MotoGP – Intervista a Pietro Caprara, Capo Tecnico JiR Team -Parte 2

MotoGP – Intervista a Pietro Caprara, Capo Tecnico JiR Team -Parte 2MotoGP – Intervista a Pietro Caprara, Capo Tecnico JiR Team -Parte 2

Proseguiamo e concludiamo l’intervista a Pietro Caprara, Capo Tecnico del JiR Team Scot in MotoGp, responsabile di Andrea Dovizioso, affrontando argomenti inerenti al lavoro al box, di messa a punto della moto durante le prove. Il passaggio dalle 1000cc alle 800 è stato un passaggio “dovuto”?
“Con l’avvento delle 1000, che dapprima erano state accolte con le incognite legate alla competitività, si è assistito all’escalation vertiginosa delle prestazioni, che hanno portato a ridurre la cilindrata per arginare, in nome della sicurezza dei piloti, la potenza che rischiava di essere difficilmente gestibile.
Ad oggi le prestazioni, guardando il cronometro, sono equiparate a quelle delle “prime” 1000, ma sono ottenute con il favore di migliori ciclistiche e di pneumatici, maggiori velocità di percorrenza, e l’intervento importante dell’elettronica. La sicurezza è un fattore a cui i Team, i piloti Dorna e IRTA danno sempre più maggiore attenzione.”

Motore, gomme e sospensioni sono i tre parametri che devono essere equilibrati tra loro sulle esigenze dei piloti. Si può individuare una priorità tra questi elementi?
“Sicuramente sospensioni e gomme ricoprono un ruolo fondamentale e devono lavorare in “accordo”; soprattutto in funzione delle prestazioni che hanno raggiunto oggi gli pneumatici, il set up della ciclistica è da mettere a punto con estrema attenzione. Non meno importante è il ruolo del motore, ma con l’avvento del quattro tempi la gestione elettronica è il fulcro per sfruttare al massimo le prestazioni, le gomme e la ciclistica.”

Si sente spesso dire che non esiste la moto perfetta. Quanto il pilota deve adattarsi alla moto e quanto questo può influenzare i risultati?
“Si, è vero. Non esiste una moto che non presenta aspetti migliorabili, ma si può raggiungere un ottimo compromesso finale. In generale si cerca di sviluppare una moto equilibrata, la cui base sia sfruttabile su tutti i circuiti. Per assurdo è meglio avere una moto meno “prestante” in assoluto ma sfruttabile su tutti i tracciati, che una moto che riesce a esprimere il 100% solo in determinate condizioni. Un pilota di talento è un elemento che si integra in questo quadro, e può essere in grado di sopperire a eventuali lacune o adattarsi al “carattere” della moto che nasce da precise scelte progettuali.”

Durante le prove, negli ultimi venti minuti si scatena la frenesia delle gomme da qualifica. In un solo giro “secco” il pilota deve dare il massimo. Come cambia la preparazione della moto e come la guida del pilota?
“La preparazione della moto non cambia, come si potrebbe pensare, per quanto riguarda l’assetto. Le tarature delle sospensioni individuate come base per la gara, eventualmente tendono ad essere parzialmente “irrigidite” per sfruttare le gomme da qualifica che garantiscono prestazioni incredibili per un solo giro, a volte un giro e mezzo. Invece è il pilota che tende a cambiare maggiormente lo stile di guida per sfruttare l’aumento di grip “sproporzionato” a quello delle gomme da gara. Facendo un equazione “grossolana” ma che rende bene l’idea di quanto sia il potenziale delle gomme da qualifica, se ad ogni curva si guadagnasse un solo decimo di secondo, in un circuito di 10 curve si arriva a girare un secondo più veloce!
Il pilota che riesce a sfruttare meglio questo vantaggio parte in pole… in teoria.”

Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Tags
Leggi altri articoli in MotoGP

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment Login

Articoli correlati