Pagelle stagione 2003….

Pagelle stagione 2003

di Io, Paperoga

Rossi: fuori concorso
Quattro anni di partecipazione alla classe regina: un secondo posto e poi tre
titoli iridati.
Quest’anno in pista le vittoria sono state 10, 5 i secondi posti ed una
volta è arrivato terzo; in punti 366.
La gestione del campionato è stata perfetta. Fin troppo. Perché
con il senno avrebbe anche potuto essere meno prudente nelle gare di metà
stagione, e deliziare il pubblico con tante altre gare simili a quelle che ha
corso dalla Repubblica Ceca in poi.
Andando a ritroso, in altri termini, si può dire che in realtà
non c’è mai stata partita. Troppa la differenza di classe nella
guida e di capacità di mettere a punto il mezzo.
La decisione di cambiare casacca porta un gusto nuovo al mondiale 2004, ma in
tanti sono pronti a scommettere che il risultato non cambierà.

Gibernau: 10
Primo degli esseri umani.
Contro l’extraterrestre non c’è stato nulla da fare, e neppure
le 4 vittorie stagionali ed i 10 podi stagionali hanno potuto farlo avvicinare
al titolo.
Ma come le ha prese da Rossi, così le ha date a tutti gli altri.
Dopo anni di purgatorio, dimostra che nel sottobosco del motomondiale ci sono
tanti piloti che non sono dei semplici operai del manubrio ma che possono dire
la loro e mettere in difficoltà colleghi ben più quotati.

Biaggi: 6
Terzo nella classifica finale.
Però quello che sarebbe stata una grande stagione per quasi tutti i piloti
del mondiale, ha un sapore molto amaro. Perché se infischiarsene dei
secondi presi da Rossi ad inizio campionato poteva essere un merito, alla lunga
è stata solo un umiliante consuetudine: quasi mai in corsa per la vittoria,
quasi sempre a distanze siderali dai primi della fila.
Le premesse, dopo la rottura con la Yamaha ed il ritorno a casa Honda, erano
ben altre.

Capirossi: 8
Ha colto al volo l’occasione che gli è capitata, e si è ritrovato
improvvisamente di nuovo tra quelli che lottano per vincere.
Bravo ad accettare la scommessa, bravo a portare lo sviluppo dove è necessario
quando si parla di motogp: la vittoria del gp catalano è stato il giusto
premio degli sforzi profusi.
Meno convincente sotto il punto di visto della continuità, e per tutti
valga il ritiro di Welcom: per puntare più in alto, il miglioramento
deve cominciare da lì.

Hayden: 8
Fin al gp di Gran Bretagna è sembrato un oggetto misterioso, quasi la
dimostrazione vivente della differenza che passa tra le categorie minori e la
classe regina.
Poi, curva dopo curva e nell’indifferenza generale, le staccate sono diventate
sempre più simili a quelle del suo compagno di squadra, la moto ha cominciato
a controsterzare e a raddrizzarsi con sorprendente velocità.
Negli ultimi gp è arrivato tra i nomi altisonanti e plurititolati, senza
però perdersi in troppi convenevoli: miglior esordiente dell’anno
ed un luminoso futuro davanti a sé.

Bayliss: 7
Si è gettato nella nuova avventura con grande entusiasmo, e con il coraggio
di chi non ha paura di misurarsi con i propri limiti.
Non è stata sempre una passeggiata. Anzi. Non lo è stata praticamente
mai, sia nel confronto con il compare di scuderia sia nell’ordine d’arrivo.

Alla fine ci si ricorda di qualche prova convincente, mentre per il resto è
stato un gran remare a centro gruppo.
Per adesso i migliori sono ancora molto lontani. L’anno prossimo, pagato
dazio al noviziato, sarà nelle condizioni per esprimersi al meglio.

Checa: 2
Pilota di punta della Yamaha, finisce a pari punti con il demotivatissimo Ukawa.

Dopo un inizio di stagione al di là del bene e del male, nel finale ha
fatto qualche comparsata tra quelli che possono puntare al podio.
Tutto qui, e tanto basterebbe.
Poi si pensa alle precedenti stagioni: l’anno scorso con 4 moto competitive
riuscì ad arrivare 5°, nel 2001 chiuse 7°, nel 2000 6°; per
trovare la sua ultima vittoria bisogna tornare al 1998.
La sua ormai quasi decennale presenza nel team di punta Yamaha spiega molte
cose.

Ukawa: 5
La stagione di gloria è stata il 2002.
Quest’anno, declassato in un team satellite, ha sofferto terribilmente
la crescita della concorrenza, ed ha chiuso la stagione senza centrare neppure
un podio.
Troppo inferiore a troppi colleghi, l’anno prossimo il suo prezioso sellino
verrà passato a qualche d’un altro mentre il vecchio Torhu verrà
nuovamente retrocesso.
Sinceramente non credo che l’anno prossimo saranno in molti a rimpiangerlo.

