MotoGP – Catalunya – Rossi il fabbro

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Valentino Rossi è riuscito a compiere l’ennesima prodezza. Ha messo in crisi la disponibilità di aggettivi in grado di descriverlo. Dottore (di soprannome e di fatto), cannibale, folletto, ricciolino di Tavullia, marziano, squalo, inarrestabile, funambolo, tattico…
Chiamarlo fabbro mi sembra oltremodo appropriato. L’ultima Honda RC211V ufficiale che ha tagliato il traguardo per prima è stata la sua, guidata in occasione del gran premio di Valencia che lo vide per l’ultima volta in sella alla cinque cilindri.

Oggi Rossi è un fabbro. Piega il metallo più duro menando forte e battendo sempre sullo stesso punto con costanza impressionante.
Non c’è nulla che possa distrarlo dal suo obiettivo. Vincere una sfida mentale e verbale davanti alle televisioni, vincere una gara, vincere un mondiale.

A causa di ciò, pare che si sia già aperto con grosso fermento il mercato piloti quando ancora ci si trova a più di metà campionato dalla fine.

Nella gara di ieri Rossi ha detto a tutto il mondo, spagnoli per primi, che il più forte, quasi sempre, è lui.

La dove non arriva Rossi, arriva la Honda con la sua tattica suicida che ha visto disperdere tutte le forze inseguendo un titolo, puntando su troppi cavalli e, non sempre, di razza.

Incomprensibile chi definisce Sete come l’unica alternativa a Rossi. Ad occhio nudo se ne intravedono almeno un paio ed anche in classifica generale la cosa viene confermata.

Marco Melandri, rivelazione dell’anno, sta andando bene e sta facendo vedere delle gare spettacolari. In gara riesce ad innescare dei duelli con uno o più rivali, densi di sorpassi e di staccate al limite della fisica.

Finisce tutte le gare con un sorriso sarcastico come per dire: “vi siete divertiti? Son contento. A me però ha roduto perché, si, sarò pure arrivato a podio ma secondo me potevo vincere di brutto. Sarà per la prossima volta”.

Di fatto è l’unico veramente costante dopo Rossi. Tutti gli altri stanno facendo su e giù. Nessuna riconferma all’indomani del gran premio d’Italia. Niente Ducati, niente Biaggi. Solo un Rossi supremo ed un Melandri che avanza a testa bassa.

Sete incassa malamente la sconfitta di casa. Accusa al punto tale da sorridere alle telecamere mentre dichiara che è andata bene. Che non è stato Rossi ad accendere il secondo motore sulla sua M1 ma è stato lui a calare il ritmo. Dopo il pessimismo cosmico di fine gara al Mugello, questo sembra un ottimismo ostentato.

Biaggi continua a fare il ruolo di comparsa nel team HRC. Già perché la squadra sembra proprio una compagnia teatrale, genere commedia, e Max non sembra nemmeno il protagonista ma solo una comparsa. Comprensibili tutte le incomprensioni e la mancanza di affiatamento con la nuova squadra. Incomprensibile sbagliare per più di una volta e sempre nello stesso frangente. Quella delle gomme diventerà una scenetta di cui andranno registrati i diritti d’autore. Farà parte del copione dove si trova anche l’incidente ai box tra Biaggi e Hayden, il KentukyBoy.

Rossi, ci metterà del suo per esaurire gli aggettivi tanto quanto sembra si impegnino gli altri per scomparire di fronte a certe prodezze.

Giusto i piloti gommati Bridgestone hanno un po’ animato la gara, Ducati a parte, facendo un pit stop fuori programma, mentre Rolfo con le sue Dunlop arriva a conquistare due punti con un ritardo risibile rispetto alle due Ducati ufficiali.

Adesso piccola pausa e poi si partirà per andare a dar spettacolo ad Assen. Chissà cosa farà il neo-dottore, Rossi, in quella che viene definita l’università del motociclismo? Chissà cosa proporranno i suoi rivali. La Honda ha già annunciato che la nuova RC211V non ci sarà. Troppo giovane ancora ed è meglio che resti in Giappone per ulteriori test.

La Yamaha, forse, se proprio sarà necessario testerà ulteriormente il nuovo propulsore godendosi la prolungata permanenza in vetta alla classifica dei top team con 202 punti sui 160 del team Honda-Movistar e sui 124 del team Honda-HRC.

Davide Giordano

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