Commenti entusiasti intorno alla nuova Yamaha YZF-R1 Superbike

Dichiarazioni dei protagonisti dopo la presentazione del team a Barcellona

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Un ritorno in grande stile della Yamaha in WorldSuperbike era da prevedere, quantomeno sulla carta, dopo i primi test, ma che il clima fosse tanto euforico attorno alla nuova YZF-R1 in configurazione Superbike forse pochi se lo sarebbero aspettato.

Certo la pista poi darà i suoi verdetti, già tra poco più di un mese a Phillip Island, ma intanto un tale ottimismo non può che portare attenzione attorno a un campionato che ne ha indubbiamente bisogno.

Dopo i test di Jerez del Frontera, svolti prima della pausa invernale, il più fiducioso sembra essere Sylvain Guintoli, letteralmente “innamorato” della nuova moto, certamente desideroso di rifarsi dopo un’annata difficile in Honda, che non gli ha mai consentito nemmeno di provare a difendere il titolo iridato.

“Siamo molto in anticipo sullo sviluppo per la stagione 2016, tutto è andato bene nelle prime prove e stiamo proseguendo con il lavoro. Abbiamo nuove parti da testare e altra carne al fuoco, è tutto molto esaltante” – ha detto l’iridato 2014 – “Ho avuto subito un grande feeling con la R1, mi ha ricordato la M1 da MotoGP come carattere e DNA: mi son sentito quasi come nel film “Ritorno al Futuro”. Avevo tante aspettative la prima volta che sono salito sulla R1 ed è stata una sensazione fantastica, ma non vogliamo sottovalutare i nostri avversari, che sono molto forti. Sarà una sfida ‘in crescendo’ in questo 2016, speriamo di conquistare qualche podio. Segretamente, tutti noi speriamo di essere già i più veloci, ma stiamo parlando comunque di una moto nuova, al primo anno in WSBK, e quindi dobbiamo cercare di essere anche realisti. Però… possiamo anche a sognare!”.

Alex Lowes condivide l’ottimismo del suo compagno di box: dopo due anni di pochi alti e molti bassi con la Suzuki GSX-R1000, il britannico è stato confermato dal team Crescent in Yamaha e ora spera di raccogliere nel 2016 i frutti dell’esperienza in WSBK maturata fin qui:

“La prima volta che ho provato la moto era stata fantastica. Non sai mai cosa aspettarti quando sali in sella… Ho fatto tre giri e ho pensato ‘è fantastica’ e subito dopo mi son detto: ‘dobbiamo fare di questa moto una contendente nella corsa al titolo’, ma Ducati e Kawasaki sono altamente competitive e non si possono sottovalutare. Ci attende un grande lavoro, ma abbiamo la consapevolezza che di avere una moto al loro livello. Guiderò una moto che dalla prima griglia di partenza di Phillip Island fino all’ultima del Qatar potrà solo migliorare, è un pensiero fantastico da avere come pilota.”.

Il clima di ottimismo attorno al progetto coinvolge anche il Project Manager Andrea Dosoli che ha seguito lo sviluppo della R1 sin dalle prime fasi, con la ‘ciliegina’ della vittoria alla 8 Ore di Suzuka, anche se le sue dichiarazioni sono state piuttosto prudenti:
“Sappiamo che il 2016 sarà una stagione di avvicinamento per noi; vogliamo affrontare questa sfida passo dopo passo e prima di tutto vorremmo capire il nostro livello rispetto ai migliori. Siamo consapevoli di quanto sia difficile questa competizione, insieme a tutti i nostri partner e alla casa madre in Giappone abbiamo stilato un piano chiaro e dettagliato che ci porti, come ho detto prima, tappa dopo tappa a migliorare la nostra competitività. La moto ha un grandissimo potenziale”.

Il 2016 rappresenta un nuovo inizio anche per Paul Denning, Team Principal e proprietario del team Crescent, che dopo anni di sodalizio con Suzuki riparte quest’anno dalla nuova 4-cilindri di Iwata:

“Partecipare finalmente al Campionato del Mondo Superbike con una moto realmente competitiva rappresenta una grande opportunità, soprattutto con questo progetto, che guarda di più al futuro. Si tratta di sviluppare la moto e innalzare progressivamente il nostro livello. Abbiamo un chiaro obiettivo: raggiungere uno sviluppo tale da poter lottare per il titolo già dai primi anni. È emozionante vedere il progresso che la moto ha già fatto fino ad ora: non è ancora arrivata al ‘punto giusto’, ma non è neanche troppo distante….”

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