MotoGP | Brembo, il GP degli Stati Uniti dal punto di vista dei freni
Il tracciato di Austin è da considerarsi mediamente impegnativo per gli impianti frenanti
Dopo il Sud America la MotoGP sbarca in Nord America per il 3° appuntamento del Mondiale 2017, in programma dal 21 al 23 aprile sul Circuit of the Americas (Austin, Texas). Disegnato dall’architetto tedesco Hermann Tilke, è uno dei pochi circuiti al mondo a disputare il Motomondiale e la Formula 1: il tempo sul giro delle monoposto è inferiore di mezzo minuto rispetto alle moto. Alcuni tratti della pista prendono ispirazione da celebri curve di tracciati storici. La pista texana si distingue per l’impressionante inclinazione del rettilineo che porta alla prima curva a sinistra: in totale sono 41 metri di dislivello tra il punto più basso e quello più alto della pista, con conseguenze facilmente immaginabili per i piloti che dovessero sbagliare la frenata nei tratti in discesa.
Il tracciato di Austin è da considerarsi mediamente impegnativo per gli impianti frenanti. Secondo i tecnici Brembo che assistono tutti i piloti della MotoGP, il Circuit of the Americas si è meritato un punteggio di 3, in una scala da 1 a 5. Identico valore hanno ottenuto anche le piste di Losail e Termas de Rio Hondo ma a Jerez, dove si corre fra due settimane, il valore è 4. Pur non essendo la pista più lunga del Mondiale, il Circuit of the Americas è quello con più punti di frenata ogni giro: 13, valore eguagliato solo dal GP Qatar.
Ma mentre a Losail i piloti usavano i freni 37 secondi al giro, ad Austin lo fanno per 38 secondi, il doppio del tempo di utilizzo al Sachsenring. La presenza di 5 curve in cui i piloti cambiano direzione frenando giusto il tempo di perdere 30 km/h di velocità riduce la decelerazione media sul giro: in queste curve la decelerazione oscilla tra gli 0,4 g e i 0,6 g e ciò spiega gli 0,92 g medi, il valore più basso del campionato. Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva del freno Brembo dalla partenza alla bandiera a scacchi il valore supera gli 11 quintali: in pratica ogni minuto un pilota è chiamato ad uno sforzo di mezzo quintale, superiore a quello sostenuto dai piloti Superbike. In MotoGP, infatti, i piloti possono disporre di dischi in carbonio che oltre tutto sono anche più spessi dei dischi in acciaio della Superbike.Delle 13 frenate del Circuit of the Americas 3 sono classificate come impegnative per i freni, 2 di media difficoltà; mentre le restanti 8 hanno un’incidenza leggera sugli impianti frenanti. La più dura di tutte è quella alla curva 12: le moto arrivano a 339 km/h e frenano per 6,3 secondi per scendere a 67 km/h.
I 322 metri della frenata costituiscono il record dell’intero Mondiale e comportano una decelerazione di 1,5 g. Nella prima curva dopo il traguardo però sono più alti il carico sulla leva della pompa freno Brembo (6,7 kg contro i 6,6 kg della curva 12) e la pressione del fluido freno Brembo HTC 64T che raggiunge gli 11,6 bar, cioè quasi 6 volte la pressione di una lattina di 7UP. Le moto però iniziano a frenare ad una velocità più bassa, 297 km/h e continuano ad agire sulle pinze Brembo in alluminio per 5,2 secondi.
Anche alla curva 11 il carico sulla leva è di 6,6 kg ma le frenata è inferiore ai 200 metri e la decelerazione di 1,4 g. Un valore comunque superiore di 0,18 g alla decelerazione di una Porsche 911 GT3 RS 4.0 da 100 a 0 km/H.
Foto: A.Farinelli
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