MotoGP – Assen: SuperValeRossi…
Assen – “SuperValeRossichestichespiralidoso, se lo dici forte avrai un successo strepitoso”, questo devono aver detto a Davide Brivio all’alba di quello che sembra il miglior campionato da svariati anni a questa parte. Lui deve averci creduto e se adesso gli dite che era uno scherzo, non vi crederà mai. Facile capirlo. Si ritrova dopo anni passati con una Yamaha in ombra a mesi in cui la casa dei tre diapason, si ritrova con quattro gare vinte, sulle sei già disputate; i suoi piloti che si vedono sempre più spesso tutti nella top ten, nessun guaio meccanico di rilievo, un feeling perfetto con le nuove coperture della Michelin da 16’,5 ed in testa al campionato marche, davanti alla Honda.
Vi sembra poco? Avete ragione, dimenticavo il campione del mondo in carica, Valentino Rossi, alla guida della squadra di Brivio. Niente male, direi.
Valentino Rossi, definito il nuovo marziano sceso sulla terra per guidare la moto. Praticamente l’evoluzione di “King” Kenny Roberts. Domava i cavalli della sua ex, la RC211V, doma la sua nuova fidanzata, l’M1, e lo fa con una disinvoltura entusiasmante per i suoi tifosi, disarmante per i suoi avversari.
Dopo essersi preso meritatamente una laurea a pieni voti in “moto-medicina” con consegna dell’attestato in quel di Montmelò, a casa del suo attuale rivale Gibernau, il venticinquenne di Tavullia si sta prendendo anche la specializzazione in esoterismo e giochi di prestigio. Anche questa gara l’ha vinta tirando fuori il coniglio dal cilindro, forse quel cilindro in meno che ha la sua M1 rispetto alla RC di casa Honda, quel cilindro che, se lo trova Sete…
Indubbiamente uomo record oltre che pilota e mago. Vince subito a Welcom, in sudAfrica, la prima gara in sella ad una nuova moto e diventa il primo ad aver vinto due gare consecutivamente in sella a due moto diverse. Vince ad Assen su una Yamaha data da tutti per spacciata e prossima ad essere sorpassata in campionato da case artigianali. La stessa Yamaha che torna in testa alla classifica costruttori dopo anni da dimenticare, passati tra piccole gioie e grosse frustrazioni. Quella Yamaha che non vinceva tre gare consecutivamente da diciotto anni! Era il 1986 quando Eddie Lawson firmò l’ultima tripletta.
Non contiamo le gare finite a punti, consecutivamente. Troppa fatica.
Solo 9 i punti in meno guadagnati facendo il paragone con la passata stagione in sella alla Honda RC211V, ma anche una vittoria in più.
Con trentasette vittorie nella classe regina tra 500 e MotoGp ha affiancato il mitico Hailwood e ha messo nel mirino re Doohan a quota 54. Di sicuro per chi si aspettava un anno sabbatico per Rossi ha diversi numeri per ricredersi.
Inizia il suo fine settimana con un giovedì di studio, fatto sulla pioggia con la sua nuova fidanzata blu. L’affiatamento di Rossi con la M1 sull’acqua aumenta e fortuna vuole che nell’ultimo giorno di prove esca un sole in grado di asciugare la pista quel tanto da far veder cadere giù dei tempi stratosferici ad opera di Checa, Gibernau e Rossi. Il pesarese si fa un ultimo giro passando sotto la bandiera a scacchi, pochi secondi prima che sventolasse e butta dentro un tempo che fa venire i brividi, anche a lui.
Nel sabato di gara olandese, si vedono in griglia i soliti noti della prima fila e delle incoraggianti facce nuove. A parte il giapponese Nakano impossessatosi di una seconda fila con la verde Kawasaki, troviamo Marco “Macio” Melandri, convalescente per l’operazione al braccio. Ha iniziato la sua gara sereno e senza pressione; “tutto quello che viene oggi va bene, come se venisse gratis”, ha detto sulla griglia di partenza.
La gara parte e vede subito i due soliti punti blu e gialli (coincidenza bizzarra), schizzare come palle di fucile, al comando della gara. I pochi a restare incollati sono Biaggi, Barros e Melandri.
