Valentino Rossi… un predestinato….

Rossi, biografia di un predestinato Ventiquattro anni
e 5 titoli: fenomeno

Quando otto stagioni fa debuttò nel campionato del mondo di motociclismo,
Valentino Rossi era già considerato un fenomeno. Un po’ per il talento
che in tanti avevano visto in lui fin dalle prime gare in minimoto, e poi in quelle
dell’italiano e dell’europeo, un po’ perché suo padre Graziano era stato
uno dei più stravaganti e forti piloti del Motomondiale negli anni ’70.
Gli sono bastate poche gare per conquistare il cuore degli appassionati. L’inseparabile
numero 46, colori sgargianti su tuta, casco e carenatura, simpatia innata e una
grande voglia di divertirsi e divertire l’hanno trasformato ben presto nell’idolo
di grandi e piccoli.

Chi non ricorda le "gag" della bambola gonfiabile al Mugello, del
pollo Osvaldo a Barcellona, del "pit-stop" in un improvvisato bagno
lungo il circuito di Jerez, del completo verde-oro brasiliano in occasione della
vittoria di Rio del 2002 o ancora quello del carcerato nel Gp di Brno di quest’anno?
Per non parlare poi dello scorrazzare per le vie del suo paese in Ape? Quando,
poi, sono arrivate anche le vittorie non ci è voluto molto perché
da spettacolare e simpatico "scavezzacollo", diventasse uno dei più
grandi campioni della storia di questo sport. Rossi, pesarese di Tavullia, è
nato il 16 febbraio del 1979 a Urbino. Partito da qui alla conquista del mondo,
gli è bastato poco tempo per farsi largo al vertice delle classifiche.
Come nella Roma antica il detto "veni, vidi, vici" si adatta alla
perfezione alla carriera di Rossi. Un anno per imparare, un anno per vincere.
Arrivato sulle piste del Motomondiale nel 1996 con l’Aprilia, all’esordio
nella 125, l’anno seguente l’allora Rossifumi, diciottenne, vinse
il titolo iridato della "ottavo di litro" dominando dall’inizio
alla fine. Inevitabile il salto di cateogria nel 1998 quando Valentinik giunse
secondo nella classifica finale della 250 alle spalle di Loris Capirossi. La
stagione successiva quel titolo fu suo sempre in sella alla moto di Noale.

Quindi il passaggio alla classe regina, la 500, dove ha preso l’eredità
(ma anche la moto, la Honda NSR, e la squadra) del grande australiano Mick Doohan.
Dopo aver vinto tanto facilmente nelle categorie inferiori, si pensava che con
un mezzo che aveva creato parecchi problemi ai tanti campioni celebrati, non
ultimo Max Biaggi, pure Rossi sarebbe stato ridimensionato dalla devastante
potenza delle moto più veloci al mondo. Invece, dopo aver pagato lo scotto
del debuttante con qualche caduta all’inizio, "The Doctor" non
ci ha messo troppo per farsi largo anche qui.

Come in 125 e in 250, il primo anno è servito per accumulare esperienza
e per fregiarsi del titolo di vice iridato. Così è stato anche
nella "mezzo litro" che ha dominato nel 2001 come tutti si aspettavano.
Nemmeno l’avvento delle quattro tempi nel 2002 ha ridato incertezza al campionato
più importante delle due ruote. Così Rossi ha fatto valere la
sua legge aiutato dall’imbattiible Honda RC211V e, nonostante gli sforzi dei
vari Kato, Ukawa, Biaggi, Checa, Capirossi o Barros, nessuno è stato
in grado di impensierirlo nella prima stagione che ha segnato l’addio alla vecchia
500. Il 2003, poi, è storia di oggi: un mondiale forse solo un poco più
aperto di quello passato ma mai realmente in bilico, neppure quando Gibernau
sembrava poter insidiare il trono del re. Ventiquattro anni, cinque titoli iridati:
un predestinato, un fenomeno.

Fonte: Tgcom.it

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