Barros: 3
Ingaggia fin dal primo gp una personalissima diatriba con l’asfalto: quest’anno
con la lista dei suoi infortuni si può fare una decina di esami della
facoltà di medicina.
E se cadere non è generalmente bene per un pilota, diventa imperdonabile
quando si hanno ambizioni iridate e responsabilità di guida dello sviluppo.

Forse il 2003 ha chiarito perché, non ostante le indubbie qualità
di guida, sia rimasto per tanti anni in team clienti.

Edwards: 4
Brutta annata per l’ex iridato sbk.
La moto ha mille problemi, ma a conti fatti quasi si rimpiange Laconì,
cacciato senza molti complimenti.
Troppo rinunciatario per troppi gp, in due occasioni riesce nella non facile
impresa di chiudere fuori dai punti.
Ci si aspettava di più. Molto di più.

Melandri: 5
Cade e si fa male subito.
Poi è una sequela di altre cadute e risultati deludenti. Certo la moto
non l’aiuta, ma tuttavia credo che neppure i suoi detrattori avrebbero
pensato ad una stagione tanto negativa.
Un merito però bisogna darglielo: mette a nudo l’inadeguatezza della
250 quale categoria propedeutica alla nuova classe regina.

Hopkins: 7
Senza sponsor munifici pronti a regalargli una sella competitiva, battaglia
senza risparmiarsi su un mezzo che non si muove neppure a spingerlo.
Sono in molti nei paddock a dire che il talento comunque c’è e si
vede: dispiace constatare che oggi in motogp se un pilota è senza sponsor
o è Rossi o finisce lontano.

Honda: 10 e lode
Ha vinto 15 gp su 16, ha monopolizzato il podio per non so neppure quanti gp,
ha piazzato nei primi tre posti tre suoi piloti.
Nient’altro? Nient’altro.

Ducati: 10 e lode
Debutto con il botto: vince in una delle poche piste dove ha provato con continuità
in inverno, e dimostra di essere competitiva su molti tracciati.
Dove non aveva mai messo gomma, non può non pagare dazio.
Alla fine raccoglie 1 vittoria e una decina di podi, chiudendo al secondo posto
nella classifica costruttori. Quasi un miracolo.

Yamaha: 2
Cacciano Biaggi senza avere un idea con chi sostituirlo. E così da una
moto che era vincente nel 2002 passano ad una impressionante sequenza di bruttissime
figure, lontani anni luce dai rivali storici ed irrisi dalla minuscola Ducati.

Questo si chiama tracollo.

Aprilia – Suzuki – Proton – Kawasaki: 1
Non funziona nulla o quasi.
L’Aprilia almeno qualche volta è finita nei primi 10, ma la sostanzia
non cambia: il progetto non ha funzionato, ed è da rivedere da capo.

Per tutte e quattro si tratta di fare i conti con una stagione fallimentare.

WCM: 10 e lode
Una scuderia “fai da te”, in mezzo a imperi planetari. Due piloti
pescati da chissà dove, in mezzo a tanti divi.
E fin qui è 10. La lode se la conquistano quando, buttati fuori a calci
dalla porta principale, rientrano dalla finestra noleggiando due vecchie Yamaha
500: geniali.
In attesa del ritorno della Paton, grazie.

Direzione corse: 1
La vicenda del gp di Gran Bretagna ha avuto dell’incredibile, e l’unica
cosa chiara è stata la mancanza di chiarezza.
Poi si sono ripetuti in Australia, dove solo la rinata volontà dei piloti
di contare di più ha evitato una nuova farsa.

Telecronisti televisivi: 8
Chi ha il satellite può godersi i commenti di eurosport: nella versione
inglese gli speaker sono tanto spiritosi quanto competenti; nel loro piccolo
anche gli autarchici Ungano e Lucchinelli sfornano un prodotto godibilissimo.

La tv in chiaro ha proposto la strana coppia Meda-Reggiani, un’idea che
all’inizio poteva sembrare un po’ folle ma che dopo due anni può
definirsi azzeccata. Quest’anno soprattutto Meda ha dato l’impressione
di essere molto più a suo agio e “sicuro”, anche se forse a
scapito di un po’ di spontaneità ed euforia.

Kato: addio
In ultimo, ma solo perché così chi legge se lo ricorderà
meglio, è davvero doveroso rivolgere un pensiero a Kato, che ci ha lasciato
facendo la cosa più bella del mondo: andare in moto.

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