Marcellino Lucchi, il Mugello ha il suo custode

Marcellino Lucchi, il Mugello ha il suo custodeMarcellino Lucchi, il Mugello ha il suo custode

Il momento si avvicina, il calendario chiama, e, come in un pellegrinaggio pagano, i fedeli del motomondiale sono pronti ad andare alla loro mecca, che in questo caso ha le sembianze sinuose di un circuito. Già, come avrete capito stiamo parlando del Mugello, uno dei tracciati più belli, selettivi e

affascinanti tra quelli in cui il circus dei “gp” deposita le sue tende.
Per parlare della gara toscana, ma soprattutto delle sue caratteristiche, abbiamo incontrato uno dei suoi migliori interpreti, colui che, potremo dire, ha fatto dell’asfalto del Mugello il suo ufficio.
Stiamo naturalmente parlando di Marcellino Lucchi, il mitico collaudatore
Aprilia che da quasi trent’anni calca questo tracciato amato e rispettato da tutti
i motociclisti che almeno una volta hanno avuto l‘onore e il piacere di posare
il loro sguardo su queste colline che profumano di storia.

Marcellino, ma ti ricordi la prima volta che hai messo piede dentro al Mugello?

Certamente – inizia a raccontare il cesenate – era il 1976, portavo in gara una Minarelli 50 e, nonostante avessi una moto nettamente inferiore agli avversari, riuscii a qualificarmi con il terzo tempo. Posso dire che con questo circuito c’è stato fin da subito sempre un buon feeling.

Com’era allora il tracciato?
Sicuramente non sicuro come adesso, praticamente non esistevano le vie di fuga e correvi con i muri a tre metri dalla pista.

Hai mai avuto modo di calcolare, anche approssimativamente, quanti chilometri
hai percorso all’interno di questa pista?

Abbiamo fatto un calcolo non molto tempo fa, e oramai dovrei aver percorso tra i 90.000 e i centomila chilometri.

Tu hai girato qui con moto che vanno dalla 50 alla Moto GP. Qual è il segreto
per staccare un buon tempo con ogni cilindrata?

Al Mugello, come forse più che in altri circuiti, sono importantissime le traiettorie. Ogni classe ha la precisa necessità di impostare la curva in un certo modo, e se pensiamo che per completare un giro devi fare quindici curve e che qui perdere un decimo ad ogni curva non è niente… fate un voi un po’ i conti.

Ma qual è il punto dove il manico può fare la differenza?
Sicuramente le due arrabbiate, la Savelli, il correntaio, la esse subito dopo e la curva che immette sul rettilineo di arrivo.

C’è un tratto dove invece se non hai la moto regolata al 100% il giro non verrà
mai fuori? Un punto dove capisci subito se hai fatto un buon lavoro di messa a
punto con la ciclistica?

Ti basta fare mezzo giro di pista e capisci immediatamente se hai fatto un buon lavoro di messa a punto o se devi ricominciare da capo. Se tu hai una moto a posto per il Mugello, sei a posto per il novanta per cento degli altri circuiti dove andrai a correre.

Parlaci di qualche tuo ricordo personale riguardo il tracciato toscano.
Ce ne sono di belli e anche meno belli. Sicuramente tra i più belli devo mettere la mia vittoria del ’98 nel Motomondiale 250. Ricordo con soddisfazione però anche una gara che feci nell’82 con una moto certamente non all’altezza dei rivali, praticamente costruita in cantina, visto che allora si poteva ancora farlo: al primo giro ero già quindicesimo e alla fine conclusi settimo. Tra i ricordi meno belli certamente una gara dell’europeo dell’87; non avendo una moto competitiva per le mani, Gazzaniga me ne diede una sua, a mezzo giro dalla fine dopo una bella gara mi si ruppe un pickup dell’accensione e la mia corsa fini lì.

Un’ultima domanda. Ti diamo una bacchetta magica: cosa cambieresti o cosa aggiungeresti
al Mugello, escludendo naturalmente la viabilità esterna…

La mia è una richiesta da collaudatore, ma a voler essere pignoli aggiungerei una variante più stretta, una curva da prima marcia, tipo Imola; ecco, così la pista è perfetta al cento per cento!

Una cosa è certa. Se, mentre state girando al Mugello, un tranquillo signore del ’57 vi passa sulle orecchie, sverniciandovi anche gli adesivi della carena di scorta che avete lasciato sul furgone, non affliggetevi. Avete appena avuto l’onore di conoscere il Signore del Mugello.
Grazie Marcellino!

Racing Aprilia

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