MotoGP – Marco Melandri alla ricerca del feeling con la Ducati

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I rinomati “pagellisti” del Motomondiale si sono divisi nel valutare il weekend di Marco Melandri. Chi dà un 6 per l’impegno profuso, chi un’insufficienza piena (5), chi lo boccia senza mezzi termini (2) o non lo giudica (s.v., senza voto). Insomma, valutare quel che il ravennate ha mostrato a Losail all’esordio con Ducati è davvero difficile. Dati alla mano, Marco ha fatto, brutto da dirsi, “pena”. In 22 giri ha preso 44 secondi da Casey Stoner: una media di 2″ al giro. Come attenuante da non sottovalutare, Melandri è stato protagonista di un errore (un dritto) all’inizio nel tentativo di passare Elias, che gli ha fatto inevitabilmente perdere qualche secondo prezioso. Valutando con obiettività e con più criterio il lavoro dell’ex iridato della due-e-mezzo, c’è da dire che non ha lesinato impegno, ha migliorato abbastanza da trovare una discreta confidenza domenica in gara, riuscendo a girare più forte rispetto alla qualifica e recuperando terreno.

Difficile però trovare spunti per abbozzare un sorriso. La situazione di Melandri in Ducati è complicata, con un presente durissimo ed un futuro a breve termine da tramortire ogni speranza. Il feeling con la Desmosedici GP8 non c’è, si rischia un “Capirossi bis” anche se, a dire il vero, il buon Loris nella top ten ci stava: Marco, no. Come fare dunque per risolvere questa situazione?

La Ducati, per voce del proprio responsabile Livio Suppo, ha confermato (come giusto che sia) la fiducia al nuovo acquisto. D’altronde non si disimpara a guidare da un momento all’altro, e stiamo pur sempre parlando oltre di un ex-iridato di un pluri-vincitore di Gran Premi nella top class di un pilota fortemente voluto dalla stessa casa italiana, tanto da “bloccarlo” nel novembre 2006 con un pre-contratto (dopo il mancato ingaggio nella precedente estate). Nel presente non si può parlare di “crisi” di Melandri: crisi è quando si ha un calo di rendimento. Marco, con la Ducati, forte non è mai andato.

Le soluzioni all’orizzonte sono poche. Una soltanto: lavoro, tanto lavoro. Se lo scorso novembre Marco aveva cercato di adattarsi alla Ducati, al ritorno in azione nei primi test del 2008 si è puntato verso un adattamento della GP8 allo suo stile di guida ed esigenze. Senza risultati di rilievo. Adesso si lavora in entrambe le direzioni: Melandri cerca di capire la Desmosedici, la Ducati fa il possibile in pista ed in factory per predisporre una moto più vicina alle caratteristiche del #33. “Marco sta migliorando, arriverà anche lui”, ha detto Livio Suppo a Losail tra un festeggiamento e l’altro con Casey Stoner. Anche perchè, peggio di così, è davvero impossibile, e la Ducati non può permettersi di ritrovarsi con un pilota in ultima fila ed in lotta con le GP8 “Sat” di Elias e Guintoli. D’accordo vincere con il campione del mondo in carica, ma la definizione di “moto che vince grazie a Stoner” è quantomai ingenerosa nei confronti degli uomini in rosso. Su questo si basa la fiducia rinnovata/confermata a Melandri, scacciando ipotesi (già ventilate da radio-paddock) di un divorzio anticipato o di un mancato rinnovo per la stagione a venire (biennale sì, ma 1+1, un anno di opzione da valutare nel corso dell’estate). Per il momento aiutiamo Melandri. Nell’interesse di tutti. Poi si vedrà. Buon lavoro Marco…

Alessio Piana

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