MotoGP: Intervista esclusiva a Claudio Corti, rider comasco del Team NGM Mobile

Con quest'intervista a Claudio Corti abbiamo cercato di far capire meglio la MotoGP

MotoGP: Intervista esclusiva a Claudio Corti, rider comasco del Team NGM MobileMotoGP: Intervista esclusiva a Claudio Corti, rider comasco del Team NGM Mobile

Siamo ad Assen con Claudio Corti, pilota del Team NGM Mobile, che corre nella classe MotoGP con la FTR Kawasaki CRT. Al simpatico pilota comasco abbiamo chiesto di fare un bilancio della stagione, abbiamo parlato poi delle differenze tra CRT, prototipi e Superbike e tra le altre cose abbiamo parlato di Max Biaggi tornato in sella ad una MotoGP al Mugello. Ci ha spiegato poi le differenze che ci sono tra i dischi in carbonio e quelli in acciaio e ci siamo fatti raccontare un “classico” week-end di gara.

Claudio, facciamo un bilancio di questa prima parte di mondiale che ti vede in sella alla FTR Kawasaki del Team NGM Mobile

“E’ un pò al di sotto delle aspettative, perchè pensavo di essere abbastanza competitivo sin da subito, poi però arrivati ai primi test di Sepang ci siamo resi conto che il lavoro da fare era veramente tanto e siamo stati molto penalizzati dal fatto di dover usare la centralina unica che ancora adesso ci sta dando dei grattacapi. Tutto gira intorno alla Magneti Marelli, la maggior parte del tempo lo passiamo a lavorare sull’elettronica (in cui abbiamo un aiuto interno dalla 2D), poi viene il resto. Il bilancio è difficile da fare, nessuno si aspettava di essere subito al Top delle CRT, ma abbiamo faticato forse un pò troppo, anche se  a Barcellona si è vista la luce in fondo al tunnel e spero di continuare su quella strada per poi progredire.”

L’elettronica la fa quindi da padrona anche nelle CRT?

“Il problema è che è tutto nuovo, è un software che ha poca “vita”, per mettere a punto un particolare così importante e  complesso ci sono migliaia di parametri, non si tratta solo di lavorare sul Traction Control, ma è una serie di fattori che influenzano tutto il resto. Il lavoro da fare è tanto e la mia squadra ce la mette tutta, ma il tempo è quello che è e noi abbiamo più bisogno dello sviluppo che non della messa a punto.”

Puoi spiegare ai nostri lettori quali sino le differenze principali tra le CRT, i prototipi e le Superbike?

“La differenza tra la CRT e la Superbike non è così poca come uno possa credere. Si parte dalla gomme che sono da 17″ in SBK mentre qui sono da 16,5 e poi qui c’è più libertà a livello di motore. Più o meno però le misure dei telai, le rigidezze sono  quelle delle moto di serie. Le prestazioni di qualche SBK è migliore di alcune CRT, ma a mio parere dipende più dallo sviluppo che loro hanno già fatto che da altro. La differenza con i prototipi è invece abissale, siamo nella stessa categoria ma non c’è niente in comune.”

Ha quindi senso la CRT così com’è fatta ora?

“E’ un peccato che ci sia questa differenza, perchè le prestazioni tra le CRT (tolta la ART, che più di una CRT è una “MotoRT”) sono molto vicine, penso alla FTR, alla Suter e alla PBM. Sarebbe bello un campionato con sole CRT, perchè dietro c’è tanto spettacolo, ma purtroppo non viene ripreso dalle TV. Non penso quindi abbia futuro fatta in questa maniera.”

In molti dicono che sarebbe meglio correre in Superbike con una moto “buona” piuttosto che fare “numero” con una CRT, che ne pensi?

“Penso che questa categoria (parla di MotoGP) abbia molto più palcoscenico della SBK, qui si può imparare molto di più a livello di guida. C’è più “range” di miglioramento, infatti in SBK si arriva ad un livello in cui non si riesce più a migliorare.”

