Valentino Rossi punzecchia Max Biaggi….
Rossi: "Biaggi si lamenta troppo"
Il romano: "Dualismo inevitabile"
Valentino Rossi si appresta alla stagione del mondiale 2003 con un titolo da vincere
nuovamente e lo storico rivale da battere. "Quest’anno Biaggi sarà
un avversario pericoloso perché è forte e perché corre con
la Honda. Nonostante questo si lamenta lo stesso troppo spesso". Pronta la
replica del pilota romano: "I dualismi – ha detto Biaggi – fanno bene al
nostro sport. Io sono un personaggio a volte scomodo, ma i contrasti sono inevitabili".
Il campione del mondo pesarese, in un’intervista rilasciata al Corriere della
Sera, si dice pronto ad affrontare la nuova stagione dove sembra essere meno sotto
gli occhi dei riflettori rispetto all’anno scorso. Un "anonimato" che
non sembra dispiacere a Valentinik. "E’ meglio così – spiega – La
pressione è uguale, sono il campione del mondo in carica e tutti vogliono
battermi. Diciamo che sarà più difficile vincere. Ma anche più
divertente. Lanno scorso siamo stati noi i più veloci ad approfittare
del cambio di regolamento, questanno ci sono tante Honda, la Yamaha è
migliorata, la Ducati ha sorpreso tutti… Bel Mondiale, davvero". Gli avversari
più pericolosi a suo parere saranno Barros ("Perché la sua
Yamaha va forte, perché è motivatissimo, e perché nelle ultime
quattro gare dello scorso anno ha dimostrato di poter puntare in alto. È
davvero in uno stato di grazia") e il solito Max Biaggi. "Personalmente
– ha poi aggiunto nel corso di un’altra intervista rilasciata a Suzuka- ritengo
Max un combattente al mio livello – ha detto Rossi – Questo e’ importante e stimolante
per lo spettacolo, per la sfida e per dare sempre il massimo. Se non ci fossero
avversari cosi’ difficili e tenaci, il nostro sport non sarebbe cosi’ in crescita
a livello di audience e spettatori. Per chiudere le polemiche, dico che Max e’
mio avversaio: un osso duro, punto e basta. Personalmente non ho voglia di conoscerlo
piu’ di quanto gia’ non lo conosca".
Dal canto suo, Max Biaggi ha pronta la replica, anche non nomina mai
il nome di Rossi: "Mi auguro solo di fare delle belle gare. Sono convinto
che nei sedici Gp che dobbiamo disputare, ci sara’ un contatto tra di noi che
fara’ parlare, discutere e far lavorare i giornalisti. Personalmete voglio solo
divertirmi. Sono spensierato e tranquillo perche’ credo che questa sia la formula
per ottenere il massimo risultato divertendomi". A chi gli chiede poi un
commento sul dualismo tra lui e Rossi, il romano risponde: "I dualismi
esistono da sempre, di solito tra persone diverse caratterialmente. Ma e’ giusto
cosi’ perche’ entrambi si completano. Fa bene allo sport e a chi ci lavora.
Io nel dualismo con il mio avversario ci gioco, pur rimanendo obiettivo".
Poi una battuta: "Non nascondo di essere, a volte, un personaggio scomodo,
perche’ io so’ de Roma e no della terra dei motori!".
Valentino ha vinto tutto, si è laureato campione del mondo in tutte
le categorie (125, 250, 500 e MotoGp) eppure non gli sembrano mancare le motivazioni.
"Quest’anno il Mondiale sarà talmente combattuto – spiega – che
le motivazioni saranno lultimo dei problemi. Nel MotoGp è arrivato
Melandri col titolo della 250, Edwards, Bayliss e Hayden dalle Superbike, in
più ci sono i soliti. Per la prima volta tutti i piloti più forti
del mondo gareggiano nella stessa categoria. Arrivare davanti a tutti vorrà
dire esser davvero il più forte. Non vedo l’ora di cominciare a gareggiare.
E magari di arrivare davanti a tutti". Un campione atipico, estroso, capace
sempre di trovare nuove cose che facciano parlare di lui, al di là dell’immensa
classe che lo contraddistingue. Come il suo casco che nelle ultime uscite si
è colorato dell’arcobaleno della bandiera della pace a cui si è
aggiunto un numero 7 per ricordare Barry Sheene. "È stato il mio
piccolo modo di salutare un grande campione, un idolo di tutti i piloti, un
campione ma anche un personaggio carismatico – dice Valentino – Uno fra i cinque
piloti più forti di ogni tempo. Ma anche un amico: io ho avuto lonore
di conoscerlo, era davvero un grande. E quando è scomparso, ho pensato
di ricordarlo con quel numero 7, il suo numero 7: in fondo, il casco è
lunica maniera che abbiamo noi piloti per dire qualcosa al mondo".
Anche sulla pace… "Appunto. Non voglio entrare nel merito di chi ha ragione
o di chi ha torto. Io non voglio la guerra, come tutti, credo. Non penso che
un casco possa cambiare il corso della storia, ma mi andava di farlo e l’ho
fatto".
Fonte: Motomondiale.tv
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