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RMU Moto: intervista esclusiva al Team Principal Alessandro Ruozi, il motociclismo a 360 gradi

Siamo stati ospiti da RMU per approfondire la loro vincente visione del mondo delle corse

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RMU Moto – questa eccellenza di Reggio Emilia è una casa costruttrice di moto da corsa di piccola cilindrata che sta ottenendo un successo dopo l’altro a livello giovanile sia in ambito nazionale che internazionale. Ma cosa sta dietro a tutti questi risultati di prestigio? Alessandro Ruozi – Team Principal – ha approfondito insieme a noi la sua visione del motociclismo odierno e di come siano la competenza e la serietà nel fare le cose a portare risultati. È stata anche l’occasione per parlare dell’ultimo progetto di casa RMU, la Mechanics Academy che ha l’obiettivo di formare tecnici da competizione. La filosofia che sta alla base dell’intero progetto RMU Moto è quella di far crescere piloti italiani accanto a meccanici italiani per farli arrivare insieme al Motomondiale; di costruire quindi il successo nel motociclismo a 360 gradi: moto, piloti e tecnici.

– Come nasce RMU Moto?

Il reparto corse è nato da una passione della mia famiglia che ha permesso di creare una realtà importante iniziata un po’ per gioco. Abbiamo tutta la tecnologia per progettare e per realizzare tutti i componenti di una moto: dalla parte motoristica a quella telaistica, gli stampi per le carene ecc. Tutto avviene in autonomia: dalla progettazione in 3D con i calcoli strutturali, l’officina, alle prove in pista che ci permettono di raccogliere tutti i dati che gli ingeneri possono poi analizzare a casa. Adesso il nostro livello tecnico è molto alto, abbiamo telemetristi, sospensionisti ed uno staff tecnico di 25 persone. Non è più un gioco.

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– Sappiamo però che alle spalle c’è un’altra azienda, RMU Marking.
È un’azienda che ha più di 45 anni e che è cresciuta molto negli ultimi anni, adesso lavoriamo in tutto il mondo e siamo molto consolidati nel mercato di macchine per marcatura laser a micro punti. Il reparto corse e le gare sono una costola di questa azienda ma che orami ha preso corpo a tutti gli effetti.

– Ormai da un po’ di tempo collaborate con un’importante realtà del motociclismo, la VR46.
È stata una collaborazione nata spontaneamente da una condivisione di intenti: cerchiamo e visioniamo i ragazzi che secondo noi hanno talento e la stoffa per poter diventare campioni. Loro danno l’opportunità a quelli che se lo meritano di provarci. Creiamo un bacino all’interno del quale VR46 può scegliere. È una cosa estremamente bella, fondata sulla passione e con l’obiettivo di dare un’opportunità ai piloti che se lo meritano.

– Da questo inverno avete creato un progetto che vi fa onore, RMU Mechanics Academy.
Questo è l’ultimo tassello che mancava in Italia. Abbiamo collaborato con Alzamora in Spagna per diversi anni ed abbiamo visto che ottimo lavoro hanno fatto con la loro scuola – hanno portato tanti tecnici nel Mondiale – e, come quando vedo una cosa fatta bene e che ha un senso, l’ho voluta portare in Italia ma cercando di migliorare negli aspetti in cui mi sembravano carenti. L’idea è quella di formare meccanici da pista, che è un ruolo che ha molte differenze con il meccanico d’officina – i tempi ristretti per lavorare, la competizione costante. Da questa idea abbiamo creato un corso che tocca tutti gli argomenti: ciclistica, telemetria, progettazione, sospensioni, fluidodinamica. Stiamo creando dei master di specializzazione così che ognuno possa prendere la strada che più gli interessa. Per noi la cosa è stata facile perché è quello che facciamo tutti i giorni, non ci siamo inventati niente. Siamo partiti con 10 ragazzi per cercare di dare un servizio di altro livello: alle selezioni hanno partecipato più di 80 interessati. Abbiamo già contatti con vari team del Mondiale per poter collocare questi 10 ragazzi e per il futuro abbiamo intenzione di aumentare il numero di posti.
Le aree che ci toccano direttamente sono coperte da personale interno :l’Ing. Paolo Manzotti per la progettazione , Davide Gubellini per le sospensioni e la ciclistica , Davide Gibertini per l’aggiustaggio/assemblaggio , ma abbiamo anche dei collaboratori esterni: Dani Corradini per i motori, 2D per la telemetria e gli insegnamenti di Aberto Iotti, un tecnico aeronautico , Valeria Wilkes, per il settore aerodinamico, Beta per la strumentazione tecnica, Motul per i lubrificanti, tutta gente brava anche ad insegnare, abbiamo puntato molto sulla qualità.

