Intervista esclusiva a Virginio Ferrari, nuovo Team Manager Team Italia

L'ex pilota e Team manager ha risposto alle nostre domande in un'intervista a 360°

Il nuovo Team manager del Team Italia ha parlato anche delle difficoltà della Ducati MotoGP, del campione del mondo 2013 Marc Marquez e di Valentino Rossi
Intervista esclusiva a Virginio Ferrari, nuovo Team Manager Team ItaliaIntervista esclusiva a Virginio Ferrari, nuovo Team Manager Team Italia

Abbiamo intervistato in esclusiva il neo-Team Manager del Team Italia Virginio Ferrari. Con il Campione del mondo 1987 della categoria F1 (quella che ha preceduto la Superbike), nonché vice-campione del mondo classe 500cc 1979, abbiamo “toccato” vari argomenti, partendo ovviamente da quello che è il suo nuovo ruolo del Team Moto3 della Federazione. Ecco cosa ci ha “raccontato”.

“Innanzitutto devo dire che questa per me è una nuovissima esperienza. Poter aiutare dei giovani piloti che devono fare gli step necessari per poter migliorare il più in fretta possibile è il nostro obiettivo. E poter dare qualche suggerimento o consiglio per arrivare a questo tipo di risultato sarebbe per me molto importante.”

Quest’anno aiuterai quindi nella loro fase di crescita Andrea Locatelli e Matteo Ferrari, qual’è stata la tua prima impressione e qual’è secondo te il loro potenziale?

“Li ho trovati molti motivati e reduci da una preparazione fisica notevole; mi hanno quindi già sorpreso positivamente da questo punto di vista. Nei primi test avremo anche una risposta in pista e allora capiremo cosa mettere a punto soprattutto dal punto di vista telaistico, questo per poter arrivare in Qatar (prima gara) con il giusto background che ci possa permettere di competere al meglio con gli altri.”

Cosa ne pensi della scelta delle moto, le Mahindra, che lo scorso anno hanno disputato un buon campionato.

“Lo scorso anno si è visto qualche sprazzo importante, speriamo che in questa stagione possa essere colmato il gap che c’era con le KTM, così da permettere ai nostri ragazzi di competere ad armi pari, esaltando le loro capacità di piloti.”

In passato hai lavorato come Team manager con piloti del calibro di Fogarty, Falappa, Lucchiari, Kocinski, Hodgson, Chili, Corser, Spencer e Gobert, ora sei con dei giovanissimi, cosa puoi dire a tal proposito? In questo momento dominano gli spagnoli, pensi che l’Italia possa tornare in vetta?

“Ogni pilota è un mondo a sè. Le multiple esperienze che ho fatto da quando sono passato dietro al muretto, con i vari Fogarty, Kocinski, Falappa, Hodgson, Chili, Corser, addirittura Freddie Spencer, mi hanno fatto capire che ognuno ha attitudini diverse, stili di guida diversi. Poter aiutare dei giovani, entrare in contatto con la loro mentalità e poterli aiutare a migliorare è il nostro obiettivo.”

Tempo fa intervistammo Carlo Pernat (clicca qui per leggere l’intervista), che ci spiegò come l’obiettivo del Team Italia è far crescere i giovani per poi “passarli” a Team che puntano al titolo, come potrebbe essere quello di Fausto Gresini o il neonato Team VR46 SKY. Cosa puoi dirci a tal proposito?

“Sicuramente l’idea primaria delle Federazione è quella di educare i loro piloti e fare in modo che la loro passione o il loro Hobby diventi uno sport professionistico. Se si ottenesse questo risultato nel giro di un paio d’anni vorrebbe dire aver centrato l’obiettivo. Questo perchè il Team Italia vuol permettere a questi ragazzi di essere nel giro di due o tre stagioni nella condizione di poter ambire ad un posto in un Team ufficiale o comunque in un Team professionistico che possa dar loro l’opportunità e le chance per poter competere ad alto livello.”

Passiamo ora alla MotoGP. Cosa pensi della strada intrapresa? Quest’anno non ci sarà più la divisione tra moto ufficiali e CRT ma ci saranno solo moto “Factory” e moto “Open”.

“Questo è un grande dilemma. Quando tu hai una serie di moto ufficiali e delle moto “clienti” ci sarà sempre un divario. Non sempre questo ti permette di esaltare le caratteristiche di un pilota. Prendiamo ad esempio Casey Stoner. Quando nel primo anno di MotoGP era con il Team di Lucio Cecchinello in sella ad una Honda clienti, un’ottima moto ma non al Top. Quanti si erano resi conto che l’australiano era un pilota da moto ufficiale? Lo si è capito soltanto quando è passato in Ducati, una moto da lui trasformata in moto da primissimo ordine, vuoi per le gomme, vuoi per altre ragioni; lui è però riuscito ad esaltare le caratteristiche di quel mezzo che poi immediatamente dopo in mano ad altri piloti non ha più reso come aveva fatto con l’australiano. Questa è la dimostrazione che quando si ha un mezzo leggermente superiore alla concorrenza, esce fuori anche il vero talento.”

