MotoGP | Marquez ancora sotto i ferri [TITOLI DI CORSA]

Carriera al capolinea per il #93 del Repsol Honda Team?

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Alle prime luci della mattina odierna è cominciato, probabilmente, il viaggio più lungo per Marc Marquez. Il volo diretto a Rochester, in Minnesota, è un più che significativo concentrato di speranze, dubbi, paure ed incertezze sempre più incalzanti.

La quarta operazione, in due anni, all’omero del braccio destro ha i contorni di un’ultima chiamata utile, per tornare ad essere ciò che la sfortuna, ma non solo, ha congelato nelle ultime stagioni. Ed allora ecco che Marquez in volo per gli States diventa soprattutto Marquez in volo verso il suo futuro.

Dalla caduta di Jerez 2020 è iniziato un calvario dal quale il Cabroncito non è più riuscito ad emergere, un percorso ad ostacoli condito da scelte avventate, gestioni al limite del concepibile, pochissimi acuti in pista e nuvole sempre più minacciose sul proseguo di una carriera dove, fino a quel momento, a farla da padrone era stato un sole splendente.

Quando al termine del campionato 2019 alzava il quarto titolo iridato consecutivo, l’ottavo complessivo e il sesto in MotoGP, nulla sembrava potersi frapporre tra il numero 93 e il gradino più alto nell’Olimpo delle leggende delle due ruote.

Ma anche il motociclismo, come gran parte delle arti non necessariamente riconosciute in questo mondo, è per forza di cose una combinazione di talento, condizione e buona sorte, e se riguardo al primo è evidente che la scorta in possesso di Marquez basterebbe per tirare avanti almeno un altro paio di decenni, le altre due componenti, con la stessa evidenza, negli ultimi due anni sono drasticamente venute meno.

Credere però che sia solo colpa della dea bendata, accanitasi su un fenomeno del genere senza capacità di difesa, sarebbe un errore, perché le dinamiche che hanno contornato gli ultimi due anni dello spagnolo, in primis alcune scelte avventate e discutibili, hanno per forza di cose e soprattutto oggi una buona percentuale di responsabilità.

Della serie “aiutati che Dio t’aiuta”, ed in suo supporto, paradossalmente, proprio Marquez negli ultimi anni è sembrato spesso venir meno. Schiavo di un temperamento innato, ostaggio di una necessità di tornare quanto prima il più veloce di tutti. Scelta dei tempi e lucidità in questi ultimi ventidue mesi e in gran parte di questa faccenda sono mancati, e chissà quanto, oggi, sul quel volo per gli States verrà spontaneo farsene un colpa, accompagnato da quella tensione di chi sa perfettamente che l’atterraggio verso Rochester, in Minnesota, non sarà sicuramente tra i più spettacolari, ma senza dubbio tra i più importanti di sempre.

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