Dovi out, Vietti in: il mercato di Yamaha e la nuova generazione italiana [TITOLI DI CORSA]

Passaggio di testimone dal romagnolo al piemontese?

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Yamaha centro nevralgico del mercato piloti. Il perché e in che modo, sarebbe avventura concettualmente difficile da sintetizzare in poche righe, quel che ci interessa, almeno nei nostri Titoli di Corsa, è che le voci legate al futuro in particolar modo nel team satellite RNF si intrecciano, nelle ultime ore e non solo, con un passaggio generazionale e culturale del motociclismo italiano. Fuori Andrea Dovizioso, dentro, probabilmente, Celestino Vietti (nella foto, ndr).

L’esperienza in sella all’M1 del pilota forlivese è stata, sin qui, un filotto di delusioni, mentre al contrario l’inizio di stagione del classe 2001 in Moto2 è di quelli che fanno gridare al (nuovo) predestinato. Due vittorie, due secondi posti, la leadership nel Mondiale e le attenzioni, inevitabili e crescenti, intorno al suo nome e per costruire un futuro all’altezza delle aspettative.

Il rito civile celebrato sotto forma di dichiarazioni, nelle scorse ore, da Lin Jarvis sembra la più classica delle sentenze: la convivenza tra Dovizioso e Yamaha è destinata a naufragare, con il team di Iwata pronto a consegnare un bel pezzo di cuore, motor sportivo, proprio al giovane Vietti. Un passaggio generazionale a dir poco effettivo. Basti pensare che quando il Dovi esordiva nel Motomondiale, classe 125 Gran Premio del Mugello giugno 2001, Celestino doveva ancora nascere.

Basti notare, numeri alla mano, che quando Vietti vedeva la sua prima bandiera a scacchi, stagione 2018 della Moto3 e gara in Giappone, Andrea era prossimo a laurearsi per la seconda volta consecutiva vice campione del Mondo nella classe regina. Le due ruote tricolori stanno diventando sempre più un prato disseminato di una nuova, rigogliosa e a tratti quasi spregiudicata, primavera di talento.

Bastianini, ovviamente Bagnaia, Morbidelli (almeno quello di un paio di anni fa, ndr), e senza dimenticare Marini, Bezzecchi e Di Giannantonio. Avventato pretendere un paragone con chi, generazione dei Rossi, Dovizioso, Biaggi e Melandri, li ha preceduti, i numeri e le bacheche sono ancora evidentemente distanti tra loro. Quello che già colpisce, e fa ben sperare, è la personalità di questa nuova gioventù del nostro motociclismo, veloce, affamata di vittorie e non necessariamente di copertine, corteggiati dai team più blasonati, perfettamente stimolati da un’epoca a corto di padroni, in cui equilibrio ed incertezza possono davvero disegnare qualcosa di nuovo e diverso ad ogni curva. Del doman non v’è certezza, ma la sensazione è che la strada imboccata possa consegnare prospettive importanti. Godendoci chi ci sarà, ma senza dimenticare chi c’è stato.

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