Lettera per Marco
Lascia sempre un senso di vuoto e freddo la morte quando colpisce, figuriamoci quando lo fa a sorpresa. Domenica il popolo dei “motociclisti” aveva fatto la levataccia pronta a godersi il solito grande spettacolo e così è stato fino al giro 2 della classe regina che ha cancellato come un colpo di spugna tutto ciò che c’era stato prima. È incredibile quanto un evento imprevisto possa fare andare in blackout la tua mente. Quella bandiera rossa sventolata prima ancora che le immagini dell’incidente apparissero in video aveva fatto presagire la gravità dell’accaduto.
Il gelo ha pervaso il cuore di quanti erano presenti sul circuito o davanti alla tv, tutti in un momento ci siamo trasformati in soccorritori, eravamo lì concitati, nel tentativo di salvare una vita oramai troppo compromessa per continuare ad esistere. Tutti ci siamo aggrappati alla speranza, non poteva essere che quel ragazzone pieno ricci ci stava per lasciare, eppure una parte di noi, quella della ragione, aveva capito e si stava preparando a quella notizia che non si vorrebbe mai ricevere, soprattutto quando ad andarsene è un giovane.
Alla tragica conferma, è stata un’altra la sensazione, quella che in questo mondo così provvisorio raramente si prova, quella della definitività, dell’impossibilità d’appello. Sull’incidente, sulle colpe da spartire è inutile spendere parole, vogliamo solo ricordare Marco com’era, sorridente, combattivo, a volte fin troppo, pieno di voglia di dimostrare e di emergere come si addice ad uno della sua età che ha ancora tanti sogni da rendere reali e chissà che ora da lassù, insieme a qualche altro angelo delle moto, non ci stia prendendo in giro con il suo solito buffo accento romagnolo per le nostre lacrime.
Chiara Rainis
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