Grandi campioni: Eddie Lawson

Grandi campioni: Eddie LawsonGrandi campioni: Eddie Lawson

Eddie Lawson nasce a Upland in California l’undici marzo del 1958 e partecipa ad uno dei più combattiti periodi del motomondiale battagliando con piloti del calibro di Kenny Roberts Sr, Kevin Schwantz, Wayne Rainey, Mamola e moltissimi altri.

Grande campione, anzi, il campione americano più vittorioso anche del mitico marziano Kenny Roberts, suo primo compagno di scuderia.

Quattro titoli mondiali nella classe 500, 31 gran premi vinti nella massima categoria in sella a tre moto di marche differenti, Yamaha, Honda e Cagiva.

Inizia ad andare in moto a soli sette anni e dopo un periodo corso nel Dirt Track all’età di 19 anni, giunge nel mondo della velocità nel 1980 grazie alla Kawasaki che lo vedrà iscritto contemporaneamente al campionato AMA Superbike e AMA 250cc. A scanso di dubbi sul suo talento, vince entrambe i campionati.

Nello stesso anno conosce quello che di li a poco sarebbe diventato uno dei protagonisti del motomondiale: Freddie Spencer.

Nel 1982 Steady Eddie si trova a difendere con successo il titolo, sempre in sella alla Kawasaki, ed in squadra con un giovane Wayne Rainey che saprà osservarlo attentamente in cerca di tutti quei segreti che fanno di un pilota un campione.

Come premio per i suoi ottimi risultati, la Kawasaki lo fa correre come wild card per tre gran premi nella classe 250cc. Purtroppo la “piccola verdona” non si rivela una cavalcatura adatta e Lawson rimedia tre ritiri.

A questo punto Eddie, segue i passi di Fast Freddie Spencer ed inizia a correre nella massima categoria.

Esordisce nella classe regina nel 1983 al fianco e all’ombra di Roberts Sr su una Yamaha YZR500. Per lui in quell’anno solo un ruolo come gregario, spettatore del duello infuocato tra il marziano e l’astro nascente Freddie Spencer in sella alla Honda tre cilindri.

In occasione del primo gran premio in Sudafrica giunge solo ottavo ma il campionato lo chiude al quarto posto assoluto dietro a Spencer, Roberts e Mamola e la seconda piazza del podio del gran premio d’Austria a Salisburgo come miglior risultato personale.

Guadagna punti ad ogni gara eccetto una, cosa che gli fa guadagnare il soprannome di Steady, il tranquillo.

Il 1984 lo vede firmare nell’albo d’oro del motociclismo.

Spencer sembra il favorito grazie alle sue enormi capacità (l’unico ad aver impensierito Roberts), ed alla sua nuova e più potente NSR quattro cilindri e la conquista della prima pole in occasione del gran premio di apertura on Sudafrica contribuisce ad alimentare le speranze di Freddie.

Un guasto meccanico alla NSR di Spencer fa si che Eddie Lawson conquisti il suo primo podio in 500.

Spencer si rifà nella gara successiva di Misano ma compromette la sua caccia al titolo nella gara di Donington durante la quale si infortunerà ad un piede.

La tenacia di Freddie lo porta per tre volte sul terzo gradino del podio dopo aver saltato la gara del gran premo di Spagna sempre a causa dell’infortunio.

In contrapposizione alla tenacia di Spencer, sarà la costanza di Lawson che in occasione del gran premio d’Olanda vede concretizzarsi la possibilità di vincere per la prima volta il titolo del mondo.

Un incidente a Spencer in occasione di una gara extra campionato del mondo a Laguna Seca vedrà infrangersi ogni speranza di Fast Freddie.

Ciliegina sulla torta di un combattutissimo campionato, Lawson mette un punto alla corsa al titolo con un secondo, un primo ed un quarto posto rispettivamente negli ultimi tre gran premi che lo portano a 31 punti dal diretto inseguitore, Mamola.
Eddie conquista il suo primo titolo mondiale.

Nell’85 deve cedere lo scettro ed il trono ad uno Spencer indiavolato in grado di vincere contemporaneamente il titolo della 500 e della 250cc.

Nell’86 si riprende il maltolto in barba ad uno Spencer che sembra l’ombra sbiadita del campione del mondo in carica.

Il 1987 vede il rapporto tra Eddie e la sua Yamaha andare in crisi a beneficio di un Wayne Gardner agguerrito che conquisterà il suo primo ed unico titolo mondiale in sella alla Honda NSR500 quattro cilindri.

