MotoGP | Tredici anni senza il Sic: il mio ricordo di Marco Simoncelli

"E' entrato dentro ai nostri cuori senza bussare"

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Questa mattina, guardando il calendario, il pensiero è volato indietro di 13 anni. Un sospiro ed un “Ciao Marco” sussurrato.
E’ così che faccio da quel 23 ottobre 2011, oltre a dedicargli un mio pensiero. Perché se sono qui a scrivere di quella “strana, meravigliosa gente” che sono i piloti, lo devo anche al Sic.

Era facile affezionarsi ad uno come lui, uno puro. Fin dal suo debutto nel Motomondiale, si capiva che aveva qualcosa di speciale. Umile, veloce, onesto e forse troppo, anche quando la moto non andava bene e si dava lui la colpa.

Questo è Marco Simoncelli.

Un ragazzo che già a pochi anni aveva il sogno di diventare un pilota, quando diceva al suo papà: “Voglio diventare come Lawson”. Marco ha sempre tenuto quel bambino dentro di sé anche da adulto e non se n’è mai vergognato. E’ entrato dentro ai nostri cuori senza bussare, l’ha fatto con il suo modo di parlare inconfondibile, con i suoi “diobò”, con le sue battute e…con il suo talento.
Il Sic ha vinto un solo titolo Mondiale ma era questione di tempo, ne avrebbe vinti tanti altri.

La foto che ho messo in copertina per questo articolo, è una delle mie preferite. Brno 2011: podio e quel sorriso, la mano sul cappello perché non ci stava in testa con tutti quei riccioli e quella consapevolezza di essere arrivato e poter dire a tutti: “Diobò che bello. Ce l’ho fatta!”.

E poi arriva quel 23 ottobre 2011.

Un pugno allo stomaco, un silenzio assordante e un vuoto che si fa ancora sentire. Ma non ne voglio parlare in negativo oggi e lo so, vi potrà sembrare strano. Voglio citare il meraviglioso “Dottorcosta” ed il suo libro che vi consiglio di leggere: “La vittoria di Marco”.
Quel giorno Marco Simoncelli ha vinto, ha fatto scacco matto alla “signora vestita di nero”. Perché ci sono molti piloti che hanno vinto tanto ma solo in termini di statistiche. Marco ha vinto qualcosa di più grande, qualcosa che non tutti possono permettersi: l’affetto di milioni di persone. E continua a vincerlo. Gli anni passano e quella mancanza, quelle lacrime che non si riuscivano a trattenere, ora sono diventati sorrisi al pensiero di averlo potuto conoscere, tifare e di volergli bene come ad un amico.

Grazie Marcone per tutte le emozioni che ci hai regalato, per le risate e soprattutto per averci dato il privilegio di tenerti nel cuore, per sempre.

Una tua tifosa con il 58 tatuato sul polso destro.

Jessica Cortellazzi

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