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MotoGP | GP Australia, Brembo svela l’impegno del sistema frenante a Phillip Island

Dopo una settimana per tirare il fiato, la MotoGP riparte dall’Australia da cui manca dal 2019 perché per combattere la pandemia il Paese australe aveva imposto severe restrizioni. Secondo i tecnici Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della MotoGP, Phillip Island rientra nella categoria dei circuiti meno impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 6 si è meritato un indice di difficoltà di 1.

Situato sull’omonima isola a 140 km da Melbourne, è il circuito più vicino al Polo Sud dell’intero campionato, con 38 gradi di latitudine. Per mantenere adeguata la temperatura iniziale dei freni spesso le MotoGP utilizzano le cover in carbonio, le stesse usate anche in altri circuiti in caso di pioggia. ​​

Che leggerezza!​

In sette delle 12 curve della pista australiana i piloti utilizzano i freni, incluse 3 delle prime 4 dopo la partenza. Nel corso di un giro intero l’impianto frenante è in funzione per 22 secondi, equivalenti al 25 per cento della durata della gara. Merito anche della frenata alla lentissima curva 4, affrontata a meno di 70 km/h, che richiede 4,6 secondi e un carico sulla leva di 4,7 kg per perdere 156 km/h.

Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva del freno dalla partenza alla bandiera a scacchi si sfiorano appena i 6,4 quintali, il valore più basso dell’intero campionato. Ciò unito alla vicinanza con le gelide acque dell’Oceano Pacifico può far insorgere problemi ai freni in carbonio, che rischiano di non raggiungere la temperatura minima di esercizio. ​

282 metri in 4 secondi​

Delle sette frenate di Phillip Island nessuna è considerata altamente impegnativa per i freni, due sono di media difficoltà e le altre cinque sono light.

​Con i suoi 282 metri di spazio di frenata, la prima curva dopo il traguardo è la più dura per l’impianto frenante: le MotoGP passano da 344 km/h a 181 km/h in 4,1 secondi durante i quali i piloti esercitano un carico sulla leva di 4,3 kg e subiscono una decelerazione di 1,5 g. ​

Roberto Valenti:
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