MotoGP | Quanto manca Valentino Rossi (veramente)? [TITOLI DI CORSA]
Terza gara senza Valentino, che debutta in GT
Domenica prossima 3 aprile, quando il circus della MotoGP sarà in Argentina per la terza fatica del Mondiale 2022, ad Imola, a migliaia di kilometri ed un emisfero di distanza, Valentino Rossi vivrà il suo debutto ufficiale nel GT Challenge Europe al volante dell’Audi R8.
Ventisei anni e tre giorni dopo il suo esordio nel Motomondiale, classe 125 e gara Malesia ’96, inizierà ufficialmente la seconda vita (motor)sportiva del Dottore più famoso d’Italia. Seconda non solo da un punto di vista cronologico ma anche perché indissolubilmente, e al di là di quanto gli si possa augurare di far bene nelle quattro ruote, la prima vita di Valentino resterà per sempre riconducibile a quello che il suo epico viaggio in sella ad una moto ha saputo scrivere.
Nel seguirlo a distanza, sembrerà per logica e malinconica sensazione di non aver ancora metabolizzato l’idea di considerarlo qualcosa di diverso rispetto a quanto visto e vissuto per tanti anni, e subentrerà la più che ragionevole tentazione di domandarci: quanto (già) manca Valentino Rossi al Motomondiale?
Le risposte, spesso e per concetto stesso del pensiero sportivo, devono racchiuderle i numeri. In questo caso, però, quelli del dopo Rossi sono ancora troppo acerbi per tracciare un significativo riscontro. Affidiamoci pertanto ad un ragionamento più generale, che finisce col portarci per forza di cose a quello che Valentino ha rappresentato per anni, e cioè un totem catalizzante come pochi nella storia dello sport di passione, spettacolo e comunicazione.
Tutto quello che oggi sembra mancare in MotoGP, dove il nuovo che avanza mette in risalto talento e tanti buoni propositi ma sembra scarseggiare in termini di adrenalinico coinvolgimento delle folle. Per carità, sorpassi e qualche situazione al limite non sono mancati in questo primissimo scorcio di Mondiale, ma da Quartararo ad Oliveira, passando per i nostri Bastianini e Bagnaia, per ora poco di quanto raccontato sembra essere in grado di sostituire quella luminosa percezione che l’universo VR46 racchiudeva in maniera immediata.
Non di meno il calvario fisico e mentale di Marc Marquez, l’erede legittimo allo scettro di dominatore (anche) mediatico del movimento, sta amplificando un vuoto che appare difficile da colmare. L’assenza di Valentino, anche nella sua ultima versione così distante dalle prime posizioni, si fa sentire in questa nuova primavera del motociclismo internazionale ed italiano.
Che fossimo arrivati alla fine di un’epoca era chiaro già poche ore dopo la notizia del suo ritiro, lo scorso 5 agosto, che la generazione cresciuta alle spalle del fenomeno di Tavullia trovasse ragionevoli difficoltà nel farlo dimenticare era altrettanto ipotizzabile.
Ecco perché chiedendoci, oggi, quanto manca veramente Rossi, la risposta non può che essere tanto, tantissimo. Manca il Campione e il personaggio, ne mancano non meno imprevedibilità, talento e spessore sia dentro che fuori la pista. Potremmo egoisticamente fargliene un colpa, ma finirebbe col sembrare più che mai una sacrilegio.
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