Nel 1988 Eddie ritrova tutta la sua classe e la sua famosa calma in sella alla sua Yamaha YZR.
Il campionato in corso sarà un altro di quelli all’ultimo respiro. A cinque gare dal termine Lawson conduce su Gardner per 165 a 145.

Malgrado uno stop causato da un incidente durante le prove in occasione del gran premio in Iugoslavia, Eddie vince il titolo eguagliando Kenny Roberts (1978, 1979, 1980).

Il 1988 oltre che l’anno del pareggio con Roberts è anche l’anno della riflessione. Oramai Eddie sente che dalla Yamaha e dal suo team manager, il plurititolato Giacomo Agostini, non può avere altre soddisfazioni (soprattuto sembra che Ago offrì a Lawson un ingaggio inferiore a quello dell’anno precedente), e cerca la fortuna andando a cavalcare la moto più ambita da tutti, da sempre. La Honda NSR 500 ufficiale HRC nella squadra capitanata dal geniale Erv Kanemoto.

Un pilota eccezzionale in coppia con un capo meccanico eccezzionale portano solo a risultati eccezionali (in futuro la storia ci darà ulteriormente ragione).

Al termine della stagione 1989, Eddie Lawson conquista il suo quarto titolo iridato, classe 500, diventando l’americano più titolato della classe regina ed il primo a riconquistare quattro titoli mondiali dopo Agostini. Suo anche il merito di aver vinto il mondiale precedente con una Yamaha e quello successivo con una moto differente, la Honda.

IL 1990 sarà l’anno che segnerà la fine del grande periodo di Eddie Lawson.

Dopo la prima gara vinta da Rainey, ci si ritrova tutti a Laguna Seca, uno dei più bei circuiti del motomondiale degli anni Ottanta.
Purtroppo durante le prove Eddie si troverà alla massima velocità in fondo al rettilineo del circuito americano, senza freni. A causa di una dimenticanza di un meccanico, non furono montate le copiglie di ritegno del fermo che provvedeva al blocco in sede delle pasticche dei freni anteriori. All’inizio della frenata per le vibrazioni, prima volò via il perno di ritegno e, successivamente, a causa delle enormi sollecitazioni, le pasticche schizzarono fuori dalle loro sedi.

Eddie si trovò di colpo senza freni è l’istinto lo spinse a mettere entrambe i piedi a terra nella speranza di rallentare la sua folle corsa verso la recinzione del circuito. I talloni, ovviamente, non furono in grado di sopportare lo sforzo e si disintegrarono. La caduta fu inevitabile.

Intervistato appena dopo l’incidente gli fu chiesto cosa ne sarebbe stato del meccanico colpevole di una tale dimenticanza. Eddie rispose “…bé, lo terrò, ovviamente. Gli è capitato di dimenticarsi questa cosa e sono sicuro che dopo quello che è successo, lui non lo dimenticherà mai più quindi va tenuto”.

Il destino sembra credere ancora nel binomio italo-americano tra Ago ed Eddie tanto da mostrarli nuovamente insieme nell’ultima avventura di in sella al sogno italiano di allora nel 1991. La Cagiva 500 dei fratelli Castiglioni.

I risultati saranno solo modesti e Lawson conquisterà una pole ed una vittoria in occasione rispettivamente del gran premio di Assen e a Budapest. Sarà anche la prima vittoria della Cagiva.

Dopo dieci anni ai massimi livelli, il californiano lascia dopo aver regalato moltissime emozioni e non solo in seno al motomondiale. Lawson vinse anche altre gare prestigiose come la 200Miglia di Daytona e quella di Imola e vinse anche la mitica 8 ore di Suzuka (che per i giapponesi ha il valore di un mondiale).

Malgrado un simile palmares, Lawson non raccoglierà un grandissimo numero di estimatori. Principalmente a causa del suo carattere schivo oltre che della sua attitudine a capitalizzare in gara ogni punto disponibile, si vedrà affibbiare soprannomi come “CowBoy stanco” e “Floppy”.

Personalmente lo ricordo come un pilota dal carattere affascinate. Poco verbale ma molto concreto. Pilota regolarissimo e costante dallo stile pulito, rotondo ma non privo di grinta. E suo il mio primo ricordo di una moto che impenna in uscita di curva, ancora parzialmente in piega.

Lawson da amante dei motori in tutte le forme possibili ed immaginabili, non rimase estraneo alle quattro ruote con le quali si cimentò nel ’96: Formula Cart, ottenendo due sesti posti.

Davide Giordano

Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in MotoGP

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment Login

Articoli correlati