MotoGP – Intervista ad Alex Hofmann
C’è un pilota nella MotoGP che da solo rappresenta una nazione di 70 milioni di persone. Stiamo parlando di Alex Hofmann, il tedesco che dal 2002 corre nella classe regina, dove spesso ha avuto l’occasione di mettersi in mostra, dimostrando un buon talento di base, senza purtroppo riuscire a cogliere i risultati sperati. Dopo un 2002 passato a rimpiazzare gli infortunati McCoy (WCM Yamaha) e Capirossi (Honda Pons), nella stagione successiva ha firmato un contratto di tester Kawasaki: cinque Gran Premi disputati, quanto basta per trovare un accordo da pilota titolare per il 2004. Anche grazie a lui oggi la ZX-RR può definirsi una moto competitiva, con Nakano e De Puniet che potranno sfruttare questo lavoro triennale. Ad Hofmann il 2006 gli ha previsto il debutto al team Pramac d’Antin, in sella a quella Ducati Desmosedici alla quale era stato “avvicinato” per il 2004. Non sarà facile lottare per le posizioni di vertice, ma Alex ci proverà. D’altronde è spinto da un pubblico teutonico motociclista sempre più in crescita, come conferma il “sold out” del Sachsenring. Noi abbiamo intervistato Hofmann poco prima dell’inizio della stagione. Qualche domanda per snocciolare i temi più importanti del suo approdo in d’Antin, del passato, di come si vive la MotoGP in Germania…
Alex, nell’estate 2003 eri stato accostato al team d’Antin per il 2004…Che effetto fa oggi arrivare a correre con le Ducati d’Antin a due anni di distanza?
“Quest’anno la situazione è molto diversa da com’era nel 2003! Quell’anno ero sotto contratto con la Kawasaki e anche se c’erano molti interessi a vedermi in sella ad una Ducati, non ne abbiamo avuto la possibilità. Ma dopo due anni eccoci qui, e questo dimostra che le cose cambiano in fretta nella MotoGP.”
In d’Antin ritrovi le Dunlop, che avevi avuto modo di sviluppare per Kawasaki in passato. A che livello sono oggi in confronto alla concorrenza? Su cosa oggi bisogna ancora lavorare?
“Dunlop sta facendo del suo meglio, però ci vuole ancora molto lavoro per sviluppare al massimo le gomme su una moto speciale come la Ducati. Nel 2003 con la Kawasaki, con una moto che non si trovava ai livelli più alti, non si poteva mai realmente capire se la difficoltà era della moto o delle gomme. Per sviluppare una gomma è necessario avere la migliore moto disponibile, e per portare una moto ai massimi livelli, è necessario avere una gomma che lavori perfettamente. Penso dunque che quest’anno Dunlop abbia tutto quello di cui ha bisogno per diventare competitiva in MotoGP! Ma c’è da confessare una cosa: la nostra Desmosedici ha veramente bisogno di un supporto personalizzato per quelle che sono le caratteristiche della moto e perciò di gomme speciali…”
Qual è il livello di competitività della Ducati Desmosedici GP6 “satellite”?
“La moto va bene! In ogni caso, bisogna veramente sapersi adattare alla Ducati. E’ una moto molto speciale in termini di guida e di messa a punto ma ha un motore incredibilmente potente. Son ancora in fase di apprendistato, devo imparare come ottenere il massimo dalla mia moto, e sono sicuro che progredirò di gara in gara per poi trovarmi al più presto nel mezzo dell’azione. Abbiamo un pacchetto con molto potenziale ma tutta la squadra dovrà lavorare molto duramente per sfruttarlo al 100%!”
Alla luce dei risultati nei test invernali, quali sono le tue speranze per questa stagione?
“Dato che tutto era nuovo per me, io ed il team dovevamo più che altro trovare una direzione sulla quale lavorare. Ho dedicato molto tempo alle gomme, per dare informazioni alla Dunlop in modo che sappiano che strada intraprendere per lo sviluppo. Non è un lavoro facile ma sono sicuro che siamo sulla strada giusta e che otteneremo presto risultati positivi nelle gare. Sono felice di ricominciare a gareggiare perché sono un amante dell’ambiente dei weekend di gara. Voglio andare a punti per tutta la stagione e migliorarmi passo dopo passo per poi arrivare nel Top Ten! Questo sarebbe un buon obbiettivo per la stagione, anche perché penso che prima d’ora la classe MotoGP non era mai stata così difficile e competitiva! “
Che sensazione è correre al Sachsenring ogni anno con tribune e prati stracolmi di pubblico che, come si è potuto vedere, ti incita ad ogni passaggio?
“Correre al Sachsenring è sempre speciale! La gente diventa matta come se la MotoGP fosse uno sport popolare in Germania. In realtà il nostro sport non è molto considerato nel mio paese, e quindi è ancora più soddisfacente vedere così tanti fans durante il mio Gran Premio locale. Spero veramente che potrò regalare agli appassionati uno spettacolo migliore di quello dell’anno scorso. Fu uno dei momenti più deludenti della mia carriera quando sono stato messo KO dopo soli 300 metri (dall’allora suo compagno di squadra in Kawasaki, Olivier Jacque, ndr)! Le corse sono fatte anche di queste cose, immagino…”
Ultima domanda: cosa può ancora dare il motociclismo tedesco e cosa manca per il grande salto?
“E’ necessario che la gente cominci a capire quanto eccitante è il nostro sport! Avremmo bisigono di un canale televisivo tedesco che metta in onda le nostre gare. Questo aiuterebbe i nostri sponsor e la popolarità della MotoGP. Insomma spero proprio di poter avere presto le carte in regola per dimostrare quanto valgo su una moto ufficiale. Basta essere lì dove c’è azione ed il resto segue… Sto facendo di tutto per far cambiare le cose in Germania ma devo ammettere che non è una cosa facile, ma non mi arrenderò mai!”
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