MotoGP – L’opinione di Alberto Strazzari, Presidente E.Engineering, sul 4 tempi

MotoGP – L’opinione di Alberto Strazzari, Presidente E.Engineering, sul 4 tempiMotoGP – L’opinione di Alberto Strazzari, Presidente E.Engineering, sul 4 tempi

“In questo periodo l’introduzione dei motori a 4 tempi nelle classi minori della Moto GP è tema di grande attenzione, tanto che questa settimana un noto settimanale di motociclismo ha affrontato l’argomento attraverso un’intervista al Sig. Kanazawa della Honda. Nelle sue parole intravedo argomentazioni che sono sicuramente pro domo sua…che la Honda voglia avversari, abbia bisogno della concorrenza o si meravigli del fatto che i costruttori europei abbiano paura del gigante giapponese.

Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione dove, se in GP1 non ci fosse Valentino Rossi sulla Yamaha, le prime quattro posizioni della classifica mondiale sarebbero tutte Honda, scenario che ritroviamo anche nelle prime due posizioni della 250cc.
La 125cc è l’unica classe in cui nelle prime tre posizioni ci sono marche diverse: KTM, Honda e Aprilia. Sicuramente, come dice il Sig. Kanazawa, il mondo va verso il motore a quattro tempi, anche se l’elettronica e la chimica (convertitori catalitici) permettono ai motori a 2 tempi di piccola cilindrata di rientrare con ampio margine anche nel futuro step Euro3. E’ comunque logico, per le aziende, investire sullo sviluppo della tecnologia dei motori a quattro tempi. Quello che va valutato bene e che Davide Brivio, Team Manager della Yamaha, ha sottolineato, è che vanno difesi i team piccoli, che investono nei piloti giovani e che creano i futuri campioni.

Se la classe 125cc, in futuro, dovesse essere sostituita da una 250cc monocilindrica 4 tempi con la formula libera, gruppi come Honda o Yamaha, che hanno molta esperienza con motori da 1000cc plurifrazionati, potranno costruire motori competitivi con bassi investimenti, sfruttando le esperienze della GP1. Così non sarà per tutte le case europee che partecipano al Campionato mondiale 125cc (Aprilia, Derbi, Gilera, Ktm, Malaguti), che dovranno partire da zero. Gli investimenti ed il tempo necessari ad arrivare ad un livello di competitività pari a chi, da quattro anni, costruisce motori da oltre 240CV/litro, saranno notevoli. Inoltre, l’investimento economico di una squadra con motori a 4 tempi è totalmente diverso rispetto a quello di una con motori a 2 tempi: questi ultimi possono essere revisionati in pista dai meccanici anche tra una prova e l’altra, mentre i motori a quattro tempi vanno preparati in officina e sostituiti in pista. Ad una squadra con due piloti gli attuali tre motori a gran premio (il terzo serve in caso di rottura totale di uno dei due montati sulle moto), non basteranno più e dovrà disporre di almeno due motori per le prove e due per la gara più due motori di scorta. Se si considera che un motore a quattro tempi costa almeno il 70% in più di un due tempi e che la revisione di quest’ultimo è molto più economica, si può immaginare di quanto lieviterà il budget di una squadra.

I correttivi possono venire dai regolamenti. La soluzione della Formula 1 (motori che devono durare per due gare) è solo apparentemente valida, perché solo chi ha accesso a tecnologie ultra sofisticate ed ultracostose può permettersi motori performanti ed affidabili nel tempo. Mi viene in mente una proposta provocatoria che potrebbe permettere di contenere i costi ed avere una classe entry level veramente competitiva.
Mi ispiro ad un vecchio regolamento delle gare di campionato Americano di alcuni anni fa: la moto vincente poteva essere acquistata dopo una asta tra i team interessati con un prezzo di inizio asta simbolico. Se il regolamento sarà vincolante su alcuni parametri della geometria del motore (dimensioni generali, inclinazione del cilindro, numero di valvole ecc…), tutti avranno motori con caratteristiche simili e quindi chi avrà un motore particolarmente competitivo e vincente, a fine gara dovrà cederlo al competitore che avrà vinto l’asta così chiunque potrà verificare i progressi tecnici e restare competitivo. In questo modo nessuno avrà interesse ad investire per produrre motori con caratteristiche così diverse dalla concorrenza. La proposta, da un certo punto di vista, è chiaramente assurda, ma non lo è più del pensare che la Malaguti, che produce 65.000 moto all’anno, possa confrontarsi ad armi pari con la Honda, che ne produce 12.000.000. Mi auguro quindi che il Sig. Kanazawa, se vuole veramente confrontarsi con la concorrenza, tenga conto di questa realtà.”

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