MotoGP: Ben Spies “Al Mugello un uomo Yamaha disse che non si fidavano più di me”

Il neo-pilota Ducati Pramac MotoGP ha raccontato la sua opaca stagione con la Yamaha

MotoGP: Ben Spies “Al Mugello un uomo Yamaha disse che non si fidavano più di me”MotoGP: Ben Spies “Al Mugello un uomo Yamaha disse che non si fidavano più di me”

Ben Spies è tornato a parlare attraverso il sito CycleWorld dell’avventura in MotoGP con la Yamaha, conclusa nel peggiore dei modi. Infortunio di Sepang a parte, il rider statunitense ha avuto molti inconvenienti nel 2012 ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando al Mugello un uomo della casa dei Tre Diapason disse che non si fidavano più di lui.

“Ho avuto un’intossicazione alimentare al Mugello. Una brutta intossicazione alimentare – ha detto Spies come riportato dal sito BenSpies.it – Non avrei neanche dovuto prendere parte alla gara. Sono stato male sotto al casco e subito dopo la gara sudavo freddo e tremavo senza controllo.

Yamaha si è fermata al circuito per dei test il giorno successivo, ma io non ho guidato. Non potevo guidare. Non potevo muovermi, non potevo fare niente. Un dipendente senior di Yamaha (non sarò più specifico di così), mi disse: “Abbiamo investito un sacco di soldi su di te. Non venire neanche a Laguna Seca se non sarai al 100%”. Poi ha aggiunto: “Non ci fidiamo più di te”

Quello è stato il momento – metà stagione, appena prima dei due round americani a Laguna Seca ed Indianapolis – in cui ho deciso che non avrei corso per Yamaha nel 2013. Ho un sacco di buoni amici in Yamaha, ma quando qualcuno ti parla in quel modo ne perdi il rispetto.

Guardando indietro, so che ho fatto il 100% in tutte le gare, ma come tutti hanno potuto vedere dagli strani problemi meccanici che abbiamo avuto per tutta la stagione – gomme “blisterate” e distrutte, rottura della sospensione posteriore, frizione “fritta”, freni troppo surriscaldati – qualcos’altro non era al 100%.

Non c’è dubbio che nessuno abbia programmato o fatto succedere tutto ciò. Solitamente una di queste cose capita una volta all’anno ad un pilota. A noi sono successe tutte in un solo anno, una dopo l’altra. E’ brutto per il team, ma so che non ha niente a che vedere con loro. E’ stata solo tanta sfortuna.

Devo ammettere che è stato frustrante guardare dall’altra parte del garage e vedere che tutto era perfetto. Il mio compagno di squadra, Jorge Lorenzo, vinceva gare ed era in lotta per il titolo. So che il suo motore, i suoi freni, la frizione e le gomme erano gli stessi che avevo io. Non vuoi che accadano cose brutte agli altri ma è difficile, non solo per il pilota ma anche per il team, vedere che da una parte va tutto bene e dall’altra va tutto male.

Durante i test invernali, ci preoccupavano di più le Honda ufficiali di Casey Stoner e Dani Pedrosa. Per prenderli avevamo bisogno di migliorare alcuni dei punti deboli della Yamaha. La M1 800 era un buon pacchetto, ma gli mancavano un pò di potenza, un pò di grip ed impennava tanto.

