MotoGP – Estoril – Barros, il pilota digitale.

MotoGP – Estoril – Barros, il pilota digitale.MotoGP – Estoril – Barros, il pilota digitale.

Pochi secondi dopo la fine del gran premio del Portogallo, tutti si riuniscono in una sorta di conclave parallelo e decisamente più pagano per decidere come definire la manifestazione appena terminata.

Per prima cosa lo sballamento del fuso orario che, in virtù delle coperture televisive, di fatto, finisce per sballare solo l’ordine di apparizione delle varie classi dando vita anche ad un simpatico diversivo.

Fine settimana iniziato già in maniera “bizzarra” con una scorrazzata tra le strade dell’Estoril in pieno stile anni settanta con tanto di “addobbato” nei panni del povero Hoffman, vittima di una scivolata.

Le prove del sabato mi hanno emozionato quasi come un gp, specie quelle di 125 e 250, degne anticipazioni delle gare.

Le gare.

Inizio a base di 250 con duello affatto scontato tra un ritrovato Stoner ed un emergente ed incisivo Andrea Dovizioso. Forlivese verace e privo di timori reverenziali verso il compagno di marca nonché campione del mondo in carica, Daniel Pedrosa.

Sorpassi continui che avrebbero forse fatto impallidire anche quello trascorso tra Gibe e Vale.

Un Pedrosa in ombra che, ci può anche stare. Subisce la fuga di quello che sembrava il suo unico rivale, Porto, e si rifà sotto fino a che non si rende conto di trovarsi in mezzo ad una muta di cani da caccia, lanciati all’inseguimento di “canguro-a-reazione-Stoner”. Nella vana speranza di vederlo sparire per la tangente, i vari cadetti della ex-125 si sono dati una gran battaglia facendo presagire un gran bel campionato che se dio vuole non sarà solamente appannaggio del bravissimo Dani; bravo perché in un campionato di 16 gare, sapersi accontentare non è mai criticabile.

A chiudere il fine settimana di gara una 125 con qualche novità. Il Kappa su Kappa, Kallio su KTM. Binomio nordico per un podio molto interessante. Il finlandese chiude in volata il secondo gran premio della stagione con una progressione. Secondo nel primo gran premio, primo nel secondo. Ciò gli vale la momentanea vetta della classifica davanti a quello che è stato un poco brillante Simoncelli, giunto solo decimo ad oltre 15 secondi dal primo.
Kallio, oltre che aver portato la KTM sul podio fa raggiungere alla casa austriaca la vetta della classifica costruttori a fianco dell’Aprilia.

La MotoGp si conferma l’evento sportivo che tutti si aspettavano. Peccato che ci sia stato chi ne dubitò in tempi non sospetti inserendo la regola fantasma del “flag to flag”.

Già durante la 250 si sono visti sciamani con gonnellina di pelle, stile Sioux, saponette, piuma in testa e paraschiena, compiere riti propiziatori contro la pioggia; in MotoGp si è rasentata la follia.

Piove, non piove; piove, non piove. Tutte le moto schierato con le termocoperte e le rain, poi le mezze slick, poi mezza rain e mezza slick. Alla fine si stava per tirare a sorte ma poi si è fatto avanti Biaggi dicendo: “serve un parere tecnico sul meteo, servono dei professionisti dell’elettronica; mandiamo i miei tanto con me non stanno facendo nulla”. Così è stato ed i prodi dell’HRC si sono portati sul punto più alto del circuito decretando solennemente: “non pioverà mai!”.

Scherzi a parte, questa regola è molto giovane per essere giudicata già pessima o bellissima. Di fatto il più diretto beneficiario ne ha saggiato subito le ottime doti. La gara non si ferma e le trasmissioni pure.

I piloti che prima si trovavano ad alzare serenamente il braccio qualora le condizioni si fossero rivelate non praticabili, adesso si trovano a correre una competizione nella competizione. Chi si fermerà per primo? Sarò il solo? E per questo motivo c’è anche stato chi non ha saputo reggere alla tensione andando a gambe all’aria.

Gibernau si è trovato per terra quando conduceva la gara in maniera decisa, dimostrando che, per quanto forte possa essere, gli manca ancora quel pizzico di astuzia tipica dei grandissimi campioni. Se gareggi con uno come Rossi, visto quello che ha fatto in passato, non puoi cedere alla tentazione di strafare buttando all’aria punti preziosissimi. Si, forse Sete non voleva darla su e non si voleva accontentare ma, per male che poteva andare avrebbe potuto rosicchiare punti. Anche se fosse stato un solo punto sarebbe stato meglio che lo zero collezionato. Difficile credere anche che sarebbe finito in posizioni così remote da motivare la sua sprecata tenacia.

