MotoGP – Bayliss, il tramonto di un campionissimo?

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Voltare pagina, cercando di dimenticare il passato, per prendersi una sonora rivincita con chi non lo ha più voluto, lo ha scaricato pensandoci sì due volte, ma alla fine prendendo la scelta più impopolare possibile. Non deve essere stato semplice per Troy Bayliss ricominciare tutto daccapo a 36 anni, con un titolo Mondiale Superbike sulle spalle e una totale simbiosi con la Ducati da trasformarsi in un nuovo matrimonio con la Honda. Una sfida clamorosamente difficile per il canguro di Taree quella che gli si è prospettata per il 2005: passare dalla Ducati, casa con la quale è stato legato da ben sette stagioni diventando più di Carlo Fogarty la bandiera di Borgo Panigale nel mondo, alla Honda RC211V del team di Sito Pons, team manager che ha deciso di puntare sull’australiano per il 2005.

Quasi rinnegare il proprio passato senza poter fare altrimenti, con la forza del nome e di quel polso destro che non lo ha mai tradito. Lo sapevano bene anche i gentili Claudio Domenicali e Livio Suppo, che hanno lasciato libero colui che è stato definito “L’animale” per una mossa alla…Checa, al momento non propriamente azzeccata. Come detto scelta impopolare, con la rabbia dei Ducatisti, uniti a favore del proprio beniamino contro questa decisione quantomeno discutibile. Mail, striscioni, lettere indirizzate alla dirigenza di Bologna non sono bastate per esprimere il proprio appoggio verso “Baylisstic”: per un tifoso Ducati vedere Troy Bayliss vestito con un’altra casacca non è proprio il massimo, ma tant’è, questa è la vita.

Storie d’amore che si vivono con passione sul momento, ma che possono finire da un momento all’altro. Così è stato, e dopo le prime sette gare stagionali della MotoGP 2005, si può tranquillamente dire che non ha vinto nessuno. Non la Ducati, non Bayliss, cui il feeling con la Honda non è mai stato ottimale. Soltanto all’inizio, ai test di Jerez dello scorso novembre, con tempi record e un ottimismo verso la stagione ventura quasi senza precedenti.
Un momento di gioia trasformato presto in un incubo senza risveglio: test a Sepang, la vera crisi di Troy Bayliss. Tempi che non arrivano, altissimi, quasi impossibile da limare. Sconforto generale, con il campione del mondo Superbike 2001 quasi rassegnato all’idea di una stagione in ombra, sbagliata nella sua essenza. Poi il risveglio della prima gara a Jerez, un promettente sesto posto, prestazioni vicine al proprio compagno di squadra Alex Barros, uno che al team Pons è considerato praticamente di casa nonostante gli ultimi accasamenti in Yamaha Tech 3 e HRC.

Una “prima” di Bayliss con la Honda positiva, per poi tornare a ridimensionare il proprio approccio al 2005. Scivolate, crono che lo portano nella seconda pagina del monitor dei tempi, soltanto punti, niente di più. Male, molto male, per il campionissimo che si è scoperto pilota soltanto a 23 anni, dopo aver passato l’infanzia a raccimolar quattrini facendo il carrozziere, verniciando moto con il sogno di poterne presto guidare una da competizione in Australia.

A 36 anni Troy Bayliss non ha grandi prospettive davanti a se: riscattarsi a partire dal prossimo round di Laguna Seca, dove vinse in Gara 1 nel 2002 (ultimo successo per lui in Superbike), pensare ad un eventuale ritorno in Superbike (si parla di MV, Yamaha ma anche Honda Ten Kate, legato con il team Pons dalla stessa compagnia tabaccaia JT), o ritirarsi. Sì, anche la più drastica decisione può entrare nei pensieri dell’animale, che da sempre, anche a noi, ha rivelato di voler correre soltanto se trova gli stimoli giusti, se la passione verso le due ruote lo prende ancora come da ragazzino.

Strano pensare ad un Troy Bayliss immerso in questo bagno di insicurezza. Uno stile di guida che “domina” la moto non in simbiosi con la RCV, che ha bisogno di essere “accompagnata”. Un marchio di fabbrica con una matrice Ducatista, c’è poco da fare. Sicuramente si può ancora credere sul talento di Bayliss: noi, come tutti gli appassionati, non lo smetteremo mai di fare. Anche perchè, non è che in Ducati se la passano tanto meglio: Carlos Checa ha fatto solo tre punti più dell’australiano, Capirossi dodici…

Alessio Piana

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