Abbiamo curato molti di questi problemi ed abbiamo iniziato la stagione con il miglior pacchetto base della MotoGP. Forse la M1 1000 non aveva un particolare punto di forza, ma funzionava bene in tutti i posti che richiedono buona accelerazione, buona frenata e velocità di punta. In alcune piste, il V4 Honda aveva ancora un grosso vantaggio, ma la Yamaha era la moto meglio bilanciata. Finire 11 nella prima gara dell’anno in Qatar è stato pesante perchè la moto era buona ed il team stava lavorando bene. Mi sono qualificato quarto ma ho avuto un piccolo incidente alla fine della sessione. Qualcosa di strutturale si è rotto sotto la sella, che serve anche da telaietto. Al momento non sapevamo che ci fossero dei danni o che ci avrebbe procurato un chattering terribile durante la gara. Domenica mattina avevo tantissimo chattering con le gomme vecchie. Non sapevamo se il problema dipendesse dalle gomme o da altro. Nel giro di ricognizione, comunque, ho sentito immediatamente lo stesso problema, ma era amplificato per il maggiore grip dato dalle gomme nuove. La mia gara era finita ancor prima di iniziare. Una problema del genere è pesante perchè tu sai il motivo per cui sei in quella posizione, ma lo sai tu e nessun altro. E in più non c’è modo di risolverlo. Questo è stato l’inizio di una stagione piena di sfortune.

La Yamaha è una gran moto, ma richiede molta velocità di percorrenza in curva. Se si muove, se le ruote escono dalla traiettoria, si arrabbia. Per esempio, se il posteriore si alza quando freni, si muove a destra o a sinistra e tocca appena l’asfalto, la moto si imbizzarrisce! SIA LA HONDA CHE LA DUCATI SEMBRA CHE POSSANO ESSERE GUIDATE IN UN MODO PIÙ “SELVAGGIO”.

Per andare forte su una GP moderna, devi tenere sempre le gomme “cariche” ed allineate. Entri in curva ad una velocità che pensi sia troppo elevata e inizi a girare la moto per caricare l’avantreno. Le Bridgestone hanno tantissimo grip, ma poichè sono durissime non ti danno le sensazioni che puoi avere con le Dunlop o le Pirelli. I piloti hanno chiesto gomme “più sicure”, che si riscaldassero più in fretta, e le Bridgestone attuali sono migliorate molto da quel punto di vista. Ma la durata e la maneggevolezza sono ancora un pò problematiche.

Jorge non sembra veloce. Quando ho sovrapposto i suoi dati ai miei, ho potuto vedere come lui frenasse prima di me, ma entrasse in curva più veloce. Cosa che alla fine del rettilineo successivo si traduceva in un decimo di secondo. Casey Stoner sembrava veloce. Derapava e faceva pattinare la ruota posteriore sempre.

Se guardi il linguaggio del corpo di Jorge – come sta sulla moto, senza muoversi troppo, il modo in cui entra in curva ed i suoi angoli di piega – puoi vedere che è davvero bravo a tenere la moto bilanciata e le gomme “cariche”. E’ quello che devi fare per andare veloce. Ma è sicuramente molto più facile dirlo che farlo.

Ho provato per un bel pò di tempo a guidare come Jorge. Ma i nostri stili sono completamente diversi. Il mio stile naturale non è il più rotondo, nè quello con la maggior velocità di percorrenza in curva. Mi piace frenare forte, far girare la moto e spararla fuori da una curva come una Superbike. E’ difficile capovolgere completamente il tuo stile di guida. Il set-up della moto cambia tantissimo. Sareste sorpresi di sapere quanto più morbidi sono i settaggi delle sospensioni di Jorge rispetto ai miei, specialmente per quanto veloce lui riesce ad andare. Ma è estremamente fluido sulla moto. Se riesci a farlo è buono perchè puoi generare più grip.

Ho guidato la M1 di Valentino Rossi a Valencia nel 2010. Ho fatto cinque o sei giri, ma non c’era modo di andare forte; era troppo “morbida”. Abbiamo iniziato a preparare un set-up più adatto a me e sono andato più veloce di quanto fosse andato Valentino con la stessa moto nel week-end di gara. Dipende tutto dal feeling. Se il pilota si sente “comodo”, può guidare la moto fino al suo limite. Lo stesso dicasi per le traiettorie in pista; non c’è un modo perfetto per fare le cose.

Qualche volta azzecchi il set-up e lotti per la vittoria o il podiop. Altre volte sei svantaggiato per tutto il weekend e non trovi la combinazione giusta fino al warm-up della domenica mattina. Per questo un buon set-up di base è così importante.