Barros si esibisce nell’ormai noioso numero dell’uomo meteora. Arriva da dietro, supera tutto e tutti, Rossi compreso, sembra in palla…e poi rotola via in curva buttando tutto al vento compresa quella RC211V della Nasa che gli hanno dato per contrastare Rossi. Lui diceva che la M1 era una moto fatta per cadere; adesso con sabato ha collezionato la sua seconda caduta consecutiva stagionale. Forse ha tenuto per se alcune delle fantastiche regolazioni che hanno reso vincente la M1 e le ha adottate sulla Honda!
A metà gara si vede un terzetto interessantissimo. Gibernau in testa con quella che sembra un’ombra a colori ma che invece è Rossi; Melandri segue terzo staccato di pochissimo. Un momento di distrazione metterà un dritto tra il duo di testa e Melandri che si ritroverà a battagliare per il resto della gara con Biaggi.
Oramai a 2 giri dalla fine sembra che il conto delle vittorie stia per andare in pareggio ma qualcuno dice di no!
Rossi, quasi alla fine dell’ultimo giro si inventa un punto per superare Gibernau e lo infila senza timore, gli mette le ruote davanti e resta in piedi alla curva seguente anche malgrado lo sterzo si fosse chiuso e una tamponata di Gibernau. Sul traguardo arriva primo seguito dallo spagnolo in sella alla Honda e affiancato da un pezzo pendulo di parafango. Terzo un formidabile Melandri riuscito ad avere ragione di Biaggi.
Al podio purtroppo l’atmosfera non è più la stessa dello scorso anno quando ogni gara vinta o persa arrivando secondo da Sete veniva aperta con gli elogi dello spagnolo per Rossi. Chiara la stizza che veicola i pensieri di Sete in parole che non hanno altro senso se non la rabbia di aver perso una gara passata interamente al comando, o quasi!
Adesso la situazione è chiara. Il mondo Honda è avvertito, Rossi è tornato, e anche se sarà per una gara soltanto, ha strappato la testa del campionato marche alla casa dell’ala dorata.
Gibernau inizia a chiedere aiuto come un naufrago lasciato in balia dei flutti e la Honda continua a riflettere senza affanno, forse, in puro stile orientale.
Melandri non possiamo più chiamarlo piccolo, nemmeno a causa della sua altezza. Marco oramai è grande e grosso e cresce sempre di più tanto che i sui muscoli non ci stanno dentro e lui deve operarsi per liberarli. Nelle prime gare aveva provato a sussurrare che lui era forte. A Barcellona lo ha detto ai microfoni dei cronisti. In Olanda lo ha strillato a gran voce al mondo motociclistico intero.
Biaggi sembra ridotto come una tigre senza denti o meglio, senza artigli. I denti per ghermire la preda sono rimasti. Le unghie per afferrarla e tenerla stretta no! La sua moto migliora e le sue prestazioni anche ma i problemi seri restano. Io fossi in lui mi sentirei più arrabbiato e deriso nel dopo Assen piuttosto che dopo Barcellona. Non si può gioire perché Biaggi fa un misero quarto posto. Biaggi è un vincente e non si può essere contenti se ti ritagli un quarto posto dietro alla Yamaha che anni fa guidavi tu.
C’è chi lo vede già nel moto-mercato in cerca di nuove spiagge sulle quali approdare per cercare il riscatto ma la stagione in corso è ancora lunga e lui deve concentrarsi sull’obiettivo in corso. Adesso nel paddock è tornato a girare il suo vecchio maestro Kanemoto. Con lui ha vinto un mondiale importante ed ha rischiato di vincere il mondiale in 500 all’esordio. Però Kanemoto è alla Suzuki e visti gli attuali risultati, Max ha già abbastanza problemi con la Honda.
Il resto della classifica fa piacere solo per la prestazione di Xaus. Anche lui sembra saturo del sapore dell’asfalto ma non delle prime posizioni. A lui il merito della miglior prestazione per la Ducati con la moto dello scorso anno. Dietro tutte le altre GP4.
Ora si riposa fino lunedì, poi si prende il volo per il Brasile. A distanza di una sola settimana sarà difficile vedere novità tecniche per chiunque. Rossi ama questo circuito e Gibernau deve ritornare a vincere.
Preparate camomille, cardiotonici e defibrillatori. Siamo a Rio.
Davide Giordano
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