MotoGP | L’Aprilia s’è desta [TITOLI DI CORSA]
In Argentina la prima vittoria in Top Class, ed ora quale futuro?
La prima, bella, pagina italiana di questa MotoGP 2022 l’aveva scritta Enea Bastianini in Qatar nella gara d’esordio. La seconda, indelebile, l’ha messa a referto Aleix Espargarò che in Argentina, alla sua duecentesima gara tonda tonda, ha regalato a se stesso e all’Aprilia la prima storica vittoria in classe regina.
In queste ore di puro e legittimo entusiasmo per il primo sigillo tra i grandi (cilindrate parlando) della scuderia di Noale ho sbirciato tante, splendide, biografie motor-sportive di quest’ultima, scritte da altrettanti capaci colleghi delle due ruote che hanno ripercorso una storia fatta di passione e talento e che da trent’anni, a correnti alterne, ha saputo aggiungere un’ulteriore tassello tricolore alla vetrina del Motomondiale.
Da Biaggi a Lorenzo, passando per Valentino (Rossi), Capirossi e Melandri, tra la metà degli anni novanta e la prima decade dei duemila l’Aprilia è stata, tra 125 e 250, un ateneo formativo e privilegiato da cui attingere Campioni destinati alla storia.
In questa voragine di amarcord, nel quale volontariamente escludo nella mia riflessione momenti senz’altro ben meno trionfali, la domanda come al solito che ci poniamo nei nostri Titoli di Corsa si concretizza in una ed una soltanto: ed ora? Sì, perché numeri alla mano Espargarò e l’Aprilia dopo il week end da favola vissuto a Rio Hondo sono balzati anche in testa al Mondiale.
La RS-GP si sta dimostrando moto affidabile e veloce (in Argentina Espargarò ha conquistato anche pole position e giro veloce, ndr), il team governato dalla sapiente regia di Massimo Rivola appare unito e predisposto a togliersi ancora belle soddisfazioni, e l’ultimo fine settimana ha saputo rispolverare, con il quinto posto in qualifica e il settimo a fine gara, anche un Maverick Vinales convincente come mai prima sulla moto italiana.
A tutto questo sommiamo, correndo il rischio di risultare ripetitivi, un Mondiale evidentemente privo di padroni, capace non solo di consegnare tre vincitori diversi in altrettante gare disputate, ma anche di far salire sul podio fin qui nove piloti differenti su nove posti disponibili. L’impresa della Aprilia in Argentina ha i contorni dell’exploit programmato, il coronamento di un percorso innanzitutto ingegneristico, e senza concedere a facili entusiasmi di prendere il sopravvento il volume che sta alle spalle della vittoria di Espargarò può consegnare le giuste convinzioni.
Prossimo fine settimana tutti ancora in pista ad Austin, i ricordi della gara dello scorso anno non sono i incoraggianti ma la possibilità di tornare immediatamente tra i cordoli è la giusta iniezione di stimoli, quella che serve per continuare a costruire una nuova dimensione senza porre limiti a ciò che arriverà.
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