MotoGP – Le Mans Gara – Tripletta Yamaha, trionfo Rossi

MotoGP – Le Mans Gara – Tripletta Yamaha, trionfo RossiMotoGP – Le Mans Gara – Tripletta Yamaha, trionfo Rossi

Le Mans si è gemellata con Iwata. Alla Sarthè la Yamaha concretizza una tripletta storica e senza storie: Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e Colin Edwards. Terzetto che piega la Honda, distrugge la Ducati che ha vissuto una Caporetto tecnica e sportiva, con Stoner fuori dai giochi anzitempo per una rottura alla propria Desmosedici. In tutto questo, Valentino Rossi entra nella storia: in un solo Gran Premio conquista vittoria (seconda stagionale e consecutiva), comando della classifica generale e, negli annali, il ruolo di “runner-up” in coabitazione con Angel Nieto tra i vincitori di tutti i tempi, con 90 vittorie tonde tonde. Un successo indubbiamente meritato per il pesarese, riportato ai box come passeggero di lusso dello stesso “12+1 campione del mondo”, che ha condotto la sua M1 per un passaggio di consegne che suona più come una-doppia celebrazione per due tra i più grandi piloti di tutti i tempi. Rossi dunque tornato “il solito”, Lorenzo confermatosi “eroico”, Edwards tornato sul podio e Pedrosa con la medaglia di bronzo dopo un gran gara, impossibilitato nel finale a tener testa a quei tre là davanti. Una gara spietata, un KO rifilato dalla Yamaha alla concorrenza, con il Mugello alle porte, quasi l'”ultima chiamata” per qualcuno.

Cronaca di Gara

La partenza premia Casey Stoner, leader alla chicane Dunlop su Pedrosa, Edwards, Hayden, Toseland e Rossi, fermo invece in griglia Marco Melandri per un problema alla propria Ducati. Si parte subito a spron battuto, tutti molto determinati a cominciar da Valentino Rossi, che si fa largo su Toseland e Hayden in un nulla conquistando la quarta posizione nel corso del secondo giro. Davanti Pedrosa è l’ombra di Stoner, prova in tutti i modi a passarlo ma il Ducatista si difende bene; più difficoltoso l’avvio di Jorge Lorenzo, solo decimo con nel mirino la Kawasaki di John Hopkins. Dopo tre passaggi abbiamo già il primo realistico prospetto di come sarà caratterizzata la contesa al Bugatti di Le Mans: davanti i primi quattro in fuga, con Stoner, Pedrosa, Rossi che ha passato Edwards, dietro tutti gli altri senza più James Toseland, caduto per un eccesso di foga. Rossi e Pedrosa ingaggiano un bel duello, Valentino tira fuori due sorpassi tanto concreti quanto determinati che lo proietteranno nel corso del quarto giro a contatto con il monoscarico della Desmosedici GP8 di Stoner.

La corsa non offre tattiche attendistiche, con il poker dei piloti al comando tutti più o meno sullo stesso livello, in grado di viaggiare sul passo dell’1’34”. Tra questi Valentino Rossi si esalta, prova a passare Stoner alla staccata de la “Garage Vert”, si infila ma è costretto ad allargare con l’australiano che prontamente replica. Passaggio successivo, il “Dottore” cambia punto: staccata de “Le Musèe”, Rossi dentro a Stoner e conquista così la leadership nel corso del settimo giro. Prova ad andare in fuga il pesarese, ma è una speranza vanificata dal ritmo competitivo della premiata coppia Stoner-Pedrosa, con Edwards che perde qualche decimo e poco dietro Chris Vermeulen, ottimo con una Suzuki finalmente ritrovata. Parliamo sempre delle posizioni di rincalzo, dove Jorge Lorenzo, sesto, si fa largo e sorpassa ogni avversario a tiro: Hopkins, Capirossi, Hayden. Quasi una “Yamaha Fest”, considerando che Rossi nel frattempo ha rotto gli indugi e viaggia oggettivamente con un passo decisamente più competitivo rispetto agli avversari, guadagnando decimi su decimi sugli inseguitori.

Il decimo giro rappresenta così il classico “turning point” della contesa: Pedrosa comprende il momento ed è obbligato a passare Casey Stoner. Lo fa nel migliore dei modi, con un sorpasso da videoregistrare all’esterno della “S” denominata “Blues”: i replay della regia Dorna, giustamente e doverosamente, si sprecano per incorniciare la manovra del catalano. Purtroppo, per il bene dello spettacolo, Dani ha sì passato Stoner, ma non è in grado di recuperar qualcosa du Rossi. Anzi, Valentino porta il suo vantaggio attorno ai 3″: gara praticamente chiusa, quantomeno per il successo. La bagarre la troviamo dietro, con Lorenzo in piena rimonta ed in grado di sopravanzare Vermeulen nel curvone che immette sulla chicane Dunlop. Mancano 13 giri alla fine, e per rivitalizzare una corsa ormai andata in archivio ci pensa la pioggia: qualche goccia, abbastanza per imporre ai commissari l’esposizione della bandiera bianca, ovvero il cambio-moto ora è consentito. Fervono dunque i lavori in corsia box, non in Kawasaki dove si registra la rottura e conseguente perdita della catena in corsa di John Hopkins: un inconveniente che nella classe regina non si registrava dal 22 a.C.

Tanto per creare ancora più “pathos”, a dieci tornate dalla chequered flag la pioggia fa capolino nel rettifilo dei box di Le Mans: è diluvio, ma solo lì a quanto pare, perchè nessuno si ferma per il cambio moto se non Marco Melandri che non ha più niente da perdere. Lui niente, la Ducati tutto: al giro seguente succede qualcosa alla Desmosedici #1, Stoner rallenta e la gara praticamente è conclusa. Incredibile colpo di scena per la gara e per il campionato, per una Le Mans che si sta gemellando con Iwata: Rossi viaggia involato verso la vittoria, dietro Lorenzo rinviene e passa tutti, ritrovandosi secondo (!!) con Edwards subito dietro, il quale ha scavalcato Pedrosa in difficoltà. 1-2-3 Yamaha, Pedrosa al seguito, Stoner in qualche modo riesce a rientrare ai box e cambia moto, salendo su quella settata per la pioggia (unica possibilità consentita dal rivedibile regolamento): proverà in qualche modo a chiudere una corsa drammatica per Borgo Panigale.

Nella Caporetto Ducatista, è la festa Yamaha: Valentino Rossi conquista la seconda vittoria stagionale e consecutiva, raggiunge a quota 90 Angel Nieto come “runner-up” tra i vincitori di tutti i tempi e si porta al comando della classifica generale. Secondo è Jorge Lorenzo, terzo Colin Edwards, tripletta Yamaha come non succedeva dal Sachsenring 2001: all’epoca erano addirittura 4 le YZR 500 davanti a tutti, 5 nella top six. A Dani Pedrosa un quarto posto come consolazione, seguono Vermeulen, Dovizioso e Capirossi con il Mugello alle porte: per Rossi teatro per la fuga, Pedrosa per il riscatto, Ducati per ritrovarsi.

Alessio Piana

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