione, alla ricerca della miglior prestazione motoristica, oggi c’è molta elettronica.

“L’avanzamento della tecnologia ha portato ad un cambiamento. Si fa meno fatica a regolare sia la parte motoristica che quella telaistica. Non c’è più il solo pilota che comunica con i tecnici, ma c’è un riscontro fatto con mezzi d’avanguardia. I tempi sono quindi più rapidi e considerando il limitato tempo a disposizione nelle libere, ma soprattutto nelle qualifiche, è un fattore positivo.”

Ad oggi se dovessimo dare una percentuale su quale fattore influenzi di più la prestazione tra telaio, motore ed elettronica, quale sarebbe?

“E’ assolutamente l’insieme, perchè quando manca qualcosa di quello che hai elencato, il tempo non viene. Tutto deve essere al 100%, pilota compreso.”

In questa categoria (la Moto3) quest’anno la Honda è tornata prepotentemente, riuscendo a recuperare il gap dalla KTM, ma anche la Mahindra è in recupero, qual è il tuo pensiero?

“Nelle competizioni in generale quello che va bene oggi potrebbe non funzionare domani. La Honda però quando decide di impegnarsi riesce a fare grandi moto, quindi c’è riuscita anche in Moto3. Noi come Team della Federazione abbiamo invece il compito di far crescere i giovani, di formare piloti, di insegnare loro come ci si approccia alle gare.”

Vedi in giro giovani talenti, anche non necessariamente italiani?

“Vedo ragazzi molto interessanti, anche nella Rookies Cup, dove ci sono italiani forti ma anche stranieri. C’è poi una selezione naturale e i più bravi arrivano nell’olimpo della MotoGP.”

A questo proposto, si vocifera di un Jack Miller che possa passare direttamente dalla Moto3 alla MotoGP. E’ un passo troppo grande?

“Credo che non ci sia mai un passo troppo grande se il pilota dimostra certe caratteristiche e attitudini. Miller è molto professionale,  capace, ha un ottimo curriculum; che sia MotoGP o moto2 poco importa.”

Ti ringraziamo per l’intervista Virginio e in bocca al lupo.

“Viva la Lupa e tutti i lupacchiotti!” (dice sorridendo).”

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