MotoGP – Cinque anni dalla scomparsa di Daijiro Kato
Con oggi, son passati 5 anni dalla tragica e prematura scomparsa di Daijiro Kato. Un addio che ha lasciato il segno, dando coscienza a piloti e addetti ai lavori di come questo sport vive di giornate bellissime e di eventi drammatici. Cinque anni dopo, il motociclismo è cambiato, mantenendo vivo il ricordo e la memoria di un pilota, ancor oggi, ricordato collettivamente quale miglior prospetto del Giappone su due ruote. Sarebbe ingiusto tornar oggi a discutere delle cause di questa scomparsa, polemizzare su indagini interne in Honda quantomeno “discutibili”, con l’errore umano a giustificare che qualcosa, oggettivamente, sia andato storto a Suzuka. Inappropriato altrettanto parlare e vedere Daijiro Kato come un martire di questo sport, con il suo terribile incidente a cambiare (con eccessivo, grave ed ingiustificabile ritardo) gli standard di sicurezza dei tracciati di mezzo mondo e delle motociclette da competizione.
Ad un lustro dall’addio di Daijiro Kato è doveroso ricordarci di lui come un talento esemplare del motociclismo, sicuramente il più limpido e naturale del Sol Levante. Giusto ricordare del Kato capace di vincere, dominando, il mondiale 250cc e due edizioni della 8 ore di Suzuka. Sarebbe riuscito a trionfare anche in MotoGP, opinione comune di oggi quanto del passato, senza vedere questo come un revisionismo storico dettato dai tragici eventi.
Daijiro Kato continua a vivere grazie ai ricordi di chi gli è stato vicino, da Fausto Gresini al suo ex-capotecnico Fabrizio Cecchini, uomini che hanno vissuto quotidianamente il Daijiro-pilota e Daijiro-uomo, con quel suo essere stravagante, amando chi gli stava vicino e la propria famiglia per una nuova vita a Misano Adriatico, lontano dalla sua Saitama, ma con la volontà di metter le radici nella nostra Penisola.
A cinque anni dalla sua scomparsa, Daijiro continua a fare tanto per questo sport. La sua presenza, con i #74 visibili su parecchie moto di qualsiasi categoria, è sempre viva. La creazione della Daijiro-Cup dedicata ai giovanissimi, le tante iniziative per ricordarlo rappresentano l’affetto, contraccambiato, tra Daijiro Kato ed il Motociclismo. Splendide, all’epoca, le parole del Dottor Claudio Costa: “I piloti vanno in pista a giocare a scacchi con la morte, perché possiedono un’anima, come possiedono un’anima tutti i motociclisti che nei circuiti o per strada vanno in moto per cercare un mondo migliore, un mondo pieno di infinita libertà”. Lo specchio del perchè Daijiro Kato aveva dedicato la propria vita, perdendola, inseguendo il proprio sogno.
Alessio Piana
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