MotoGP | Brembo, il GP di Francia dal punto di vista dei freni

La staccata più complessa è quella alla curva 9

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​Complice il brillante esordio nella classe regina di Johann Zarco, bravissimo ad adattarsi ai dischi in carbonio e alle pinze radiali Brembo della MotoGP, è atteso il tutto esaurito a Le Mans per il 5° appuntamento del Mondiale 2017, in programma dal 19 al 21 maggio.

Il circuito francese è stato costruito nel 1965 attorno alla pista della 24 Ore di Le Mans, con cui condivide un terzo del tracciato. Intitolato ad Ettore Bugatti, ha ospitato per la prima volta il Campionato del Mondo della 500 nel 1969, ma solo dal 2000 è sede permanente del GP Francia. Lungo 4,2 km, è stato interamente riasfaltato ad ottobre, per la prima volta in 12 anni: il nuovo manto stradale dovrebbe garantire una migliore aderenza, permettendo così di scaricare più coppia frenante rispetto alle edizioni precedenti.

Il rettilineo d’arrivo misura solo 674 metri ma la presenza di numerosi altri rettilinei permette ai piloti di raffreddare agevolmente i dischi in carbonio Brembo. Per scongiurare il rischio opposto, molti dei piloti potrebbero adottare dischi freno con fascia frenante bassa.

Brembo infatti mette a disposizione di tutti i piloti dischi in carbonio con diametro di 320mm e con diametro di 340mm, a fascia alta e bassa, per garantire in ogni tracciato il corretto range di funzionamento in termini di temperatura.

In particolare i dischi da 340mm a fascia bassa hanno un comportamento termico simile ai dischi da 320mm a fascia alta, ma, variando il diametro del disco, danno la possibilità di generare coppie frenanti superiori a pari pressione di esercizio.

In caso di pioggia, invece, i piloti posso scegliere se utilizzare i dischi in acciaio, con pinze appositamente progettate per tali dischi, o dischi in carbonio, opportunamente protetti da specifiche cover che hanno la funzione di garantire ai dischi in carbonio il corretto range di funzionamento, in termini di temperatura, anche in caso di pioggia.

Secondo i tecnici Brembo che assistono per il secondo anno consecutivo tutti i piloti della MotoGP, il Circuit Bugatti è mediamente impegnativo per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3, valore ottenuto anche da altri 8 circuiti.

L’impegno dei freni durante il GP

Ogni giro i piloti utilizzano i freni 9 volte per un totale di 29 secondi, un valore non disprezzabile considerando che si tratta della terza pista più corta del Mondiale: solo il Sachsenring e Valencia vantano una minor lunghezza.

Infatti l’uso dei freni occupa il 32 per cento della gara ed è una delle percentuali più alte del Mondiale 2017. Molto alta è anche la media delle decelerazioni massime sul giro: gli 1,17 g sono oltre tutto superiori alla decelerazione che offre una supercar come la Chevrolet Corvette Z06.

Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva Brembo del freno dalla partenza alla bandiera a scacchi il valore supera i 12 quintali, valore raggiunto anche da Aragon e Motegi: in pratica ogni minuto di gara un pilota è chiamato ad uno sforzo di quasi 28 kg.

Le frenate più impegnative

Delle 9 frenate del Circuit Bugatti 2 sono classificate come impegnative per i freni, 3 di media difficoltà; mentre le restanti 4 hanno un’incidenza leggera sugli impianti frenanti.
Peraltro le 2 curve più dure sono numericamente in successione (la 8 e la 9), anche se separate da un rettilineo piuttosto lungo.

La staccata più complessa è quella alla curva 9: le MotoGP vi arrivano a 294 km/h e frenano fino a scendere a 107 km/h in 4,5 secondi durante i quali percorrono 239 metri.

In questo punto i piloti esercitano un carico di 6,6 kg sulla leva del freno e subiscono una decelerazione di 1,5 g.

Impressionanti gli 11,5 bar di pressione raggiunti dal liquido freno Brembo HTC 64 T, cioè quasi il doppio della pressione di una bottiglia di champagne.

Impegnativa per i freni è anche la curva 8, nonostante le moto vi arrivino con minore velocità: le MotoGP passano da 250 km/h a 82 km/h in 4,2 secondi percorrendo nel frattempo 183 metri, l’altezza della Tour Triangle che sta per essere costruita alle Porte di Versailles.

Anche in questo caso la decelerazione è di 1,5 g ma il carico sulla leva “solo” di 6,4 g.

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