Intervista al campione del mondo 125, Alvaro Bautista


Quella del 2006 è stata la stagione della consacrazione per Alvaro Bautista. Al suo quarto anno nel circo del motomondiale ha ottenuto tutto ciò che gli mancava per dimostrare il suo potenziale e le sue doti come pilota. Nonostante l’anno scorso fosse stato sul punto di gettare la spugna, nel 2006 Bautista ha fatto la differenza, essendo stato il miglior pilota spagnolo della quarto di litro e sollevando a Phillip Island il suo primo (e probabilmente unico) titolo mondiale in 125. I numeri dicono tutto: 7 vittorie, 5 pole, tre secondi posti, due terzi e 280 punti. Sentiamo dalla viva voce di “Batigas” le emozioni per questa affermazione a livello internazionale
Da quando sei entrato nel circo del motociclismo, qual è stata la tua evoluzione? Possiamo fare un piccolo riassunto di ogni anno?
“Il 2003 è stato l’anno del mio debutto nel motomondiale; allora combinavo il CEV con il campionato del mondo. Fu un anno di apprendistato, per introdurmi al mondiale e vedere come funzionava tutto questo. Ho cominciato ad andare a punti a metà anno, e ho chiuso la stagione con un quarto posto in Australia, un sesto a Valencia e con il titolo di campione spagnolo. Il 2004 è stata la mia seconda stagione nel mondiale e tutto si prospettava molto bene: durante i test della pre-stagione abbiamo girato su tempi molto rapidi. All’inizio avevamo alcuni problemi con le sospensioni, però a metà anno ho conquistato il mio primo podio nel mondiale e questo mi ha aiutato ad affrontare il finale di stagione con il morale al massimo. Nelle ultime cinque gare sono stato il pilota che ha fatto più punti, eccetto il campione del mondo Dovizioso. L’anno scorso è stato l’anno dei cambiamenti, la scuderia per cui correvo ha cambiato moto e personale tecnico e per me è stato un passo indietro in tutta l’evoluzione che avevo fatto fino a quel momento. Abbiamo terminato l’anno in 15° posizione e per noi fu una mazzata abbastanza dura. Anche questo mi è servito per maturare molto. In compenso, questa stagione è stata totalmente differente per me. Un cambio radicale di moto e team dove ho trovato la confidenza necessaria per poter dare tutto quello che avevo dentro. Quest’anno le cose ci sono andate molto bene, però l’esperienza dell’anno scorso mi è servita per non abbassare la guardia e pensare gara per gara”
Hai pensato qualche volta che saresti potuto diventare campione del mondo?
“No, né molto meno. Da quando ho cominciato a correre ho cercato di migliorare a brevi passi sempre di più. Il primo sognavo di diventare campione di Spagna e di poter stare nel mondiale. Poi di essere costante nel guadagnare punti e fare podio. Quando hai fatto alcuni podio, il tuo obbiettivo seguente è vincere qualche gara e vincendo le gare di rimanere in lotta per il campionato del mondo. È qualcosa che colpisce. Credo che non bisogna fissarsi su qualcosa di grande, se non passo per passo”
Che impostazione avevi all’inizio della stagione?
“La verità è che nel finale della scorsa stagione, giungere all’inizio di questa è stata abbastanza difficile. Le cose non andavano bene e quello che mi offrivano per quest’anno non mi interessava. Avevo la possibilità di entrare nel Team Aspar, però c’era un team valenciano con due piloti del posto che optavano per tutta la stagione e una fabbrica italiana che aveva un pilota italiano nella squadra. All’inizio ero “sfavorito” poi ho visto che Jorge era una persona onesta e che entrambi avevamo lo stesso trattamento. E così è stato finora. La verità è che tutto è andato meglio di quanto sperassi. Sinceramente se devo ringraziare qualcuno è a Jorge, per aver creduto in me quando nessuno l’avrebbe fatto”
Qual è stato il tuo segreto?
