MotoGP – Preview Donington Park – Il punto

MotoGP – Preview Donington Park – Il puntoMotoGP – Preview Donington Park – Il punto

Come è andato alla fine il ritorno del mondiale negli States dopo undici anni d’assenza? E’ riuscito l’entusiasmo della folla, entusiasmo ancor più acceso domenica dall’apparizione a bordo pista di un certo Brad Pitt, a far dimenticare i problemi logistici di varia natura incontrati da tecnici e giornalisti a Laguna Seca?

L’esperienza è stata di sicuro interessante per tutti i rappresentati del circus della MotoGP. Per il pubblico americano è stato un grande successo, con in più la ciliegina sulla torta della doppietta dei piloti di casa. Ma mentre dalla famosa collina che domina la pista californiana si innalzavano strilli di incitamento ed entusiasmo, dal paddock arrivavano ben altri tipi di urla.

Due “incidenti” occorsi davanti agli occhi di tutti illustrano perfettamente la situazione che si è venuta a creare. Il primo è stato l’apparizione in sala stampa di diversi team manager durante le libere del venerdì mattina, quando la loro posizione in circostanze simili è immancabilmente al muretto dei box. Nell’occasione tuttavia i monitor della sala stampa erano gli unici in tutto il paddock che riuscivano a trasmettere i tempi delle prove ed i team manager trasmettevano via radio le informazioni al muretto in modo che potessero essere segnalate ai piloti. Roba da raduni di club degli anni sessanta.

La seconda dimostrazione di come andavano le cose laggiù è stata l’individuazione di una macchina nel parcheggio interno, che era riuscita ad accedere nell’area riservata con un “pass” che dichiarava il proprietario “Orgoglioso di essere Greco”. Bizzarra impresa che, ne siamo certi, se tentassimo il prossimo week-end a Donington, avrebbe esiti ben diversi.

Il traffico è stato tremendo sia in entrata sia in uscita dal circuito ma, ad essere onesti, non è che al Mugello sia tanto diverso e probabilmente non lo sarà nemmeno in Inghilterra nei prossimi giorni. Quanto meno a Laguna c’è stato un tentativo di migliorare la viabilità, purtroppo vanificato da una serie di zelanti commissari che a seconda dello stato d’animo del momento ti dirigevano inflessibilmente per l’una o per l’altra direzione a prescindere dalla tua destinazione finale. Il parcheggio era una collina polverosa dove bene o male però chiunque è stato in grado di arrivare.

I problemi incontrati dalle squadre e dai giornalisti sono stati più pesanti. La mancanza dei monitor dei tempi e problemi di connessione ad internet per le trasmissioni delle informazioni hanno sollevato diverse proteste con le conseguenti richieste di un rapido adeguamento agli standard delle gare europee. Si può comunque prevedere che in California questo tipo di problematiche possano esser rapidamente risolte in vista del ritorno, il prossimo anno, dell’appuntamento iridato.

La cosa davvero fondamentale è il giudizio dei piloti sui 3,610 km della pista di Laguna. Senza dubbio molti di loro sono rimasti sorpresi quando l’hanno vista per la prima volta. La sicurezza delle piste europee e in altri paesi del mondo, nel periodo in cui non si è corso in America, è aumentata in maniera drastica e arrivare a Laguna, nonostante i grossi miglioramenti a cui è stato sottoposto il tracciato, è stato come fare un salto indietro di dieci anni. E questo nonostante siano stati spesi due milioni di dollari per migliorare le vie di fuga e allargare altri tratti di pista. Ovviamente però non è abbastanza per le potenti quattro tempi della MotoGP.

Ci sono state lamentele dei piloti riportate dalla stampa, mentre altri hanno incontrato la commissione per la sicurezza, di cui fa parte anche il CEO della Dorna Carmelo Espeleta, per chiedere ulteriori modifiche per il prossimo anno. In cima alla lista la rimozione di alcuni muretti troppo prossimi alla pista in alcune sezioni tra cui quella della famigerata “Corckscrew”, il completo rifacimento dell’asfalto, il miglioramento di altre vie di fuga. Non costerà poco ma si dovrà fare se il circuito vorrà adeguarsi ai moderni standard di sicurezza e continuare ad ospitare il gran premio, cosa importante sia per la MotoGP sia per gli USA.

Infatti, nonostante le difficoltà incontrate, riavere il GP degli USA è stato grandioso. L’entusiasmo che si poteva percepire non aveva eguali, soprattutto quando Nicky Hayden e Colin Edwards sono passati sotto la bandiera a scacchi. I motori hanno segnato un punto importante la settimana scorsa in America, soprattutto dopo la debacle della Formula Uno a Indianapolis.

Camel Honda

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