In vista delle prove del sabato e della gara, una delucidazione sul circuito di Suzuka

La pista dove in questi giorni si svolge il primo Gp della stagione 2002 è considerata all’unanimità da tutti i piloti un tracciato tremendo ed estremamente dificoltoso.

Ultimata nel 1962 e pronta per ospitare il suo primo Gp l’anno successivo (la 500 potrà gareggiarvi solo dal 1987), la pista è la più lunga del mondiale (5821 metri), e vanta un rettilineo di 1.2 Km dove si raggiungono velocità superiori ai 330 Km/h.

Ora proviamo ad analizzare il circuito con l’aiuto del pilota della classe 250 Roberto Rolfo:

“Il bello di questa pista sono le numerosissime serie di curve da raccordare con grande pulizia di guida e..coraggio.

Di curve ce ne sono tante ma è difficile trovarne una lenta, se non fosse per quell’ultima variante che ti rompe sempre il ritmo e ti fa venire i “capelli bianchi” all’ultimo giro,quando ci arrivi in bagarre e devi entrare in un imbuto.

Di adrenalina se ne brucia tanta qui e l’esperienza conta moltissimo perché la moto richiede una messa a punto maniacale per quello che riguarda l’assetto e anche il motore visti i lunghi rettilinei che ci sono;

il primo, quello di partenza, è in discesa e quando si arriva al fondo il motore è al massimo e gira libero come quasi mai succede durante tutto il campionato.

La sesta marcia è bella lunga ma si riesce comunque a tirarla tutta per poi scalare due marce, fino alla quarta per entrare in un curvone che si affronta in due tempi e che va a chiudere.Gas a palla per entrare poi in una esse o variante che si voglia da affrontare di terza marcia.

A raccontare così, tutto sembra facile ma bisognerebbe esserci sopra per capire cosa vuole dire guidare una moto da 100 cavalli in una pista come questa e sentire tutte le sollecitazioni che si hanno nell’affrontare curve “da pelo”come queste!!

Nella variante in questione ad esempio l’ingesso è molto difficile perché l’asfalto è rovinato e una gobba proprio in traiettoria non ti fa stare tranquillo con l’avantreno che sbacchetta nello scambio di direzione e il gas da aprire per tenere in tiro il motore altrimenti Ciaoooo, qui si è in salita e mai più che vai forte se non apri presto.

Seconda chicane, sempre da terza con la seconda parte verso destra che chiude;

il problema in questa curva è il muro all’interno che non ti permette di avere una visibilità completa, cosa che succede anche nel tratto successivo dove un curvone da fare in progressione dalla terza alla quinta marcia è praticamente cieco.

Ma il bello deve ancora arrivare, adesso dobbiamo passare sotto al ponte che a vederlo sembra abbastanza facile. Curva da seconda a destra con però una compressione al centro paurosa che ti spara in salita verso il rampino più lento del tracciato a sinistra da prima marcia.

Anche qui siamo in salita e in uscita c’è un cambio di pendenza che tende a tenerti verso destra quando invece devi essere il più veloce possibile a spostarti verso sinistra per impostare una delle curve più esaltanti di tutto il circus mondiale, il curvone in discesa verso destra dove si arriva a mettere la sesta piegati col ginocchio in terra.

Qui si che si vede chi chiude e chi tiene aperto, e si perché il gioco è sottile e non è un curvone che da margine visto che per farlo in pieno c’è solo un modo e devi trovarlo.

Arriviamo alla doppia a sinistra in discesa che raccordata bene ti spara sul rettifilo opposto che è in salita. Bisogna quindi uscire forte e sparare dalla terza alla sesta marcia per poi finire il giro con un curvone che richiede pulizia estrema visto che si fa di quarta e dopo ci si deve infilare in quel famoso imbuto di ultima variante da prima strettissima;

destra, sinistra che ti butta in discesa sul curvone finale da fare in pieno per arrivare forte sul traguardo”.

Intervista tratta dal sito di www.robyrolfo.com

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