“Le spiegazioni sono due. Il cambio di squadra e della moto. Tutti noi piloti abbiamo bisogno di un compromesso che ci permetta di divertirci sopra la moto, è questo è quello che hanno saputo darmi nel team Aspar. Io sono un pilota che se mi diverto sulla moto, sono rapido e sto davanti. È stato questo il segreto. Poi è stato anche importante la solidità dei risultati che abbiamo ottenuto: siamo arrivato a Jerez e abbiamo vinto, siamo andati in Qatar e abbiamo vinto di nuovo. Allora fu quando ho raggiunto un punto di confidenza che è rimasto con me tutto l’anno”
Quali sono stati i tuoi più grandi rivali durante la stagione?
“All’inizio dell’anno i miei più grandi rivali erano i miei compagni di squadra e le KTM. La Derbi di Pesek andava bene nel pre-stagione, però non lo vedevo come un favorito; sapevo che Kallio e i miei compagni di squadra sarebbero stati i miei compagni più diretti”
Che relazione hai con le persone della tua squadra?
“La nostra relazione è molto buona, ma la verità è che è una relazione molto professionale. Fortunatamente sono dei grandi professionisti che hanno molti anni di esperienza nel mondo del motociclismo è questo è una garanzia. Ognuno di loro nelle loro diverse professioni ha fatto la propria parte perché questo sogno diventasse realtà e per questo li ringrazio”
Qual è stato il momento più positivo della stagione?
“Senza dubbio la gara di Brno è stata il momento più positivo della stagione. È un circuito in cui non mi sono mai trovato bene e tornavamo da un periodo di vacanza molto lungo. La gara andava bene e avevo una certa distanza da Kallio, però si stava un po’ avvicinando. Alla fine ho vinto in extremis ed è stato il miglior momento della stagione finora”
Qual è stato il momento più difficile della stagione?
“Il Gp di Germania, non per la durezza della gara, quanto per come è stato in generale tutto il fine settimana. Durante le prove sono caduto due volte, che mi hanno fatto perdere un po’ la confidenza e ho iniziato la gara senza avere le cose ben chiare. Fortunatamente è andato tutto bene e anche se non ho vinto, mi sono goduto la gara e sono tornato a casa con il morale alto”
Qual’ è stato il momento peggiore della tua carriera sportiva?
“Il 2001 fu un anno complicato, ed ero sul punto di abbandonare il motociclismo. Fortunatamente ho fatto un paio di gare con BQR e questo mi ha aperto di nuovo le porte nel team di Clarence Seedorf per il professionismo delle moto”
Quando hai cominciato a pensare che il titolo mondiale era nelle tue mani?
“Ho cominciato a pensarci dopo la gara del Qatar. Quella di Losail era la seconda gara dell’anno e noi venivamo come vincitori da Jerez, però dovevamo confermare i buoni risultati che stavamo facendo. Siamo riusciti a fare un fine settimana eccezionale e a vincere di nuovo con abbastanza differenza. In quel momento vidi che gli latri mi guardavano con meraviglia, ma io sapevo quello che stavo facendo. Non c’era un giorno in cui non ero sicuro di quello che stavo facendo e di come lo stavo facendo”
Com’è il tuo rapporto con Jorge Martinez?
“Oltre al fatto di essere il mio team manager e una persona che mi trasmette una grande tranquillità quando mi parla. Sa molto di corse ora che come sappiamo tutti ha vinto quattro campionati del mondo (che non sono pochi) e io sfrutto tutta la sua esperienza e di ogni consiglio che mi da. È una buona persona e il mio rapporto con lui è geniale”
Come definiresti la gara che hai fatto a Phillip Island?
