MotoGP – Intervista esclusiva ad Andrea Dovizioso

MotoGP – Intervista esclusiva ad Andrea DoviziosoMotoGP – Intervista esclusiva ad Andrea Dovizioso

Rossi, Melandri e Capirossi non sono più soli. Dal 2008 l’Italia delle due ruote potrà vantare un nuovo nome nella MotoGP, e che nome: Andrea Dovizioso! Iridato 125cc nel 2004, due volte vice-campione del mondo nella 250cc, il forlivese approderà nella classe regina con il JiR Team Scot, compagine nata dall’accordo tra Cirano Mularoni (titolare del team Kopron Scot, squadra che ha portato il “Dovi” ai vertici negli ultimi anni) e Gianluca Montiron, titolare del Japan Italy Racing che negli ultimi anni ha portato in gara in MotoGP con una Honda-clienti piloti come Makoto Tamada e Shinya Nakano. Andrea Dovizioso ha già avuto modo di testare la Honda RC212V nei recenti test a Valencia, restando impressionato dalle caratteristiche della 800cc di Tokyo, ma altresì sorpreso dalla facilità di guida, complice la prepotente presenza dell’elettronica. Abbiamo incontrato Andrea allo stand Red Bull del 65° Salone del Ciclo e Motociclo di Milano, chiedendogli le prime impressioni sulla MotoGP, un parere sul futuro delle classi “minori”, registrando spunti interessanti di discussione…

Allora Andrea, com’è stato guidare per la prima volta la Honda RC212V?

“È una moto con tanta potenza, ma controllata dall’elettronica, quindi per un pilota è più facile, viene aiutato a gestire tutti i cavalli a disposizione: per i due tempi è diverso, non si ha niente di questo genere. Inizialmente avevo paura del peso, invece la moto è risultata molto leggera e maneggevole. L’unica cosa che mi ha causato qualche problema è stato il freno motore, questo perchè non ho mai corso con un motore quattro tempi. Abbiamo molto lavoro da fare e diversi test a disposizione, quindi questo non mi preoccupa”.

Preferisci guidare una 250cc o una MotoGP?

“Bella domanda…Quando vai veramente forte con una 250 ti diverti tanto, non c’è nessun tipo di aiuto legato all’elettronica e tutto dipende dalla tua bravura. Invece nella MotoGP hai un aiuto, però quando si guida con 220–230 cavalli nel motore c’è tutto un altro gusto”.

La HRC è intenzionata a offrirti un trattamento di riguardo per la fusione di due team clienti così importanti grazie al tuo passaggio di cilindrata?

“Non credo. È a mio favore il fatto di essere un solo pilota, quindi il team lavora esclusivamente per me. Il trattamento di HRC dipenderà dai punti che avrò in campionato: se dopo le prime gare Honda dovesse avere qualcosa da portare ai team satellite, lo darà a chi è più avanti in classifica”.

Come consideri la decisione di Honda di abbandonare quasi totalmente le cilindrate minori per dedicarsi solo alla MotoGP?

“Non sono d’accordo: già con noi ha avuto un comportamento sbagliato, facendo degli accordi per poi non rispettarli. Non è l’atteggiamento migliore perché per far crescere i ragazzini il due tempi è fondamentale, e l’esempio più lampante è che chi arriva dalla 250 in MotoGP va forte, chi arriva dalla Superbike fatica molto di più. È più difficile andare forte con un due tempi, quindi nel passaggio al quattro tempi si è avvantaggiati. Fare categorie minori con motori quattro tempi, come vogliono Honda e tanti altri, è sbagliato, soprattutto perché non è possibile sviluppare prototipi per i costi troppo elevati. Si arriverà a dei monomarca oppure a delle categorie con telai e motori standard e, secondo me, questo non ha senso. È da anni che Honda non sviluppa i due tempi e non trovo giusta questa loro decisione”.

Chiara Folci, inviata per MotoGrandPrix all’EICMA di Milano

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