Dopo che il mio motore è andato in fumo mentre ero secondo ad Indianapolis, ho pensato che volevo lasciare la MotoGP. Ho iniziato a prestare attenzione al mondiale Superbike. Quella serie è stata fantastica per me quando ci sono stato nel 2009, e il precedente direttore, Paolo Ciabatti, è un mio buon amico. Avrebbe tanto voluto rivedermi in SBK. Potrei sempre tornarci un giorno.

Ducati (SBK) ha mostrato interesse nei miei confronti, ma erano appena stati acquisiti da Audi e non sapevano cosa avrebbero potuto offrirmi. Poi mi ha cercato BMW con una buona offerta ed un buon team. BMW è sicuramente forte anche in SBK, hanno fatto tanta strada con la S1000RR.

Ducati non ha ancora corso in Superbike con la 1199 Panigale, quindi è un pò un punto di domanda, ma ho visto quello che la moto ha fatto in Superstock. E quando è stata l’ultima volta che la Ducati si è presentata con una Superbike non buona? Onestamente, volevo andare in Ducati sulla Panigale, ma loro dovevano sistemare prima il programma MotoGP, e lo capivo.

A quel momento ho iniziato a pensare molto e ho finalmente concluso che non avevo ancora raggiunto le mie piene potenzialità in MotoGP. Quali siano, non lo so. Non sto dicendo che potrei vincere tot gare o un campionato, ma non voglio andarmene per trovarmi a dire tra cinque anni “avrei potuto fare questo o quello”.

Ducati mi ha voluto sulle loro moto quest’anno. Mi voleva tanto anche il team San Carlo Gresini. Ho parlato con Fausto Gresini, Shuhei Nakamoto e Livio suppo a Brno. Ho detto a Gresini cosa avrei voluto, cosa sarebbe servito per portarmi su una Honda. Ma la Ducati non ha lasciato che quella possibilità si concretizzasse. Loro erano pronti, Honda no.

Finalmente sono giunto alla conclusione che sarebbe stato BMW nel mondiale Superbike o Ducati in MotoGP.

Il pacchetto che Ducati ha messo insieme è uno scenario ideale per me. Andrea Iannone sarà il mio compagno di squadra. Avremo gli stessi colori Ducati Corse ma con sponsor differenti. Avrò moto e tutto il resto ufficiali.

Tom Houseworth sarà il mio capo meccanico, e Max Bartolini sarà il mio ingegnere. Ho chiesto di Max basandomi su quello che gli ho visto fare in passato, cosa fa attualmente nel programma Ducati MotoGP e dopo aver parlato con molte persone.

Ho detto a Ducati che dovevo avere Max. Loro sono rimasti sorpresi in senso positivo; sapevano che avrei fatto le mie ricerche. Ducati farà il massimo che potrà. Sanno quello che stanno facendo. Negli ultimi due anni hanno preso una direzione che potrebbe non essere stata la migliore per loro. Penso che Audi farà molto per Ducati, ma non succederà da un giorno all’altro.

Penso che i piloti debbano ricordarsi che non sono ingegneri. Devono guidare la moto al massimo delle loro possibilità, dare feedback e lasciare che li ingegneri la sistemino. Io sono contento della mia decisione, di quello che farò l’anno prossimo. Questo è quello che conta.”

 

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1 commento
  • mugello ha detto:

    Auguro tutto il bene possibile a Ben , certo tutte
    quelle rotture di gomme ,motori ,telaietti non sono amputabili a lui e poi c’era chi bussava alla porta e pure forte ( don carmelo ) se tanto mi da tanto è facile fare i conti , lavorare e portare la Ducati dove merita di essere……….i piloti debbano ricordarsi che non sono ingegneri. Devono guidare la moto al massimo delle loro possibilità, dare feedback e lasciare che li ingegneri la sistemino

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