Amarcord 2: esattamente 10 anni fa l’ultima corsa di Wayne Rainey….

AMARCORD 2: ESATTAMENTE DIECI ANNI FA L’ULTIMA CORSA
DI WAINE RAINEY

di Mike1964

"Ricordati che oggi hai un compito preciso" gli ha detto Kenny prima
della gara.
Già. Ma come si fa ad eseguire tale compito se hai appena ottenuto la
pole, corri in casa ed il compito in questione consiste nel far vincere il tuo
compagno di squadra?
Nonostante questo, il pivello è un professionista; non per niente ha
già vinto tre titoli mondiali nelle classi inferiori; ed appena il mese
scorso ha lasciato di stucco il suo team, andando a vincere la sua prima gara
in 500 davanti al suo caposquadra: nessuno gli aveva detto di non farlo, forse
non avevano nemmeno considerato che ne avesse le capacità…
Ora che se ne sono accorti, l’ordine è tassativo, e lui lo rispetterà.

Da parte sua il Campione non è del tutto tranquillo; sa riconoscere i
cavalli di razza e quel tipo sfrontato va un po’ troppo forte per i suoi gusti.
Un comprimario non avrebbe mai osato fare quel che il pivello ha fatto a Donington,
sapendo che c’era il titolo in ballo.
Per il Campione questo è un problema: ha vinto tre titoli consecutivi,
mettendoci sempre un po’ di suo in più. La Casa madre sembra non volerne
sapere: "Ma se vinci, perchè ti lamenti?" gli dicono.
Non sanno di quanto sia difficile sopperire ogni volta alla lacune tecniche
della moto col coraggio e la determinazione.
No, un nuovo avversario da battere, per di più interno, è proprio
l’ultima cosa che ci vuole.
Le moto sono schierate sulla linea di partenza; solo 21 millesimi di secondo
separano il pivello dal Campione; ma sono millesimi a favore del pivello.
Si parte!
La coppia biancorossa si porta immediatamente in testa.
Kewin insegue in terza posizione; un sorprendente John è quarto, sulla
moto rossa. Mik è indietro.
Ma il pivello è sempre li.
Il fiato sul collo.
Un Campione è un Campione, non può accettare di non essere il
più veloce.
"Non pensare alla moto, guida sui problemi" pensa tra se; lui è
fatto così. Non si arrende mai, non molla mai, anche se non c’è
speranza, anche se è scritto che non ce la puoi fare. Perchè lui
è un Campione, sa di esserlo. E nessuno può guidare una Yamaha
come lui. E’ così che ha vinto tre titoli consecutivi, contro ogni pronostico
e contro ogni speranza.
Contro la sua stessa moto.
Il pivello è ancora li.
Inizia il decimo giro.
Forse sotto il casco un sorriso sta affiorando sulle labbra del Campione.
Ce la sta facendo. Per la quarta volta consecutiva.
Ancora una volta è stato più forte di tutti, più forte
degli avversari, più forte della moto, più forte del destino.

Ancora quel pivello alle spalle…
All’improvviso il mondo impazzisce.
Il pivello vede la bestia selvaggia che si scatena davanti a lui e disarciona
il domatore.
Nessuna pietà, nessuna compassione, nessun rimorso.
Il mostro meccanico libera la sua rabbia, il Campione è una bambola di
pezza, nient’altro che una bambola di pezza.
Dolore.
Lancinate, profondo, insopportabile.
Si continua…
Ma la bambola resta li, sul prato. Qualcosa si è spezzato in lei.
Il mago dei giocattoli accorre subito. Lo fa sempre; lui sa come riparare quei
fragili esseri, quelle meravigliose creature fatte di nervi, coraggio, forza
e volontà.
Ma stavolta la sua faccia è di pietra. La bambola non potrà più
camminare.
……….
Il pivello libera tutta la sua gioia.
Il caldo pubblico italiano lo porta in trionfo.
Un’euforia incontenibile lo esalta, lo pervade, lo ubriaca mentre sale sul gradino
più alto del podio.
Ancora non sa del dolore.
Ancora non sa del filo spezzato.
Ancora non sa della bambola.

Misano, 5 settembre 1993.
Luca Cadalora vince il suo secondo gran premio in 500.
Rainey entra nell’olimpo degli eroi, ma non camminerà più.

Schwantz è campione del mondo.

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