Gli occhi sul casco dei piloti giapponesi, cosa rappresentano?
Una tradizione che va ormai avanti da tantissimi anni e una domanda a cui abbiamo cercato di dare risposta
Piloti Giapponesi casco con occhi – La tradizione e la storia dei piloti giapponesi delle due ruote è vastissima, ma c’è un particolare che accomuna molti di loro: il disegno degli occhi sul casco.
Per spiegare questa moda, anche se continuando a leggere scopriremo che non è affatto tale, bisogna fare un salto indietro nel tempo di circa 50 anni spostandoci nel vecchio continente. A raccontarci questa storia ci ha pensato il sito MondoMutero.com, ma noi abbiamo deciso di approfondire ulteriormente la questione.
Era l’epoca delle roadrace, piloti coraggiosi che sfidavano la fisica e la vita tra pericolosissime strade cittadine, dove era più facile farsi male che arrivare al traguardo.
In questa epoca di impavidi piloti, uno su tutti utilizzò per la prima volta il disegno degli occhi sul casco, stiamo parlando di John Cooper. Nonostante sia uno dei piloti tra i più sconosciuti, Cooper è stato un pioniere del motociclismo, dalla carriera forse non brillante, ma ricca di soddisfazioni. Al pilota inglese va attribuito anche il riconoscimento di essere stato il primo ad appoggiare il ginocchio in curva, metodo poi sviluppato e perfezionato dal più noto Kenny Roberts.
L’idea di utilizzare un casco con gli occhi arrivò nel 1960, quando il britannico si presentò in gara sfoggiando un casco con le sue iniziali e un disegno fatto a mano del grillo parlante, tale casco venne però rifiutato dai commissari di gara, allora Cooper decise di disegnare su di esso due occhi. Questi divennero poi il suo “marchio di fabbrica”.
L’utilizzo di questa decorazione sbarcò nella terra del Sol Levante grazie a Tadashi Suzuki, conosciuto anche come Tadao. Un pilota di motocross giapponese che nella sua terra dominò in lungo e largo a metà degli anni sessanta. Il periodo coincideva anche con il momento migliore di Cooper, il giapponese decise così di adottare la particolare decorazione, in una variante più grande, che divenne anche per lui un segno di riconoscimento.
Quando Suzuki si ritirò dalle competizioni fondò la “Tadao Special Parts” che diventò successivamente la “SP Tadao”, che aveva come simbolo proprio gli occhi utilizzati dal fondatore. L’azienda produceva, e produce tuttora, scarichi per moto da competizione e ben presto iniziò a sponsorizzare la carriera di alcuni giovanissimi piloti nelle categorie minori, che iniziarono ad utilizzare sui caschi la grafica di Tadashi Suzuki. Molti di questi motociclisti riuscirono ad arrivare a competere ad alti livelli, portando con se il marchio di fabbrica come ringraziamento nei confronti di Tadao per avergli permesso di realizzare il loro sogno.
Questa tradizione si è poi tramandata di pilota in pilota e se oggi vediamo in pista piloti giapponesi con gli occhi sul casco, tra cui ricordiamo: Tsuyuki Nakasuga, Shinya Nakano e Tomoyoshi Koyama (e tantissimi altri) bisogna ricordare che lo fanno non per moda, ma per ringraziare il loro “maestro” Tadashi Suzuki.
Foto: Alex Farinelli
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