A proposito di Ducati, cosa manca secondo te alla Rossa a due ruote per poter tornare competitiva? Dall’era Stoner come hai appena detto non c’è stato più nessun risultato di rilievo, questo nonostante ci abbiano corso piloti del calibro di Valentino Rossi, Andrea Dovizioso e Nicky Hayden.

“Ho sempre sostenuto che la “defaillance” della Ducati è da “leggersi” in chiave telaistica. L’architettura del suo motore non è infatti l’ideale su un mezzo da Gran Premio. Non è ideale come configurazione, parliamo nella misura che si ha in senso longitudinale in linea di marcia. Questo ti porta ad avere delle misure sul bilanciamento del mezzo che sono più “lunghe”. Il 4 cilindri fronte marcia della Yamaha è ad esempio più estremo dal lato della concentrazione delle masse. In parole “povere” ha motore più “corto” che ti permette di avere un passo meglio distribuito e quindi avere la geometria dell’avantreno e il ruolo dell’avancorsa con una maggiore sensibilità alle modifiche apportate. In Ducati tutto questo risulta più difficile perchè hanno dovuto concepire un mezzo con una lunghezza totale simile a quello della concorrenza (Yamaha e Honda), ma che in effetti vede le misure asse anteriore al forcellone, fulcro forcellone all’asse posteriore, diverse e che portano ad una moto più “lunga”.

A questo proposito cosa pensi dell’arrivo dell’Ing. Gigi Dall’Igna, che ha fatto molto bene in Aprilia, vincendo dei titoli sia nel motomondiale (125 e 250cc) che nella Superbike.

“Porterà sicuramente “aria” nuova, ma si dovrà capire se sarà capace in breve tempo di ribaltare questa situazione. Dovrà sicuramente ridisegnare il motore lato carter per potere portare “su” i due cilindri bassi (quelli anteriori) in modo fa poter far ruotare verso il posteriore tutta la bancata e fare in modo che il motore somigli di più a quello della Honda 4 cilindri.”

Parliamo ora del neo-campione del mondo Marc Marquez, che ha vinto il titolo della Top Class centrando molti record nel suo anno di esordio. Qual’è il tuo pensiero?

“Ha dimostrato innanzitutto di essere straordinariamente motivato. Ha confermato le caratteristiche di guida già mostrate nella Moto2, aggressività, temperamento, costanza, capacità di prendere notevoli rischi. E’ stato anche molto fortunato, infatti nonostante le molte cadute (soprattutto in prova, ndr) non si è mai infortunato. Non ha avuto nessun inconveniente fisico e questo si è rivelato fondamentale in una stagione che ha visto anche gli infortuni di altri piloti (Lorenzo e Pedrosa, ndr).”

Un ultima domanda su Valentino Rossi, che quest’anno (secondo anno di ritorno in Yamaha) ha voluto cambiare il suo capotecnico Jeremy Burgess con Silvano Galbusera. Secondo te è l’ultima chance che ha di tornare davanti?

“Io spero che Valentino posso ancora andare avanti altri 10 anni, questo dal punto di vista della simpatia che ho per lui. E’ chiaro che si ritrova a fare dei corpo a corpo con piloti che hanno molta “fame”, denti molto aguzzi, che poi fanno la differenza. La classe c’è sempre, la velocità sul giro può essere anche all’altezza ma poi quello che conta molto è la bagarre nel corpo a corpo.”

Aver costituito un Team in Moto3 (dove correranno Fenati e Bagnaia) potrebbe distrarlo dal punto di vista strettamente “corsaiolo”?

“Sicuramente sarà il suo futuro quando appenderà il casco al chiodo. Comunque non credo che sarà distratto da questo. Dal momento che ci si allaccia il casco e si sale in moto ci si dimentica di tutto e questo vale anche per piloti sposati o che hanno dei figli. Una volta abbassata la visiera si entra in quel particolare stato che io definisco di “grazia”; sei al di sopra di ogni particolare che ti possa influenzare o nuocere.”

Ti ringraziamo Virginio per questa intervista che ci hai concesso e ti facciamo un in bocca al lupo per questa tua nuova avventura.

“Viva la Lupa e tutti i lupacchiotti!” (dice sorridendo).

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