Rossi a cavallo di una M1 che sembra più parente a quella guidata da Barros e Biaggi negli anni passati piuttosto che a quella che ha vinto il mondiale 2004, compie quello che lui stesso definisce un mezzo miracolo. Era evidente che non poteva avvicinare il duo Gibernau-Barros che lo precedeva e si è limitato a contenere un Biaggi in discreta forma, godendo poi dell’avanzamento di posizione causato dall’uscita di Gibe.

Biaggi, Biaggi, Biaggi. La stampa ha detto che le cose per lui adesso vanno meglio ma qualcuno lo ha visto realmente soddisfatto? Non credo. A cavallo della moto ufficiale risica un quarto posto e poi terzo, stando dietro a Rossi e mostrandosi mai pericoloso. Si può essere contenti di un terzo posto nelle sue condizioni? Ribadisco, non credo. Ci sarà un po’ più di tempo prima del prossimo gran premio della Cina ma come si può affrontare un gran premio su un circuito sul quale non ha mai corso nessuno, in sella ad una moto che non ha dato ancora quelle certezze su cui si costruisce una vittoria mondiale? Staremo a vedere.

Adesso il pezzo forte, il primo a passare sotto la bandiera a scacchi: Alexander Barros.
Il “drop-out” della squadra ufficiale, la HRC, lo scarto. Quello che ritorna all’ovile-Pons, il figliol prodigo.

Già si parla di un Barros ritrovato e rinato, addirittura ringiovanito. Io lo definirei digitale, a logica binaria, 0 ed 1. A volte c’è, spesso non c’è! Niente di personale contro il brasiliano, anzi, vedere uno come lui che combatte nella mischia può solo che aumentare lo spettacolo. Per decretare lo stato di Barros, aspetterò ancora. Per quanto riguarda la sua gara di domenica (in realtà tutto il fine settimana), c’è solo un aggettivo: spettacolare.

Guida la Honda dei poveri con una grinta, una rabbia, una determinazione impressionante. Gibernau si è discolpato parzialmente della sua caduta definendosi la prima vittima del nuovo regolamento. Di fatto è, grosso modo, l’unico BIG caduto e di fatto Barros era in palla. Se non fosse caduto Gibernau, molto probabilmente Alex lo avrebbe superato. In sostanza era questione di tempo ma Barros stava risalendo alla superficie in cerca di quella boccata d’aria, premio per chi è rimasto tanto, troppo tempo in apnea.

Subito dietro ai primi tre abbiamo potuto goderci un gran bel duello a moto e squadre scambiate tra “Marco-ex-Yamaha/Fortuna-Melandri” e “Colin-ex-Honda/Telefonica-Edwards”. Spettacolare passa e ripassa che ha visto uscire vincitore il nostro Macio che si porta in terza posizione nella classifica iridata alle spalle di Barros e Rossi. Mica male.

Sfortunato e avventato Edwards che cade ma non butta interamente alle ortiche il suo lavoro, rimontando in sella e chiudendo sesto alle spalle di un concreto anche se non splendido Carlos Checa sulla prima delle Ducati. Ducati che soffre ancora tanto delle acerbe ma impegnatissime coperture Bridgestone, troppo sensibili alle variazioni di temperature. I tecnici giapponesi confermano comunque che il loro massimo impegno porterà presto alla luce dei risultati più che confortanti.

Con questa ultima dichiarazione di Bridgestone, si conforta anche il prode Nakano che, alla ricerca di una configurazione in grado di fargli sfruttare la sua Kawasaki, lamenta solo un ammanco di trazione e di gestione dell’erogazione. Comunque punti anche per lui.

Roby Rolfo chiude la classifica degli italiani al tredicesimo posto davanti alla Yamaha di Elias. Il torinese si dichiara soddisfatto e ne ha più che ragione. Cresce ed impara umilmente e costantemente come si fa il pilota della MotoGp. Forse questo non sarà il suo anno e forse questa non sarà la moto sulla quale riusciremo a vederlo trionfare, però ci piace sognare che anche loro saranno presto della partita, tra quelli che contano.

Per Capirossi, attenzione, una serie di cose vanno dette. Corre ancora mezzo rotto, non fa grossissimi risultati ma lo si continua a definire eroico. Non sarebbe meglio farlo guarire e vederlo in forma al 100%? Non mi risulta che ci sia un campionato parallelo con relativa premiazione per il più eroico, né che la Ducati abbia bisogno di capire quanto valga il suo primo pilota.

Davide Giordano

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