La Honda ha già provato con successo (a quanto dicono) la Production Bike, moto che dovrebbe costare intorno al milione di euro, mentre la Yamaha dovrebbe dare in leasing i motori a circa 800.000 euro. Qual’è il tuo pensiero a tal proposito?

“Quello che mi “spaventa di più della Honda è che dicano abbia girato solo mezzo secondo più piano dei prototipi. C’è però l’incognita Magneti Marelli e la Yamaha fornirà si i motori, ma poi si dovrà assemblare la moto con un telaio. Poi la Honda ha già aumentato il prezzo, anche se alla fine credo sia più conveniente della Yamaha, che come detto fornirà solo i motori. Vedrei bene una CRT fatta con una moto come la Honda Production Bike, anche se i costi rimarranno elevati e siamo sempre in un periodo di forte crisi economica.”

Abbiamo poi chiesto a Corti di spiegare ai nostri lettori la differenza tra dischi in acciaio e dischi in carbonio, e gli abbiamo “ricordato” di come un sei volte campione del mondo come Max Biaggi, tornato per due giorni in sella ad una MotoGP (la Ducati del Team Pramac), abbia trovato difficoltà proprio in quest’ottica, oltre che con l’elettronica e le gomme.

“La differenza è abissale, io ho fatto molta fatica all’inizio perchè è un modo di frenare completamente diverso. Il primo giro non frena, devi fare tutto un giro con il freno tirato. Io ho avuto la possibilità lo scorso anno di correre in Superbike con la Kawasaki del Team Pedercini; lì salti su e vai. E’ si un buon freno, ma rimane un freno stradale, così come le gomme Pirelli non hanno nulla a che fare con quelle della MotoGP. Quest’inverno mi son ritrovato a salire su una moto con freni in carbonio e pneumatici Bridgestone ed è tutto diverso. La gomma davanti è tutta un’altra storia, ti fa fare delle cose incredibili. Credo quindi che Biaggi abbia fatto fatica a risalire su una MotoGP dopo tutto questo tempo, una moto più evoluta di quelle che aveva guidato, con gomme che non aveva mai provato e poi non c’è da sottovalutare il fattore età. Magari mi aspettavo qualcosa in più, perchè lui è stato sempre un pilota al Top, uno di quelli che insieme a Rossi e Capirossi ha portato avanti il motociclismo in Italia nell’ultimo decennio. Per quanto riguarda i tempi posso solo dire che un pilota non gira mai per divertirsi, un occhio al cronometro lo da sempre, anche girando in minimoto!”

Puoi spiegare ai nostri lettori com’è l’approccio ad un week-end di gara?

“Parto da casa con il mio trolley (qui ad Assen un giorno prima perchè si corre al sabato), arrivo in circuito e quando i ragazzi hanno finito abbiamo un piccolo meeting dove mi raccontano quello che hanno fatto, indirizzano il lavoro in una certa maniera. Il grosso del lavoro si fa al venerdì (qui il giovedì), guardiamo i dati del GPS, i rapporti del cambio, l’assetto della moto e la sera dopo le prove ci ritroviamo per discutere di quanto abbiamo fatto. Ci confrontiamo con Colin (Edwards, suo team-mate) che magari ha più esperienza sull’eletrronica, mentre io lavoro più sull’assetto o sul consumo delle gomme rispetto a lui. Nel week-end di gara, si prova, si parla, si decide, c’è il tecnico delle sospensioni, la telemetria e poi alla domenica sera si tira la linea.”

Che ne pensi delle nuove qualifiche “Time Attack”?

“Dal punto di vista della sicurezza è un bene che ci siano Q1 e Q2. Non è così invece per noi delle CRT nelle Q1. E’ peggio perchè ci son sempre due MotoGP e tutti cercano la loro scia. Quindi vedi dei trenini che aspettano i prototipi, mentre io cerco sempre di girare da solo, perchè non ha senso fare un giro veloce per essere magari due posizioni avanti ma poi non avere il passo in gara.”

Foto: Alex Farinelli

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