MotoGP – Mugello 2004, il ritorno del RE

MotoGP – Mugello 2004, il ritorno del REMotoGP – Mugello 2004, il ritorno del RE

Classe MotoGP.

Sembrava una gara magica solo per l’atmosfera creata dalle tifoserie mentre i numeri lasciavano poco di magico a Valentino Rossi.
Gibernau, nel fine settimana, ha staccato dei tempi impressionanti durante tutte le sessioni di prove. Tempi così impressionanti da lasciare Biaggi con la bocca storta. Sembrava tutto scritto; fino alla griglia di partenza di domenica.
Sullo schieramento, sul quale splendeva il sole, si osservava la freddezza di Gibernau che sembrava destinato ad espugnare “l’italiano circuito”.
Nessuno tra gli italiani sembrava in grado di ostacolarlo più di tanto.

Le certezze dello spagnolo sono durate pochi metri. Quella che sembrava una gara che si sarebbe decisa alla prima curva, sono diventate “due” (causa pioggia”), dense di sorpassi e colpi di scena tra cui uno, Xaus quinto e incredibilmente in piedi fino all’arrivo.

La prima fase di gara ha visto un Rossi partito alla grande e un Tamada attaccato al “folletto” di Tavullia con il biadesivo per quattro giri prima di strappargli la testa della corsa.
I quattro giri seguenti sono stati un misto tra uno scambio a rete di tennis, un inserimento nell’area dei tre punti a basket, un dribbling calcistico, insomma un misto del miglior repertorio sportivo combinato nel motociclismo.
Vedere Tamada così in forma è stato esaltante almeno tanto quanto lo è stato vedere Rossi rispondere ai suoi sorpassi con frenate al limite della fisica.
E’ vero che Rossi guida sempre così; è vero che a certe cosi non ci si abitua mai.

Il grande stato di Tamada non è riuscito a distrarci dall’altro pilota Camel Honda, il nostro Biaggi, che malgrado i quattro podi consecutivi non riesce ad imporsi sul compagno di marca Gibernau. Diversi i problemi lamentati dal romano ma, uno su tutti, l’inguidabilità della sua moto nei tratti a lui più favorevoli. Già! Biaggi ha dei punti nel Mugello che gli rendono diversi decimi in virtù della redditività che hanno se percorsi in maniera decisa e pulita, così come è nel suo stile. Fatalità, la sua RC211V, in quei punti lamentava una instabilità tale da non consentirgli di osare oltre un certo limite, costringendolo a fare tutta la gara in difesa piuttosto che in attacco come avrebbe voluto lui.

Comunque Max, si è dichiarato “non scontento” del suo ennesimo podio. Ha ragione. E’ vero che Sete è il leader della classifica ed è forse vero che la Honda ha scelto lui ma che Max sia uno che si arrende…questo non è affatto vero!

Brutta battuta d’arresto per la Bridgestone al Mugello e di tutti i suoi piloti, più o meno. Chi se l’è vista peggio è stato il verde Nakano, protagonista di un volo a quasi 300 chilometri orari in fondo al rettilineo, dopo il traguardo. La sua ruota posteriore ha scelto il punto dove le moto raggiungono la velocità massima per esplodere lanciando il povero Shinya in aria. Il pilota dopo una serie di capriole che sembrava non finire mai, si è fermato “appoggiandosi” al solito muretto che li non dovrebbe esserci ma questa è un’altra storia. Tutto bene eccetto qualche contusione. Forza Shinya.

Ferito più nell’orgoglio che nel corpo per il rendimento delle Bridgestone è stato Tamada. Fermatosi per un consumo anomalo del suo pneumatico. Visto quanto è successo a Nakano, ha fatto bene.

A sei giri dalla fine della gara, una gara che ha avuto pochi colpi di scena nelle posizioni dietro ai primi quattro, Rossi alza il braccio segnalando l’impraticabilità della pista a causa della pioggia che ha iniziato a cadere sul tracciato. Gibernau non sembra essere dello stesso parere e scuote la testa. Rientra nei box con Rossi e lo fissa attraverso la visiera del suo casco come per ringhiargli e chiedergli il perché. Comunque la gara viene interrotta e come intermezzo si apre il dibattito sul comportamento di Gibernau in occasione dell’incidente a Nakano: bandiere gialle che sventolavano, lui che sorpassa Rossi e “finisce” il sorpasso un attimo prima di vedere le bandiere verdi che danno il via libera. Rossi si lamenta del mancato provvedimento ai danni di Gibernau, Gibernau dice di aver alzato il braccio per lasciar passare, la direzione gara non dice un bel nulla. Fortunatamente nessuno si è approfittato di questa situazione ma una penalizzazione a Sete avrebbe dato un bel margine in più a Rossi e forse la testa del campionato.
Malgrado tutto, Rossi è riuscito ad arrivare davanti a Gibernau ma soprattutto a vincere davanti al suo pubblico nella maniera più bella e spettacolare, due volte su due quasi a voler ripagare l’esborso dei soldi per il biglietto.

Poco da fare per gli altri italiani, Capirossi e Melandri incapaci di brillare anche sfruttando la doppia opportunità offerta dall’interruzione della gara per pioggia. Capirossi continua a fare il rodeo con la GP4 e Melandri deve fare i conti con un avambraccio che gli si blocca dopo pochi giri. Innegabile che per Melandri questo non sia stato il gran premio che molti si aspettavano. Diciamo però che finché il suo braccio ha retto “tutto il resto” andava molto bene.

La Suzuki continua la serie negativa di risultati, rompendosi senza dare alternative a Roberts oltre che il ritiro. Forse per la Suzuki, Kanemoto non basta. Servirebbe un miracolo potente come quello che ha salvato Nakano dal muretto. La squadra deve fare in fretta o l’ottimismo di Kenny finirà per sparire come fa la Suzuki dalle classifiche.

Inutile disquisire sulla squadra HRC-Repsol. Aspettiamo di vedere qualcosa prima di criticare; si perché i piloti HRC non li ha visti nessuno. In una pagella volante verrebbe spontaneo dare quattro ad Hayden per essersi assentato dal posto di lavoro senza giusta causa e cinque a Barros dove a salvarlo dal quattro è un barlume di presenza di spirito manifestatasi in occasione della seconda partenza. Il risultato impedisce di dare un voto migliore.

Fabrizio stavolta non si è fatto gabbare dagli avversari e si è conquistato un punticino che per uno nella sua condizione vale quasi un podio. Non si vede moltissimo la crescita ma almeno c’è la costanza.

Adesso però si va in Catalogna, a casa di Sete, e per Rossi e compagni, sarà dura. Dura perché Rossi non può guidare sempre così; dura perché Gibernau ha preparato la conquista di questo mondiale con una meticolosità tale da non permettersi di perdere il gran premio di casa.

Da segnalare il solito, mitico Meda, autore di un nuovo proverbio in onore di Rossi: “chi stacca alla SanDonato, pilota fatato”.

Davide Giordano

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