MotoGP – Il fascino di Laguna Seca, il sogno americano

MotoGP – Il fascino di Laguna Seca, il sogno americanoMotoGP – Il fascino di Laguna Seca, il sogno americano

Avere un biglietto aereo per gli States in tasca, senza poterlo utilizzare in alcun modo. Non deve esser stato facile per un addetto ai lavori del Motomondiale attendere ben 11 anni il ritorno del motociclismo ai massimi livelli negli Stati Uniti, un decennio e poco più di attesa e sofferenza nel ripiegare in tappe non altrettanto affascinanti come Welkom o Johor, cattedrali del deserto quasi senza emozioni, salvate soltanto da acrobazie dei protagonisti della Classe regina. Si torna negli USA questo weekend, la settimana di festa dopo il giorno dell’Indipendenza, e stesso si può dire della MotoGP, che vivrà il primo Gran Premio in solitaria, senza 125 e 250, da tempo immemore. Sarà affiancata dall’AMA Superbike in quel di Laguna Seca, con la Dorna che ha platealmente “scippato” quest’ambito posto al WSBK, dopo che negli ultimi anni ha sempre realizzato nella Penisola del Monterey record di presenze e gare entusiasmanti.

Strano reinventarsi il Motomondiale, pardon, MotoGP, negli States. Inevitabile, per gli interessi delle case, per definire più “globale” che mai un titolo “mondiale”. Bisognava andare nel Nuovo Continente, era necessario per una MotoGP che non poteva peccare sotto questo aspetto. Carmelo Ezpeleta ci ha messo un bel pò, ma alla fine è riuscito nell’intento di riportare il proprio campionato di punta in quel di Laguna Seca, promettendo una gara, e non potrebbe essere altrimenti, da antologia del motociclismo. Veder sfrecciare i prototipi 990cc al Corkscrew, attendere i sorpassi all’Andretti Hairpin, esaltarsi delle uscite di traverso dalla Rainey curve. Non c’è un centimetro dei 3610 metri di Laguna Seca che non sia sinonimo di libidine, non si può non trovarlo. Anche se “aggiornato” per ospitare la MotoGP (i canoni di sicurezza dovevano essere rispettati, anche se resta qualche dubbio sulla sicurezza in senso assoluto), Laguna Seca tiene nella propria essenza l’unicità che l’ha contraddistinta negli ultimi anni dove ha corso il Mondiale Superbike, promettendo in ugual misura un “Bis” per i spettatori presenti in Monterey.

Ci penseranno i protagonisti della MotoGP a regalar spettacolo. Dieci di questi non hanno mai visto Laguna Seca se non in televisione, tra i quali il fenomeno, Valentino Rossi, venuto nel Motomondiale quando ormai il capitolo States era stato archiviato. Rossi, che dovrebbe sfoggiare l’attesa livrea del cinquantenario Yamaha (Gialla con i quadrettoni neri come Kenny Roberts nel trionfale biennio 1979-1980), viene dato in ogni caso favorito dai bookmakers, con quote poco vantaggiose di 1.50-1.60. Potrebbe essere l’ennesimo weekend di Valentino, ma anche la settimana per vedere protagonisti come Gibernau, Barros o Biaggi sul gradino più alto del podio. Solo il brasiliano ha corso con la 500 a Laguna Seca, ma è un’esperienza che a 11 anni di distanza sembra solo utile alla statistica…

Non conosce Laguna Marco Melandri, secondo nel Mondiale, cui un podio andrebbe benissimo, mentre sono i “custodi” del tracciato Colin Edwards e Nicky Hayden. Occhio a loro due, che in Superbike (rispettivamete Mondiale e AMA) hanno regalato vittorie in sella alla Honda VTR 1000 (o RC51 per il mercato yankee), e vogliono far saltare il banco nella MotoGP. Un pensierino nel puntare qualche soldino su di loro lo farei…
Discorso diverso per la Ducati, che in Superbike ha vinto negli States in lungo e in largo ma difficilmente potrà pensare di proseguire questa striscia positiva in MotoGP. Come per Troy Bayliss o Ruben Xaus, una vittoria a testa a Laguna in SBK, al massimo prospettive di top ten per domenica. E la Suzuki, che vestirà le GSV-R nei colori Red Bull per i locali Roberts e Hopkins? Forse farà notizia solo per questo…

Alessio Piana

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