MotoGP – L’emozione di Dovizioso, le paure di Valentino

MotoGP – L’emozione di Dovizioso, le paure di ValentinoMotoGP – L’emozione di Dovizioso, le paure di Valentino

L’emozione e le lacrime agli occhi al termine della prima di diciotto gare in calendario può sembrare un’esagerazione. Troppo presto, prematuro pensando al lungo cammino con ben 17 gare davanti a sè. Un’esaltazione al proprio stato d’animo che è dipeso da un buon risultato o, semplicemente, dall’aver dimostrato qualcosa. Nella Losail in notturna che racconta storie inaugurando, forse, il definitivo cambio generazionale della top class, c’è il volto soddisfatto quanto emozionato di Andrea Dovizioso. Le lacrime appena tolto il casco, incalzato dalle domande dei giornalisti, sono vere e sincere. Non è il quarto posto in sè a portarti in questo stato. Non è una gara bella quanto intensa. E’ un fatto, un solo fatto, un evento che ancor oggi assume un’importanza vitale per chi vuole diventare grande tra i grandi. Andrea Dovizioso con un ultimo giro fantastico ha sorpassato Valentino Rossi, chiudendogli davanti in quarta posizione. Questo al debutto in MotoGP, questo con una Honda “clienti” a tutti gli effetti, con una squadra rinnovata che lo conosce bene complici i successi raccolti nel recente passato. Il sorpasso è di quelli da ricordare. La volata finale da incorniciare. Il capolavoro è l’esser riuscito a battere il pilota simbolo del motociclismo degli anni Duemila sul suo campo. Sul corpo a corpo, sulla battaglia, sul duello diretto, sul testa a testa. Se c’è cambio generazionale, se Stoner è (oggettivamente, via le fette di salame dagli occhi) il nuovo riferimento, Valentino Rossi era, è stato e resterà il più ostico rivale per chiunque, sbarbatelli o vecchie volpi.

Chi ha battuto il campionissimo in uno scontro diretto si conta sulle dita di una mano. Recentemente, ma neanche tanto, Sete Gibernau, Alex Barros e Max Biaggi. Casey Stoner, lo scorso anno a Barcellona. Per una ragione o per l’altra, per fortuna e con qualche guizzo sorprendente, Tohru Ukawa e Toni Elias, Welkom ’02 ed Estoril ’06. Quando Rossi è in forma, o quando Rossi ha un leggero vantaggio nei tuoi confronti, batterlo è molto, molto difficile. Andrea Dovizioso ci è riuscito. Le lacrime sono per questo. Sì, vero, sono anche per le ultime due stagioni in 250, quando è stato capace di miracoli con una Hondina abbandonata a sè stessa contro il super-Lorenzo, sfiorando due titoli con una costanza di rendimento a dir poco incredibile. “Questo risultato sembra ripagare le sofferenze di questi anni”, dice il forlivese dal curriculum invidiabile per molti dei protagonisti della classe regina. Lo dice dopo, e non prima, aver parlato del duello con Rossi. Sì perchè “Battere Valentino così, alla prima gara” è quell’evento che ti fa diventare grande. Sei protagonista di un salto di qualità fuori dai canoni dei risultati ad ogni costo, sali un gradino “invisibile” e allo stesso tempo fondamentale.

Andrea Dovizioso ci è riuscito. A Valentino, adesso, il dovere nelle prossime battaglie di ribadire con pieno titolo e merito che batterlo resta un qualcosa di speciale, non nella prassi di un motociclismo cambiato. Non radicalmente come ci fanno credere, ma pur sempre cambiato. Strano a dirsi per chi ha fatto la storia di questo sport, caratterizzando un decennio di vittorie, miracoli ed imprese impossibili. E’ facile dopo una gara soltanto parlare di cambio generazionale, ma alla fine, con buona pace di tutti, è così. E’ un processo lungo, iniziato da tre anni a questa parte con i debutti di Pedrosa e Stoner in GP, raggiunti successivamente dai Lorenzo, Dovizioso e compagnia talentuosa. Un processo giunto, forse, all’epilogo, con il cambiamento concretizzato e a Rossi, “vecchio” dall’alto dei suoi 29 anni, l’obbligo di riconfermarsi con i risultati “migliore”. Quel che si prospetta per Valentino è una stagione dura. Durissima. Sofferta.. Una stagione iniziata con le osse rotte: battuto da Dovizioso nello scontro diretto, battuto dal nuovo giovane compagno di squadra, battuto dallo Stoner con le stesse gomme. Con problemi sì, ma classifica alla mano con poche attenuanti. Occhio però a darlo per finito. Attenzione a parlare di “scommessa-Bridgestone” persa dal principio. Il campionato è ancora lungo, e Valentino Rossi non aveva lo sguardo dello sconfitto annunciato. Se sarà nuovamente KO, sarà per uno scontro perso in prima persona e sul campo. Su quel campo dove Rossi resta ancora, per definizione, il pilota da inseguire e da battere.

Alessio Piana

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