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– Quale è il ruolo di RMU nel motociclismo italiano?
La nostra volontà è quella di far crescere il movimento italiano che ha avuto dei momenti fantastici per poi andare in calo a causa della mancanza di strutture ben organizzate. Ovviamente non è facile, ma tutti gli anni aggiungiamo un tassello per far crescere in questo Paese piloti e tecnici di livello mondiale.
Produciamo dalle 30 alle 40 moto, ma saremmo in grado di farne anche di più, solo che la crisi lascia questo spazio alla nicchia in questione; anche se stiamo cercando di espanderci nell’area asiatica. In Spagna invece abbiamo abbandonato il Cev nel 2014 dopo aver vinto tutto, la griglia sembrava un monomarca. Gli impegni però erano troppi e dato che siamo italiani abbiamo preferito sviluppare il nostro programma qua. Il 2016 sarà un anno di transizione, ma abbiamo in programma per il 2017 una struttura fissa in Spagna per tornare ai massimi livelli.
Il nostro obiettivo è però anche quello di creare una sorta di engineering che permetta la progettazione, lo sviluppo e la produzione di componenti per moto da competizione ad ampio raggio per le case o i team che ce lo richiedano. Di diventare un punto di riferimento per quanto riguarda le soluzioni tecniche di alto livello.

– Che vantaggi ci sono a fare il Team Manager per un ex pilota?

È molto diverso, ma hai il vantaggio di sapere cosa prova un pilota a livello emotivo e di stress. È anche più facile valutare il rapporto meccanico-pilota che è un punto fondamentale nella crescita di un talento. L’affiatamento e la fiducia deve essere totale, andando in giro per il mondo senza le tue persone accanto diventerebbe molto difficile. Con il nostro progetto diamo la possibilità a tecnici italiani di crescere accanto a piloti italiani. Con il mio passato è anche più facile valutare il livello tecnico, vado sempre in giro per la pista a vedere quello che fanno per rendermi conto delle vere potenzialità dei ragazzi.

– Quale è secondo te il percorso più formativo che può intraprendere un giovane pilota?

Ce ne è solo uno: la MiniGp è la base, si tratta già di una moto in tutto e per tutto – sospensioni, freni, cambio. Poi il Civ PreMoto3 ora è ad alti livelli; quando andavamo in Spagna era perché qua non c’era niente, ora la situazione si è stabilizzata se non ribaltata. Dopo va fatta una valutazione anche fisica: non tutti possono fare la Moto3, chi è cresciuto molto sarà indirizzato verso una 600 per esprimere il proprio vero potenziale.

– Quale è il segreto del successo di RMU Moto?
Ciò che ha sostenuto realmente questo progetto è stata RMU Marking – l’azienda principale – anche se, a differenza dell’inizio quando sarebbe stato impossibile, adesso RMU Moto vive di energie proprie grazie alla serietà ed alla professionalità che sono gli elementi che permettono di fare la differenza. In questo periodo di crisi, chi decide di investire su di noi fa delle scelte su dove spendere i propri soldi e preferisce investirli su chi fa le cose bene.
Per quanto riguarda gli sponsor la cosa è delicata: noi cerchiamo uno sponsor che sposi il progetto a lungo termine e che voglia crescere insieme, le collaborazioni annuali sono più che altro legati ai singoli piloti, non all’intero progetto.

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– Avete in progetto l’ingresso nel Motomondiale?
Questo è un sogno che è nella mia testa. Quando lo scorso anno è cambiato il regolamento a livello mondiale – il costruttore adesso deve produrre tutto – noi ci siamo trovati indietro. Il problema è il motore: RMU usa Honda – anche se preparato da noi – ma per entrare nel mondiale saremmo costretti a farlo internamente. Quando saremo in grado di fare quest’ultimo salto lo faremo.

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