“Mi aveva sorpreso un po’ il ritmo che aveva dimostrato Kallio nelle prove, che era molto alto e sapevo che sarebbe stato difficile per me scappare come nelle altre gare. Poco dopo la partenza hanno dato bandiera rossa è hanno interrotto la gara, però in quell’istante mi sono accordo che il mio ritmo era più rapido del suo. Alla seconda partenza mi sono messo in testa e ho deciso di spingere al massimo per avere il minor numero possibile di piloti dietro di me, perché in questo circuito ti possono facilmente rubare la vittoria sulla linea del traguardo per la scia. Giro per giro ho imposto il mio ritmo e mi accorgevo che il mio vantaggio stava aumentando, fino a restare solo. Comunque la mia squadra è stata molto abile tra una gara e l’altra a cambiarmi il pneumatico posteriore (mettendomene uno più duro). Questa azione è stata quella che mi ha permesso di girare più velocemente in gara senza rischio che si consumassero poiché la durata della gara era di soli quindici giri. Sono riuscito a mantenere il vantaggio e alla fine sono riuscito a vincere”
Le tue possibilità di vincere il titolo mondiale in Australia dipendevano da un punto, sempre e quando fossi arrivato davanti a Kallio. Avevi chiaro che poteva essere qui a Phillip Island il momento giusto?
“Avevo una possibilità, però ho preparato questa gara come un qualunque altro gp, lavorando al massimo col mio team e preparando la moto per le gare. Durante le prove Kallio aveva dimostrato di avere un ritmo davvero forte, però era anche caduto, il che significava che era al limite. Aveva anche rotto due volte la KTM, per cui si stava giocando tutte le sue carte. Io contavo molto sulla garanzia che la mia moto era affidabile e fortunatamente è andato tutto bene. Abbiamo vinto il titolo mondiale a Phillip Island, con tre gare di anticipo e ora voglio solo godermi questo sogno che non ho ancora ben assimilato”
Cos’hai pensato quando hai tagliato il traguardo e hai visto che il tuo sogno si era realizzato?
“È stata una sensazione strana, per la verità, le prime cose che mi sono passate per la testa sono state la mia famiglia e le persone più care. Più tardi, quando ho visto i miei meccanici che mi aspettavano sulla pit-lane, è stato lì che mi sono veramente emozionato. Ho visto Jorge e tutta la gente piena di allegria, con la maglietta del numero “1” e l’abbraccio in alto. È stato il miglior momento della mia vita, il più bello e speciale che mi sia capitato finora”
Come ripartiresti il titolo tra Aprilia, Jorge, la squadra e a te come pilota?
“È molto difficile dividere il titolo perché ognuno ha il suo merito e parte del lavoro. Se sbaglia uno, il lavoro degli altri non serve. Credo che la miglior ripartizione sia equa, ognuno ha il 25% di merito, però senza il 100% di ogni parte sarebbe stato impossibile vincere il titolo mondiale”
Ora che sei campione, come ti prospetti i gran premi restanti?
“Senza dubbio con la voglia di godermeli. Sarà difficile perché Kallio, Pasini, Faubel e Gadea si giocano il secondo posto e tutti loro daranno il massimo per conquistarlo, però di sicuro mi piacerebbe vincere una delle gare restanti”
Tornerai a Cheste come campione del mondo. Che sensazione ti da?
“Sarà grandioso!!! Poter portare il numero 1 davanti ai migliori appassionati del mondo sarà fantastico. Senza alcun dubbio. Avere già chiuso i giochi a tre gare dalla fine mi da una tranquillità in più. Arrivare a Cheste giocandomi il titolo sarebbe stato complicato per la pressione”
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Non lo so, per ora sono concentrato sulle gare che abbiamo davanti. Ora vedrò con il mio manager le opzioni che abbiamo con Jorge e poi progetteremo il futuro”
A chi ti piacerebbe dedicare il titolo?
“A tutte le persone che hanno creduto in me, anche nei momenti più difficili. Sapevamo che in questo sport si passa con facilità da stare benissimo a stare molto male ed è molto facile rilassarti quando le cose vanno bene. Senza dubbio la mia famiglia e i miei familiari sono coloro che più lo meritano. Anche a tutta la mia squadra e a tutte le aziende che hanno creduto in questi progetto e, come no, alla mia città, Talavera”
Marika Farinazzo, fonte Aspar Team
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